Seguici su

Cittadini

Tutti in piazza a Torino per il tredicesimo Torino Pride con la comunità LGBTQI

Redazione Quotidiano Piemontese

Pubblicato

il

Il 15 giugno le strade del centro di Torino accolgono il tredicesimo Torino Pride la parata per i diritti delle persone LGBTQI (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, queer e intersex) che è da anni la più partecipata manifestazione del territorio dedicata al riconoscimento dei diritti di tutte e tutti.
Il Torino Pride è la tappa principale del Piemonte Pride, piattaforma nata due anni fa, caratterizzata quest’anno da 5 appuntamenti cardine: oltre al pride subalpino, Vercelli che si è svolto l’11 maggio, Alessandria il 1 giugno seguiranno le date di Asti il 6 luglio e Novara il 14 settembre.
Il tema dell’edizione 2019 è Over the Borders: un invito a lanciare lo sguardo oltre il confine e oltre il pregiudizio. Secondo gli orgniazzatori In Italia non esiste una solida linea di tutela dei diritti della comunità LGBTQI* (Lesbica, Gay, Bisessuale, Transgender, Queer, Intersessuale et al.), se non l’incompleta legge sulle unioni civili e la legge del 1982 sul cambio di genere per le persone transessuali e, per questo, i pride rappresentano la principale occasione per esprimere fermamente e collettivamente che questi diritti devono essere riconosciuti.
Per questo motivo il Coordinamento Torino Pride ha deciso di chiedere ai politici presenti alla parata di sottoscrivere pubblicamente il documento politico.
“Quest’anno abbiamo lavorato con tutte le associazioni che compongono il coordinamento Torino Pride per costruire una manifestazione antifascista, antirazzista e interiezionale – afferma Giziana Vetrano, coordinatrice Torino Pride – Nel 2019 sono ancora troppe le richieste rimaste inascoltate rispetto i diritti civili e sociali e, per questo, è necessario lottare per ciò che manca e proteggere i diritti e le conquiste che non bisogna dare per scontati. Per questo abbiamo deciso di chiedere agli e alle esponenti politici presenti alla parata di sottoscrivere pubblicamente il documento politico per dimostrare che la loro presenza non è di facciata ma convinta”.
La parata partirà alle 16,30 da corso Principe Eugenio angolo piazza Statuto e si concluderà in piazza Vittorio Veneto dove sul palco ci saranno i discorsi delle attiviste e degli attivisti politici saranno intervallati dall’intrattenimento musicale a cura di Fran e i Pensieri Molesti, Preci P e EgoKid.
Le rivendicazioni del Torino Pride sono condivise dal Politecnico di Torino e dall’Università degli Studi di Torino che anche quest’anno hanno deciso congiuntamente di organizzare un incontro di avvicinamento al pride. Il Torino Pride si svolge con il patrocinio della Regione Piemonte e del Consiglio Regionale, della Città Metropolitana di Torino e della Città di Torino.

