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L’assessore alla Gentilezza di Omegna redige il Decalogo per la Comunicazione Gentile

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Dal Comune di Omegna arriva un Decalogo per la Comunicazione Gentile. Lo ha redatto Sara Rubinelli, Assessore con delega alla Gentilezza, in occasione della IV Giornata Nazionale dei Giochi della Gentilezza promossa dall’Associazione Cor et amor insieme al Movimento Mezzopieno.

Si intitola “Principi di comunicazione per il dialogo costruttivo in città” il Decalogo sulla Comunicazione Gentile messo a punto dall’Assessore alla Gentilezza Sara Rubinelli (nella foto accanto al Sindaco di Omegna Paolo Marchioni).

Preceduto da una breve introduzione e da alcune doverose premesse su quella che si configura come una qualità sempre più rara, il Decalogo della Comunicazione Gentile si conclude con una serie di aforismi utili a comprendere le basi della comunicazione gentile.

Ve lo proponiamo qui di seguito:

INTRODUZIONE AL TEMA DELLA GENTILEZZA
La gentilezza è la qualità propria di chi si relaziona con un interlocutore con cura e attenzione, riconoscendo sempre di aver davanti un essere umano e con la consapevolezza che le parole dette possono fargli bene, ma anche ferirlo o generargli sentimenti ed emozioni avversi che impattano negativamente sulla natura stessa della relazione.
I sinonimi più importanti del termine gentilezza sono: cortesia, garbo, educazione e affabilità, mentre i suoi contrari sono la maleducazione e l’insolenza.

Alla luce di ciò, seguono alcune premesse di base:
1) La gentilezza si manifesta attraverso la comunicazione. Tale comunicazione può essere verbale, ovvero avvenire per mezzo delle parole (per esempio, scusandosi con l’interlocutore di averlo interrotto mentre parlava), oppure non verbale, ovvero avvenire per mezzo di sguardi o gesti (per esempio, guardando negli occhi l’interlocutore quando parla, mostrando attenzione per quanto dice).
2) La gentilezza è una qualità morale. Essa si esprime principalmente nell’altruismo, nell’aiuto, nell’amore e, in generale, nel desiderio di far star bene l’interlocutore senza mirare a una ricompensa.
3) La gentilezza è una modalità di comunicazione per essere ascoltati. Si può decidere di non voler prestare attenzione agli aspetti morali, ma è bene ricordare che se si vuole convincere un interlocutore delle proprie idee è fondamentale relazionarsi con lui in modo gentile. Questo è un principio di comunicazione ben noto nel mondo pubblicitario: si catturano i consumatori coccolandoli e parlando un linguaggio che li asseconda con gentilezza. La maleducazione e la sgarbatezza producono, invece, il distacco emotivo dell’interlocutore che smetterà di prestare attenzione e, dunque, considerare quanto gli si dice.
4) La gentilezza non è sintomo di debolezza, rassegnazione, subordinazione o fallimento. Al contrario, è manifestazione di grandezza d’animo e intelligenza comunicativa: comunicando in modo gentile si supportano le proprie idee e pensieri in modo convincente, mentre una comunicazione violenta e irrispettosa le fa cadere inascoltate.

