Cultura
Il Castello del Drosso visto da Urbexteam-OldItaly #villeabbandonate
In Italia, paese di un inestimabile patrimonio storico-artistico-culturale, sorgono oltre 20 mila torri e castelli. Solo a Torino, prima capitale d’Italia, se ne annoverano alcuni di rara bellezza e fama; non c’è soltanto il Castello del Borgo Medievale, che per altro è pure una ricostruzione per l’Esposizione universale del 1884. C’è il castello di piazza Castello che poi è Palazzo Reale, c’è quello di Mirafiori, c’è una dimora privata chiamata Castello di Saffarone, c’è quello del Valentino.
Esistono poi però anche dei gioielli ormai dimenticati, che, purtroppo, stanno cadendo in rovina.
Questo è il caso della nostra ultima scoperta, il Castello del Drosso, una costruzione che in origine probabilmente era una splendida villa romana, trasformatasi nel tempo in grangia cistercense (circa nel XII secolo). L’edificio era di proprietà dei conti di Savoia, che vi misero alcuni monaci anche per sorvegliare il territorio. I monaci divennero proprietari della grangia solo nel 1233, assieme alle terre circostanti. Dopo un secolo, fino al 1334, il castello dovette essere ceduto per dodicimila fiorni d’oro a Corrado di Gorzano, già castellano piemontese; da lì, la proprietà passò ai conti Vagnone, che ne fecero una fortezza molto simile a quella che oggi ancora si può osservare: già nel 1361 la grangia veniva nominata come “castello”.
I Vagnone, una delle più antiche casate piemontesi, non badarono a spese: il castello fu, grazie a loro, un luogo di primo piano del panorama dell’agro piemontese, dove nel XV fondarono anche un ricetto, una segheria, un mulino e molti altri edifici.
Ancora oggi attorno al castello vi sono due cascine, la Torta-Gromis e la Robilant-Perino. Fu però nei secoli successivi, e in particolare nel Cinquecento (quando ormai i Vagnone non erano più proprietari del castello) che attorno ad esso presero forma edifici rurali che assomiglia a quella attuale.
Nel 1539 il castello passò ai Gromis di Trana, venendo infine frazionato nel 1560 e divenendo la dimora di campagna di alcune nobili famiglie.
Nei secoli, proseguì il lento declino. L’ultima pagina della storia del feudo venne scritta durante l’occupazione nazista, quando il castello fu costretto ad ospitare un comando dell’esercito tedesco. La presenza militare ha lasciato diverse tracce sulle rovine del castello: disegni e graffiti, tramezzi e impianti idraulici ed elettrici.
Negli ultimi anni, il castello è stato al centro di un vasto progetto di riqualificazione che da tempo si prometteva di ridare dignità alla struttura, ma che non è mai partito.
A distanza di anni, le stanze sono state occupate da disperati, saccheggiate e completamente “spogliate” dai ladri. Tutto questo, in un clima di grande indifferenza e totale silenzio.
Oggi il castello è in vendita tramite la famosissima casa d’aste Sotheby’s; ci sarebbero state, in un passato recente, importanti personalità interessate.
La Soprintendenza lo ha inserito nell’elenco infinito degli edifici tutelati. Forse un po’ tardi…
(Articolo e foto di Urbexteam OldItaly e Blamboley)
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