Il Documento politico del Torino Pride 2019
Quest’anno ricorrono 50 anni esatti da quella notte dei Moti di Stonewall dove ebbe inizio il nostro cammino come comunità. Dopo tutto questo tempo sono ancora troppe le richieste rimaste inascoltate rispetto i diritti civili e sociali, soprattutto nel nostro Paese. Oggi più che mai non solo occorre lottare per ciò che manca ma si è chiamati anche a proteggere diritti e conquiste che fino a ieri potevano considerarsi tranquillamente acquisiti.
Le istanze della comunità LGBTQI* (Lesbica, Gay, Bisessuale, Transgender, Queer, Intersessuale et al.) non sfuggono a questo registro storico e in Italia non esiste una solida linea di tutela dei diritti affermata a livello legislativo, se non l’incompleta legge sulle unioni civili e la legge del 1982 sul cambio di genere per le persone transessuali.
I Pride rappresentano un’occasione centrale per esprimere fermamente e collettivamente che questi diritti devono essere riconosciuti: è attraverso il Pride che si dà voce alle tante richieste tuttora disattese, che si incrociano, in particolare in questo momento socio-politico, alle rivendicazioni di altri gruppi e individui discriminati.
Esattamente 50 anni fa, in uno scenario socio-politico di repressione e da una serie di violenti scontri fra la comunità omosessuale / transessuale e la polizia avvenuti a New York, il 28 giugno 1969 la nostra comunità marciò per la prima volta in maniera compatta, a seguito dell’ennesima irruzione violenta e immotivata dei poliziotti in un bar gay nel Greenwich Village, lo Stonewall Inn.
Il 28 giugno è considerato simbolicamente il momento della nascita del movimento di liberazione LGBT moderno in tutto il mondo ed è stato scelto come data per la “Giornata mondiale dell’orgoglio LGBT*” o “LGBT* Pride”. Come la Giornata della Memoria, la Giornata Internazionale della Donna, la Festa della Liberazione la Festa dei Lavoratori merita lo status di celebrazione.
Il PRIDE è celebrazione
Dal carattere commemorativo ma al tempo stesso festoso, richiama la tradizione del carnevale a cui spesso la parata viene accomunata in modo poco lusinghiero: il carnevale, tuttavia, è il momento dell’anno in cui fin dall’antichità tutte e tutti, per un giorno, sono uguali, e possono dileggiare bonariamente i potenti, attraverso il rovesciamento dei ruoli e la libera espressione di caratteristiche personali che rimangono celate, quando non esplicitamente osteggiate, nel resto dell’anno.
Il PRIDE è antifascista, antirazzista e di lotta
Oggi più che mai, l’attuale governo e organizzazioni di ispirazione dichiaratamente fascista e contro le libertà personali favoriscono linguaggi e pensieri di matrice discriminatoria nei confronti di fasce sociali esposte come i migranti, le persone LGBTQI e le donne. Sperimentiamo sempre più spesso nel nostro Paese diverse occasioni di repressione sociale e appiattimento culturale dove si tenta di silenziare le voci fuori dal coro e alcuni quartieri vengono addirittura militarizzati. Questo produce un disorientamento per l’opinione pubblica che sempre più confusa non sa bene come e dove collocarsi.
Il PRIDE è intersezionale
Le esperienze delle persone non sono mai inquadrabili in un modello precostituito e al Pride le differenze marciano insieme nel loro splendore, senza giudizi e senza censure. Per questo motivo il Pride ancora oggi rappresenta una delle piazze più affollate e più rilevanti che, ancora con forza e determinazione, combatte questo sempre più aggressivo tentativo di normalizzazione a appiattimento al pensiero unico che proviene oggi addirittura dai palazzi che dovrebbero tutelarci tutte e tutti.
Il Piemonte Pride è una piattaforma regionale al quale aderiscono i Pride del Piemonte che nel 2019 sono cinque: Alessandria, Asti, Novara, Torino e Vercelli. Queste realtà e le associazioni coinvolte nell’organizzazione riconoscono nella loro adesione l’insieme di valori, ideali e obiettivi comuni ai loro percorsi di militanza.
Nel contesto sociale e politico attuale il Piemonte Pride reputa di prioritaria importanza le istanze di uguaglianza tra cittadini e cittadine che vengono dalla comunità LGBTQI*, e non solo, chiedendo di rimuovere tutti i tipi di discriminazioni, stereotipi e pregiudizi che rappresentano un ostacolo al raggiungimento di una società equa e solidale.
Tra i temi portati avanti dal Piemonte Pride rimane centrale l’autodeterminazione dei corpi, il diritto di esprimere in libertà le proprie caratteristiche personali e i propri desideri, e di vivere secondo la propria volontà, quando questo non danneggi altri e altre. La naturalizzazione dell’eterosessualità e del binarismo di genere, che sono al contrario strutture costruite storicamente e culturalmente, è divenuta una sorta di crociata che tenta di impressionare e convincere non tanto gli avversari quanto i legislatori, i parlamentari, i giornalisti e la società civile e si pone l’implicito obiettivo di mantenere in posizione subordinata e sottomessa non soltanto la comunità LGBTQI* ma anche tutto il genere femminile.
Il mancato riconoscimento dei diritti fondamentali rappresenta una contraddizione e una sconfitta sociale, culturale e rappresenta ciò che di più distante può esserci dall’articolo 3 della Costituzione Italiana:
