Cronaca
Dopo la dimissione si suicida, per il fratello di Roberto Barone è omicidio colposo
Sono passati poco più di cinque mesi da quel 20 marzo, quando Roberto Barone, dopo la dimissione dall’ospedale Maria Vittoria, si è suicidato buttandosi nel canale di corso Umbria, annunciando il suo tragico gesto con un messaggio al fratello Giò.
Ora i familiari, in particolare il fratello, assistiti dall’avvocato Mauro Anetrini hanno presentato querela nei confronti dei sanitari del Maria Adelaide che con “inescusabile negligenza” hanno favorito la morte di Roberto, ” pur sapendo che era un paziente psichiatrico, si limitarono al monitoraggio dei parametri vitali, omettendo del tutto inopinatamente di chiedere una consulenza psichiatrica e sottoscrivendo le dimissioni di un soggetto che, proprio per la patologia in atto, avrebbe potuto porre in essere gesti anticonservativi, come poi è accaduto”.
Roberto Barone era stato portato al Pronto Soccorso dell’ospedale nel quartiere Aurora perché nella notte tra il 19 e il 20 marzo si era sentito male ed era svenuto. Già in precedenza era stato in cura al Centro di Salute Mentale di corso Vercelli per una grave depressione, sfociata dalla rottura con la ex-fidanzata avvenuta in gennaio. Proprio per questo motivo Giò aveva avvisato gli operatori sanitari della patologia psichiatrica.
“Roberto — è scritto nelle decine di pagine presentate alla Procura di Torino – ha scelto di morire. Diverso è il discorso sulla responsabilità di una morte prematura, prevedibile ed evitabile”. I magistrati dovranno ora determinare se sia stato omicidio colposo o archiviarlo come un suicidio non evitabile.
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