IL DECALOGO DELLA COMUNICAZIONE GENTILE
I dieci principi di base della comunicazione gentile sono i seguenti:
1) Ricordarsi che ciò che si è detto o scritto resta impresso nell’interlocutore. Le parole dette o scritte arrivate a destinazione non si cancellano nemmeno ritrattandole. Se, dunque, si dice qualcosa che ferisce, tali parole si fissano nella mente dell’interlocutore anche se gli si dice, successivamente, che non le si pensava davvero, che non erano vere, se le si ritratta o gli si chiede di dimenticarle. È dunque importante pensare bene all’impatto che ciò che si intende dire può avere sull’interlocutore.
2) Non utilizzare i social media per la discussione di questioni importanti. La comunicazione interpersonale, che avviene faccia a faccia, è la modalità di dialogo più autentica per affrontare questioni importanti, complesse e che hanno implicazioni significative. Le questioni che richiedono una discussione analitica non si adeguano alle modalità veloci e immediate di una comunicazione tecnologica. Le frasi azzardate, affrettate e dibattute senza attenzione sono deleterie sia per l’individuo, che disimpara a comunicare, che a livello sociale. La comunicazione sui social media rischia di sfociare in un caos di parole, di favorire posizioni che non portano ad alcuna risoluzione e che, addirittura, compromettono la comprensione e la trattazione della questione stessa.
3) Rispondere solo dopo aver ascoltato e ben compreso la questione di cui si parla. Le risposte azzardate, veloci e irriflesse sono spesso sbagliate, incomplete o inappropriate. È dunque fondamentale non rispondere subito, ma prendersi tempo, assicurarsi di aver capito tutto e valutare bene cosa dire e, soprattutto, se si ha qualcosa di costruttivo da dire. Il parlare fine a se stesso non porta a nulla e non impressiona l’interlocutore accorto che si accorge della vuotezza del parlare senza avere significati veri. Il parlare invece quando davvero si può contribuire alle discussioni è indice di intelligenza sociale, riconosciuta dalle persone accorte.
4) Non rispondere con fretta quando si provano emozioni negative quali la rabbia, l’antipatia, il fastidio. Tali emozioni portano a denigrare l’interlocutore, invece di concentrarsi sulla questione di cui si parla. Per esempio, quando un interlocutore sta antipatico si ha la tendenza a valutare come sbagliate le cose che dice. Una strategia per evitare una comunicazione distorta è di non discutere in preda alle emozioni, e posticipare la conversazione quando il tempo le ha sopite (spesso sono sufficienti poche ore). Di contro, è fondamentale rispondere sempre quando l’interlocutore ha un autentico bisogno di dialogare.
5) Rispondere alle questioni tecniche solo se si hanno le competenze per farlo. Ci sono questioni che si risolvono per punti di vista. Per esempio, su quale sia il colore o il ristorante preferito le opinioni sono personali. Vi sono, però, questioni la cui soluzione non è semplicemente un punto di vista, ma richiede competenze tecniche. Per esempio, quanto si discute di aspetti di natura giuridica, economica, architettonica, ingegneristica o altro, se non si è competenti in tali materie è fondamentale affidarsi al parere degli esperti. La vita democratica, positivamente caratterizzata dalla libertà di parola, non fa sì che tutto sia risolvibile a seconda dei gusti. È segno di intelligenza sociale riconoscere su cosa si è esperti e su cosa, invece, serve consultare o ascoltare gli esperti.
6) Ammettere di aver torto e saper chiedere scusa. Tutte le persone sbagliano, ma il riconoscerlo e il chiedere scusa sono ritenuti, a torto, segni di debolezza. La comunicazione per essere costruttiva ha bisogno di onestà intellettuale e il riconoscere i propri errori indica maturità di pensiero, spirito auto-critico e benevolenza nei confronti dell’interlocutore che ha, invece, ragione.
7) A volte è necessario rimproverare e correggere. Essere gentili non significa che non ci si possa arrabbiare con l’interlocutore o essere nella posizione di doverlo rimproverare per qualcosa. Il rimprovero deve, però, essere giustificato oggettivamente e non motivato da ragioni personali: non ci si può fondare solo sul proprio giudizio, ma servono evidenze sul fatto che l’interlocutore abbia sbagliato. Il rimprovero non deve comunque essere sgarbato: la buona regola è spiegare dove l’interlocutore ha sbagliato, fargli capire l’errore, verificare se è possibile rimediare all’errore, se sì come, se no come evitare che esso risucceda e che cosa si può imparare da quanto successo.
8) Non dare per scontato che le proprie idee siano giuste. Le proprie idee non sono giuste di per sé, ma è sempre importante giustificarle per spiegare per quale motivo debbano essere accettate dall’interlocutore. Se si dice ‘questa cosa non è bella o non è giusta’ è un punto di vista non supportato dalle ragioni. Se si aggiunge ‘questa cosa non è bella o non è giusta perché…’ si presenta il motivo per cui si esprime un tale giudizio di qualità. È importante non accettare punti di vista non motivati, perché mancano del fondamento che permetta di verificarne la qualità.
9) Prestare attenzione alla comunicazione non verbale. La comunicazione non verbale, che include aspetti quali la gestualità, lo sguardo, l’abbigliamento, impatta notevolmente sulla percezione di quanto si dice. Così, le foto che si utilizzano sui social media possono alterare la percezione delle persone e influenzarne negativamente la valutazioni. Idee di per sé giuste rischiano di essere inascoltate qualora ci siano immagini, sguardi, posture o gesti ritenuti dall’interlocutore inappropriati. In generale, si valuta quanto si sente o si legge anche in base alla reputazione del mittente e a come appare.
10) Essere rilevanti nella comunicazione. È opportuno parlare quando si ha qualcosa da dire di costruttivo. Ma soprattutto quel qualcosa deve essere rilevante. Spesso si fanno considerazioni non pertinenti, si entra in digressioni inutili, si parla continuamente e si cerca sempre di essere al centro dell’attenzione con il risultato di stufare l’interlocutore e fargli perdere interesse per quanto si dice. Il silenzio è spesso più opportuno del parlare, e limitarsi a dire cose rilevanti e ben confezionate fa aumentare l’interesse dell’interlocutore per quanto diciamo.

Per concludere, gli aforismi presentati di seguito riassumo la natura della comunicazione gentile:
1) Il fallimento di una relazione è quasi sempre un fallimento di comunicazione. (Zygmunt Bauman)
2) Possiamo avere tutti i mezzi di comunicazione del mondo, ma niente, assolutamente niente, sostituisce lo sguardo dell’essere umano. (Paulo Coelho)
3) Non sono d’accordo con quello che hai da dire, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo. (Voltaire)
4) Le cinque C di una buona comunicazione sono: chiarezza, completezza, concisione, concretezza, correttezza. (Anonimo)
5) Dire molte parole e comunicare pochi pensieri è dovunque segno infallibile di mediocrità; invece segno di testa eccellente è il saper rinchiudere molti pensieri in poche parole. (Arthur Schopenhauer)

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