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Esprime uno dei principi più significativi della Costituzione Repubblicana: conseguenza diretta dei valori ereditati dalla Rivoluzione francese (libertà, uguaglianza e fraternità), è in linea con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. La proclamazione del principio di uguaglianza segna una netta rottura nei confronti del passato, quando la titolarità dei diritti e dei doveri dipendeva dall’estrazione sociale, dalla religione o dal sesso.
Le lotte del movimento LGBTQI* dai drammatici eventi dello Stonewall Inn ad oggi hanno provocato una mutata attenzione nei confronti delle istanze avanzateda parte dell’opinione pubblica, dei mezzi di comunicazione e della classe politica. Tale attenzione, tuttavia, non corrisponde ancora al completo riconoscimento delle rivendicazioni della comunità. Occorre insistere sul piano istituzionale per ottenere i diritti ancora negati e, al contempo, continuare ad aprirsi a un confronto con la società civile per decostruire, attraverso il dialogo, i pregiudizi che ancora sono diffusi nei confronti delle persone LGBTQI*.
Nel ranking dei diritti elaborato da ILGA Europe nel 2018 l’Italia ottiene il 27%, punteggio nel RAINBOW INDEX, indice che valuta i Paesi europei rispetto a variabili come uguaglianza e non-discriminazione, famiglie LGBT, hatespeech, crimini d’odio, riconoscimento giuridico delle persone transgender, spazi sociali friendly.
Questo punteggio è piuttosto sconfortante se paragonato, ad esempio, al 78% della Norvegia o al 73% di altri paesi. Il Report ILGA 2018 mette in evidenza per l’Italia il vuoto giuridico necessario per la tutela delle Famiglie Arcobaleno, l’assenza di tutela nei confronti del bambino impedendo la registrazione come madri nei casi di maternità surrogata, e l’attacco delle organizzazioni che imbracciando le armi della cosiddetta “teoria del Gender” impediscono la formazione e sensibilizzazione contro le discriminazioni nelle scuole.
Migranti LGBTQI. Chiediamo maggior interesse e tutela a favore delle persone migranti LGBTQI, ovvero quei soggetti che fuggono dal loro paese di origine perché perseguiti a causa del loro orientamento sessuale e/o identità di genere. Queste persone vivono una doppia discriminazione, la loro esperienza intersezionale produce esiti complessi a partire dalla prima fase vissuta nei centri di accoglienza, non sempre preparati al tema e che necessitano di maggior formazione.
Ius Soli, migranti e rifugiati. Chiediamo la riforma della politica applicata in merito ai rifugiati e in particolare l’abrogazione del Decreto Sicurezza approvato dal governo Conte che sta complicando il procedimento per ottenere la cittadinanza. Stiamo già vivendo gli effetti negativi dello smantellamento progressivo del sistema di accoglienza e integrazione.
Città e spazi aperti. Chiediamo che gli spazi sociali e di fermento culturale vengano protetti e tutelati nell’interesse di chi li vive e dell’intera comunità. Chiudere gli spazi non è mai la soluzione ai problemi di irregolarità specifiche e i metodi di intervento che celano delle “prove di forza” a danno delle persone coinvolte non sono accettabili, nemmeno e soprattutto se possono scatenare reazioni di violenza.
Protezione della legge 194. Chiediamo la difesa di questa legge a tutela della maternità e l’interruzione di gravidanza volontaria dagli attacchi messi in atto dai rigurgiti di cultura primitiva. La legge 194 non deve essere toccata o messa in pericolo dalle visioni oscurantiste che vedono la donna unicamente in uno schema precostituito di moglie e madre, ovvero a procreare perché si deve e per dare “figli alla patria”.
Tutela della salute. Chiediamo che la nostra regione preveda la gratuità della vaccinazione dell’HPV almeno per le categorie più a rischio come gli uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini, gratuità che è già prevista in altre regioni come la Lombardia per questi gruppi fino a una soglia di età.
Formazione ed educazione. Chiediamo la tutela al diritto di corretta in/formazione, sensibilizzazione ed educazione, in particolare in ambiente scolastico. Affinché l’informazione sia libera da censure e non contribuisca alla discriminazione attraverso la formazione di stereotipi, bensì per costruire una società accogliente nei confronti di ciò che è considerato “diverso” e in cui la discriminazione venga condannata, anziché incoraggiata come sta avvenendo su tutti i palcoscenici sociali, mediatici e politici.
Legge contro l’omo-bi-transfobia. Chiediamo l’estensione della legge Mancino – che prevede aggravanti penali ai crimini di «odio per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi» – anche ai crimini d’odio commessi con l’intento di denigrare l’orientamento sessuale e l’identità di genere.
Contrasto della violenza di genere. Omofobia e transfobia sono figlie della stessa cultura patriarcale che nutre la violenza degli uomini contro le donne. Chiediamo politiche efficaci di contrasto a questo fenomeno, attraverso strumenti penali, ma soprattutto educativi e culturali, perché la repressione non può bastare. Rivendichiamo la centralità dell’attività dei centri anti-violenza, che vanno adeguatamente finanziati.
Legge sul cambio di genere. Chiediamo la riscrittura completa della legge 164, affinché sia garantito a tutti e tutte il diritto all’autodeterminazione del proprio corpo e della propria identità di genere, anche sui documenti di identità senza obbligo alla demolizione del sesso biologico. La forma attuale della legge contribuisce a esporre le persone Trans a forti discriminazioni nella vita quotidiana e in ambito lavorativo.
