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Zoom Torino: ‘Ti prendi tu la responsabilità di lasciare estinguere tutte le specie animali?’

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5 messaggi in 500 manifesti per raccontare e spiegare il valore e il compito delle strutture zoologiche moderne. Volutamente senza firma, proprio rispettando l’aspetto non commerciale delle affissioni, come previsto dal regolamento per gli spazi ideologici-politici della Città, ma cogliendo l’occasione per approfondire una tematica che superficialmente appare chiara, ma che invece è poco conosciuta e molto spesso strumentalizzata.

A differenza della campagna contro il parco, dove sono stati utilizzati senza autorizzazione immagini, non avendone pagato i diritti, e logo di un brand depositato, ZOOM ha deciso di non usare la creatività che la contraddistingue, ma di rispondere raccontando all’intera cittadinanza quali sono le cose positive che le strutture zoologiche possono e fanno a favore della tutela delle specie animali. Non solo parole quindi, ma azioni concrete.

“Denigrare, ma non agire è un atto vile e codardo – commenta Gian Luigi Casetta, CEO e fondatore del bioparco ZOOM – Noi ci mettiamo la faccia da 10 anni e non ci siamo mai tirati indietro al dialogo. Oltre a essere vigliacchi, si nascondono anche dietro posizioni ideologiche senza realmente essere a conoscenza della tematica che affrontano. Poi se loro se la sentono di lasciare che tutte le specie a rischio estinzione, ormai l’80% di quelle esistenti, diventino tanti nuovi Dodo, noi non lo permetteremo. Siamo stati zitti a lungo pensando che la libertà di pensiero fosse sempre da preservare, ma oggi vediamo solo puro ostruzionismo, codardia e fondamentalmente ignoranza. In un mondo dove l’informazione viene recepita dai social network, forse è il caso di dire che è l’approfondimento e non la semplice informazione che rende liberi.”

Ma come tutelano realmente le specie animali i parchi zoologici? Da una parte le strutture permettono la conservazione del patrimonio genetico di ogni singola specie (grazie alla creazione di una banca genetica aperta allo zoo di San Diego in California) e dall’altra cooperano per portare avanti progetti di conservazione e di reinserimento in natura. Un esempio è quello della Gazzella di Mohrr, estinta in natura nel 1984. Grazie a un progetto di collaborazione tra strutture, in primis “La stazione sperimentale delle zone aride” di Almeria, furono reintrodotti 7 esemplari, che nel 2003 arrivarono ad essere 57, e nel 2003, 2 maschi e 7 femmine furono introdotti in altre riserve in Senegal (da Gueumbeul a Ferlo) per ripopolare maggiori aree. ZOOM partecipa a questo progetto garantendo la diversità genetica della specie e mettendo a disposizione il dna dei maschi per la fecondazione delle femmine in natura. Un altro esempio di successo è quello del Condor della California che nel 1982 fu considerato praticamente estinto, poiché in natura erano presenti solo 23 esemplari. Grazie alla corretta riproduzione nelle strutture zoologiche che si impegnarono a riprodurre gli esemplari ospitati, nel 1992 gli zoo arrivarono ad avere 322 esemplari. Tale numero permise di introdurne in natura 172 che oggi ancora vivono allo stato selvatico. Gli esempi non finisco qui. Anche il Tamarino Testa di Leone, nel 1970 considerato in pericolo critico di estinzione in quanto presenti solo 200 individui, è stato reintrodotto nel 1987 (18 esemplari). Inoltre, i finanziamenti delle strutture zoologiche hanno permesso la protezione di 3000 ettari di foresta, la deforestazione infatti rappresentava la più grande minaccia, e oggi i tamarini testa di leone hanno raggiunto il numero di 1600 esemplari. Per parlare di una specie simbolo dell’estinzione, il panda non è più a rischio grazie alla collaborazione tra il Wolong Breeding Center in Cina e l’Institute for Conservation Research dello zoo di San Diego in California che ha permesso l’inseminazione artificiale utilizzando il seme conservato nella banca genetica dello zoo californiano. Ultimo esempio, in ordine cronologico, è il progetto portato avanti con successo grazie alla collaborazione tra le strutture zoologiche EAZA, il Governo del Ruanda e l’Associazione Non Governativa per la Conservazione dei Parchi Africani, cinque Rinoceronti neri dell’Africa orientale, nati strutture zoologiche europee, sono stati trasferiti dalla Repubblica Ceca presso il Parco Nazionale di Akagera in Ruanda, dove stanno ripopolando la specie in natura. Si tratta del più grande trasferimento dall’Europa all’Africa ed è avvenuto il 20 giugno 2019.

