Alessandria
Ex Ilva, mille lavoratori a rischio in Piemonte dopo l’abbandono di ArcelorMittal
ArcelorMittal ha comunicato di voler lasciare l’Italia, rescindendo l’accordo per acquisire le acciaierie ex Ilva di Taranto e alcune controllate e chiede ai commissari straordinari di assumere la responsabilità delle attività e dei dipendenti entro 30 giorni. Lo stop allo scudo penale per gli ex manager e i provvedimenti del Tribunale di Taranto sono per la società tra le ragioni che hanno giustificato il recesso.
L’azienda ha notificato ai commissari straordinari dell’azienda la volontà di rescindere l’accordo per l’affitto con acquisizione delle attività di Ilva Spa e di alcune controllate, acquisite secondo l’accordo chiuso il 31 ottobre
ArcelorMittal oltre allo stabilimento ex Ilva di Taranto ha impianti in Piemonte a Novi Ligure che occupa circa 800 dipendenti e l’impianto di Racconigi con circa 200 lavoratori.
Il Consiglio regionale del Piemonte ha approvato all’unanimità un ordine del giorno, primo firmatario Domenico Ravetti (Pd) che impegna la Giunta ad attivarsi con urgenza affinché il Governo nazionale convochi immediatamente i vertici di ArcelorMittal per individuare le soluzioni possibili alternative all’annuncio di recesso dal contratto o comunque alla risoluzione dello stesso.
È intervenuto il capogruppo della Lega Alberto Preioni che, nell’annunciare il voto positivo del suo gruppo, ha sottolineato “l’importanza del settore per l’occupazione piemontese”.
Questo perché eventuali problemi dello stabilimento ex Ilva di Taranto, “avrebbero inevitabilmente effetti anche sugli altri impianti della multinazionale, compresi quello di Novi Ligure che occupa circa 800 dipendenti con un notevole indotto, nonché l’impianto di Racconigi”, ha spiegato Ravetti.
Il comunicato stampa di ArcelorMittal
AM InvestCo Italy ha inviato in data odierna ai Commissari straordinari di Ilva S.p.A. una comunicazione di recesso dal contratto o risoluzione dello stesso (“il Contratto”) per l’affitto e il successivo acquisto condizionato dei rami d’azienda di Ilva S.p.A. e di alcune sue controllate (“Ilva”), a cui è stata data esecuzione il 31 ottobre 2018.
Il Contratto prevede che, nel caso in cui un nuovo provvedimento legislativo incida sul piano ambientale dello stabilimento di Taranto in misura tale da rendere impossibile la sua gestione o l’attuazione del piano industriale, la Società ha il diritto contrattuale di recedere dallo stesso Contratto. Con effetto dal 3 novembre 2019, il Parlamento italiano ha eliminato la protezione legale necessaria alla Società per attuare il suo piano ambientale senza il rischio di responsabilità penale, giustificando così la comunicazione di recesso.
In aggiunta, i provvedimenti emessi dal Tribunale penale di Taranto obbligano i Commissari straordinari di Ilva a completare talune prescrizioni entro il 13 dicembre 2019 – termine che gli stessi Commissari hanno ritenuto impossibile da rispettare – pena lo spegnimento dell’altoforno numero 2. Tali prescrizioni dovrebbero ragionevolmente e prudenzialmente essere applicate anche ad altri due altiforni dello stabilimento di Taranto. Lo spegnimento renderebbe impossibile per la Società attuare il suo piano industriale, gestire lo stabilimento di Taranto e, in generale, eseguire il Contratto.
Altri gravi eventi, indipendenti dalla volontà della Società, hanno contribuito a causare una situazione di incertezza giuridica e operativa che ne ha ulteriormente e significativamente compromesso la capacità di effettuare necessari interventi presso Ilva e di gestire lo stabilimento di Taranto.
Tutte le descritte circostanze attribuiscono alla Società anche il diritto di risolvere il Contratto in base agli applicabili articoli e principi del codice civile italiano.
In conformità con il contenuto del Contratto, la Società ha chiesto ai Commissari straordinari di assumersi la responsabilità per le operazioni e i dipendenti entro 30 giorni dalla loro ricezione della predetta comunicazione di recesso o risoluzione.
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