Intersessualità. Chiediamo di cessare la pratica delle riassegnazioni chirurgiche del sesso dei bambini nati con genitali ambigui (intersex), affinché la persona direttamente coinvolta abbia la possibilità di esprimersi autonomamente, al raggiungimento di un’età in cui abbia la facoltà di esercitare appieno il proprio diritto all’autodeterminazione e sia in grado di dare il proprio consenso informato a eventuali trattamenti.
Matrimonio egualitario. Chiediamo che le coppie costituite da persone dello stesso sesso abbiano uguale dignità e i medesimi diritti assicurati alle coppie eterosessuali. La legge italiana favorisce, di fatto, un principio antidemocratico e discriminatorio, non garantendo alle coppie omosessuali l’accesso al matrimonio: chiediamo parità di diritti anche su questo piano, parità ormai tutelata in molti paesi d’Europa e non solo.
Unioni civili. Chiediamo che le unioni civili, di tipo diverso rispetto al matrimonio, siano accessibili a tutte e tutti i cittadini, e non soltanto alle coppie dello stesso sesso in quanto formazioni sociali specifiche con una regolamentazione dedicata come avviene oggi, affinché sia garantito il diritto di scegliere in libertà da quale istituto giuridico ci si senta meglio rappresentati e tutelati.
Adozioni. Chiediamo che venga garantita la possibilità di adozione di minori da parte di singoli, singole e coppie, indipendentemente dall’orientamento sessuale di chi ne fa richiesta; anche in questo caso, come già avviene in molti paesi europei e non solo.
Tutela di figli e figlie di coppie omogenitoriali. Chiediamo l’introduzione della possibilità per ogni genitore di riconoscere alla nascita i propri figli attualmente garantita soltanto al genitore biologico, affinché entrambe le figure genitoriali siano riconosciute e chiamate alla responsabilità della propria prole, vedendo salvaguardata la relazione con i figli. Chiediamo l’adozione piena e legittimante da parte del genitore sociale, anche nei casi di avvenuta separazione della coppia genitoriale. Reputiamo fortemente discriminatoria la continua necessità di deleghe per il genitore non biologico per prendersi cura dei propri figli. Rimane altresì inaccettabile che un genitore divenuto tale in una coppia omosessuale sia costretto ad adottare il proprio figlio sociale attraverso un oneroso percorso in tribunale dall’esito incerto. Reputiamo ancora più ingiusto per i bambini e le bambine il disinteresse dimostrato dallo Stato nel garantire la continuità affettiva e materiale con il genitore non biologico incrinandone non solo la loro fiducia in un’istituzione che li considera essenzialmente “figli di un Dio minore”, ma compromettendone la serenità con il mancato riconoscimento delle famiglie nelle quali crescono.
Procreazione medicalmente assistita. Chiediamo l’abolizione della Legge 40 e la parità di diritti per tutti e tutte all’accesso alla Procreazione Medicalmente Assistita.
Poliamore. Chiediamo il riconoscimento e la tutela sul piano giuridico delle forme di convivenza e relazione poliamorosa, che rappresentano una realtà esistente nel seno della comunità LGBTQI e non solo. Tale riconoscimento deve mirare sia a garantire l’esercizio di diritti civili da parte dei componenti delle stabili relazioni poliamorose nei confronti dei/lle partner, sia la loro piena dignità sociale quali forme di solidarietà e affetto di tipo familiare.
Lavoro e welfare. Chiediamo rispetto, libertà, dignità per lavoratori e lavoratrici, e leggi che non favoriscano la precarizzazione del mercato del lavoro. Rivendichiamo, inoltre, l’affermazione di un welfare universale.
Diritti sessuali. Chiediamo il riconoscimento dei diritti sessuali delle persone disabili e della figura dell’assistente sessuale.
Legge su eutanasia e suicidio assistito. Dopo il riconoscimento del diritto di stilare le Dichiarazioni Anticipate di volontà nei Trattamenti sanitari, chiediamo l’approvazione di una legge che garantisca ai cittadini anche il diritto alla libera scelta per quanto riguarda il fine vita, affinché porre fine ad agonie prolungate e ad accanimento terapeutico diventi una possibilità concreta.
Tutela del clima. Chiediamo politiche di contrasto al cambiamento climatico nello spirito di quanto rivendicato dal movimento Fridays for Future, nei cui obiettivi ci riconosciamo. Questo si traduce in un impegno maggiore e concreto da parte delle istituzioni locali e nazionali nel prendere provvedimenti di tutela nei confronti del clima e della nostra terra.
Diritti nel mondo. Le persone lgbtqi sono ancora in troppi Paesi del mondo discriminate, perseguitate e uccise, dalla Turchia al Brunei, dalla Russia alla Nigeria. Rivendichiamo il rispetto della dignità e dei diritti delle persone lgbtqi ovunque vivano, e chiediamo alle istituzioni locali, nazionali ed europee di impegnarsi per la loro promozione, anche rifiutando rapporti politici ed economici con i governi nemici delle libertà e dei diritti fondamentali.

Iscrivi al canale Quotidiano Piemontese su WhatsApp, segui la nostra pagina Facebook e continua a leggere Quotidiano Piemontese

E tu cosa ne pensi?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *