Politica
La Sala Rossa approva il nuovo Regolamento per il governo dei beni comuni urbani
Dopo l’illustrazione in aula da parte dell’assessore ai Beni Comuni Marco Giusta lo scorso 25 novembre, il Consiglio Comunale di Torino ha approvato oggi (21 voti favorevoli, 1 voto contrario, 3 astenuti), il Regolamento per il governo dei beni comuni urbani, che abroga il precedente Regolamento comunale sulla Collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura, la gestione condivisa e la rigenerazione dei beni comuni urbani (n. 375).
Il Regolamento è stato approvato con alcuni emendamenti proposti dalla Giunta e dai consiglieri Damiano Carretto (M5S) e Deborah Montalbano (DemA).
Tra i principali emendamenti approvati proposti dalla Maggioranza, c’è quello che sancisce l’istituzione della Consulta permanente dei beni comuni urbani della Città di Torino (emendamento a firma Damiano Carretto – M5S).
Con gli emendamenti di maggioranza approvati, si stabilisce che anche le Circoscrizioni – attraverso il proprio Consiglio – possano assegnare immobili utilizzando il Regolamento comunale.
Sono previsti anche momenti formativi sulle tematiche dell’auto-governo.
Le proposte per l’utilizzo dei beni comuni dovranno essere presentate all’Urp o agli uffici circoscrizionali.
Con cadenza semestrale, la Giunta dovrà informare la Commissione consiliare competente (su richiesta del suo presidente) sullo stato dell’istruttoria e di eventuale attuazione delle proposte ricevute.
I beni non potranno essere oggetto di alcuna forma di alienazione, né generare lucro. Eventuali risorse e flussi economici-finanziari derivanti dall’utilizzo del bene dovranno essere re-investite e documentate in maniera trasparente e dettagliata.
Per quanto riguarda i soggetti civici collettivi, si specifica che devono operare secondo metodo democratico basato su momenti di discussione e procedure non escludenti e secondo i principi di antisessismo, antifascismo e antirazzismo.
La rigenerazione, gestione e cura di un bene comune deve altresì svolgersi nel rispetto e nella verifica del benessere degli animali.
Inoltre, nell’elenco dei beni comuni non rientreranno gli impianti sportivi, come previsto da un emendamento presentato dai consiglieri Marco Chessa e Damiano Carretto (M5S) e approvato dal Consiglio.
Prima delle votazioni, si è svolto un ampio dibattito in Sala Rossa:
Stefano Lo Russo (PD): La delibera arriva in aula stravolta da 87 emendamenti e andava rivista completamente, anche perché le Circoscrizioni hanno dato un parere su un testo differente! Per rispetto istituzionale, andava ricominciato l’iter del documento. Mi auguro poi che questo Regolamento non serva a legittimare l’occupazione abusiva della Cavallerizza…
Damiano Carretto (M5S): Tutti devono poter accedere ai beni comuni, strumenti essenziali per l’esercizio dei diritti di cittadinanza, come sosteneva Rodotà già nel 2012. Ora arriva a compimento il percorso del nuovo Regolamento, ampliando gli strumenti disponibili e vincolando l’uso dei beni, indipendentemente dalla proprietà, per preservarli per le future generazioni. Innegabile la sollecitazione arrivata dalle persone che hanno animato la Cavallerizza in questi anni, così come quelle arrivate dai cittadini e dal territorio. Nel tempo arriveranno ulteriori modifiche e – ci auguriamo – una normativa nazionale. Intanto, occorre istituire subito la Consulta dei Beni comuni urbani della Città di Torino.
Deborah Montalbano (DemA): È stato complicato star dietro a tutte le trasformazioni del Regolamento, che non è certo rivoluzionario, e alle tre versioni che si sono succedute. Purtroppo manca una normativa nazionale sui beni comuni urbani e il tema è ancora aperto. Quello che è certo è che un bene comune è inalienabile e non può essere oggetto di gestioni privatistiche. Il Regolamento però nasce zoppo perché non sono previste risorse dedicate e non avrà il mio voto favorevole: è stata un’occasione mancata.
Valentina Sganga (M5S): Dopo dieci anni di sviluppi teorici e pratici arriva a compimento il Regolamento sui beni comuni urbani, nell’imperdonabile latitanza del legislatore nazionale. Per questo, con la mozione di accompagnamento, chiediamo al Governo di produrre una normativa primaria, riabbracciando lo spirito del referendum sull’acqua pubblica del 2011.
Viviana Ferrero (M5S): I beni comuni sono una categoria di diritti fondamentali di ultima generazione che vanno studiati e testati sul campo, per evitare privatizzazioni ed “espropriazioni saccheggio”. Si tratta di una rivoluzione culturale, di una contro-narrativa alla globalizzazione, per dare un futuro certo alle nuove generazioni.
Francesco Tresso (Lista Civica per Torino): Dopo un percorso durato tre anni, non trovo rispettoso – soprattutto nei confronti delle Circoscrizioni – andare in aula con un testo con 87 emendamenti. Il testo finale appare confuso e lacunoso e servirebbe rimarcare il rapporto con il territorio. Occorre poi non effettuare discriminazioni tra chi opera all’interno dei beni comuni e chi lo fa al di fuori.
Massimo Giovara (M5S): Ringrazio i miei colleghi del M5S che, pur nella diversità delle posizioni, hanno lavorato alacremente per raggiungere un importante traguardo di innovazione culturale. Non si può guardare solo lo status quo e ciò che è legale adesso.
Enzo Lavolta (PD): Quale futuro per le aree abbandonate? Come creare reti tra i cittadini? Come utilizzare gli immobili dimessi? Sono domande che si pongono tutti i Comuni. Così come fece già nel 2016 Torino, tra i primi grandi Comuni italiani ad adottare un Regolamento dei Beni Comuni, grazie all’allora assessora Ilda Curti, e che ha prodotto più di 50 patti di collaborazione e ha portato 5 milioni di euro per il progetto Co-City, che ha poi ereditato l’attuale Amministrazione. Sono stati compiuti molti errori nel nuovo Regolamento: per questo il PD non lo voterà.
Al termine del dibattito, ha preso la parola l’assessore ai Beni Comuni, Marco Giusta, che ha spiegato di aver sentito le Circoscrizioni, che hanno chiesto di essere contattate dopo l’approvazione della deliberazione, per comprendere le modifiche apportate al testo, piuttosto che ricominciare l’iter del documento. Ha quindi ribadito che il Regolamento non ha lacune giuridiche e che molti bandi, anche nazionali, prevedono l’assegnazione di risorse a gruppi informali. Oggi – ha affermato – proponiamo un modello innovativo, che sicuramente andrà rivisto negli anni, per la normale evoluzione della materia.
È stata anche approvata (23 voti favorevoli, 1 astenuto) una mozione di accompagnamento (primi firmatari: Valentina Sganga e Damiano Carretto – M5S), che verrà inviata ai Presidenti di Camera e Senato, nonché ai Presidenti delle rispettive Commissioni competenti. Il documento impegna Sindaca e Giunta a interloquire con il legislatore affinché il Parlamento Italiano possa produrre un’adeguata normativa primaria per la tutela e il governo dei beni comuni nel quadro del regime pubblicistico, mediante la costituzione di un tavolo di confronto interministeriale, così come chiesto dall’emendamento presentato dalla consigliera Deborah Montalbano – DemA e dalle consigliere Daniela Albano e Valentina Sganga – M5S e approvato dalla Sala Rossa.
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