Un aspetto importante è che le strutture zoologiche sono i principali finanziatori dei progetti di conservazione in natura. L’EAZA dal 2000 ha raccolto 63 milioni di euro per 1500 progetti di conservazione destinati a 725 specie fortemente a rischio in natura. ZOOM in pochi anni ha donato oltre 30mila euro per la conservazione di specie a rischio, di cui 10mila per finanziare la costruzione di una clinica mobile per le tigri in Siberia e 15mila per la formazione di ranger in Africa a tutela dei rinoceronti. Inoltre, il ruolo di educatori continua a rimanere indiscusso e anche l’Accademia Pontificia delle Scienze, nel maggio 2019, ha confermato le strutture zoologiche come luoghi di educazione e approfondimento delle tematiche ambientali. I Musei di scienze Naturali, i Giardini Botanici e i Giardini Zoologici sono stati definite istituzioni necessarie per la salvaguardia delle specie in quanto combinano la ricerca, la conservazione e le azioni per la protezione delle specie con campagne di sensibilizzazione e attività educative, raggiungendo milioni di persone (stimati 700 milioni), compresi i giovani, in tutto il mondo al fine di contrastare la veloce scomparsa di habitat e specie in un’era chiamata per questo Antropocene.

La campagna volutamente non parla del percorso di ZOOM, ma mette in luce a chiare lettere il mondo zoologico. Del resto, poi ZOO in greco vuol dire animali e non schiavitù. Quindi il parco invita tutti al dialogo, tutti i professionisti che lavorano al suo interno, tantissimi dei quali provengono da impegni professionali direttamente in natura, sono pronti a rispondere a tutte le domande per un reale approfondimento e scambio di opinioni.

In primis è necessario portare in evidenza che gli animali ospitati provengono da parchi zoologici associati che come ZOOM Torino sono membri EAZA (European Associations of Zoos and Aquaria), l’associazione internazionale che ha l’obiettivo di promuovere la cooperazione tra strutture membro a favore di progetti di conservazione di specie a rischio di estinzione. Non vengono catturati in natura, né acquistati da mercanti, ma ospitati nei parchi secondo le disposizioni degli EEP coordinator, professionisti che monitorano la popolazione nelle varie strutture e che decidono l’eventuale riproduzione a fini conservazionistici, controllando la diversità genetica e il numero, e quando possibile l’inserimento in natura. Gli zoo svolgono quindi un ruolo di ambasciatori e di banca genetica delle specie.

“Perché non li riportate in natura? Questa è la domanda che molto spesso viene posta al bioparco attraverso i social network e non solo – interviene Valentina Isaja, direttore scientifico del parco e biologa marina -. La risposta è che quando possibile li portiamo (non riportiamo perché ricordiamo che gli animali sono nati e cresciuti in strutture protette europee) e l’esempio dei 5 rinoceronti trasferiti dall’Europa all’Africa ne è un esempio calzante, ma la difficoltà non è puramente economica. Oggi gli habitat naturali sono distrutti a causa dei comportamenti errati degli uomini e quindi in primis bisogna intervenire per ristabilire gli ecosistemi. Purtroppo in questo momento anche gli animali in natura sono visibili per lo più in riserve protette, il bracconaggio, la deforestazione, etc non stanno dando tregua agli animali. Il territorio piemontese ha risposto ottimamente e infatti l’Università di Torino in collaborazione con altre strutture EAZA è riuscita a salvare i 3.000 lemuri della foresta pluviale degli alberi dragoni di Maromizaha in Madagascar grazie a un progetto che ha portato l’area a essere dichiarata protetta dove gli animali e le piante che la abitano potranno continuare a vivere senza rischi.”

 

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