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Cultura

E’ stato Baudelaire, intervista con Francesca Gerbi

Gabriele Farina

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E’ ambientato nel cuneese il nuovo romanzo di Francesca Gerbi, un noir tosto e senza sconti che risponde al titolo di E’ stato Baudelaire, Buendia Books.

La giornalista Fulvia Grimaldi riceve una busta contenente una poesia di Baudelaire e un ciondolo con una “M”. Immediatamente il passato le si ripresenta a chiedere il conto. Anni prima, quando aveva 14 anni, la sua migliore amica era scomparsa per poi venir ritrovata uccisa. Quell’omicidio rimase senza un vero colpevole. Ad indagare sul possibile ritorno di Baudelaire, come all’epoca sarà il maresciallo Rodda. Trovate qui la recensione completa del libro.

Francesca Gerbi ha risposto alle mie domande.

Un noir durissimo, senza sconti. Come nasce l’idea di questo romanzo?

Il mio ultimo libro nasce come una sfida. La voglia di confrontarmi con un genere, il noir, apparentemente distante dal mio essere. Ho scoperto che è vero il contrario: mi sono appassionata e sono stata rapita dal vortice.

Tutto si svolge nella provincia cuneese, una provincia dove il silenzio, la pacatezza e la quotidianità in questo caso nascondono un orrore indicibile. Perchè hai scelto di ambientare la storia in questi luoghi?

Credo che ognuno debba scrivere di ciò che conosce, deve sapere quale aria si respira in quei luoghi, cosa e come pensano le persone, quali potrebbero essere le loro azioni. Ecco, io ben percepisco questi aspetti perchè ci sono cresciuta. Poi certo, questi potrebbero essere definiti territori tranquilli, a tratti persino noiosi, in realtà no, omicidi di questo genere accadono ogni giorno in ogni luogo, è sempre l’essere umano a fare la differenza, che si tratti di Alba o di un’altra città.

Sono questi anche i tuoi luoghi di nascita. Qual è il tuo rapporto con la tua terra?

Il rapporto con la mia terra è viscerale, di amore profondo. Sullo sfondo dei miei racconti le Langhe, il Roero e il Monferrato permangono sempre, sono i primi a comparire, il tutto in un’ottica altresì di promozione del territorio. La speranza è quella che qualche lettore possa innamorarsi dei personaggi e della trama, ovviamente, pure di queste colline belle da mozzare il fiato.

Perchè proprio Baudelaire è la firma del tuo assassino?

Forse conoscete qualcuno di più interessante? Scherzi a parte, Baudelaire è il mio poeta preferito, è un fedele compagno di vita. Ho imparato ad apprezzarlo durante il liceo e, complice, la mia passione per la lingua francese. Baudelaire è emozionante quanto estremo, vero, tangibile. Charles Baudelaire è sicuramente uno dei più importanti poeti del XIX secolo, fu esponente chiave del Simbolismo, è un grande innovatore del genere lirico e anticipatore del Decadentismo. La sua opera di maggior rilievo, I fiori del male, mi hanno rapita, è uno dei grandi classici più illuminanti e che consiglio.

Scrittore, critico d’arte e letterario, filosofo e giornalista, aforista, saggista e anche traduttore. Le opere e la vita di Baudelaire hanno influenzato molti altri dopo di lui, a partire dai cosiddetti poeti maledetti, tra questi ricordo, inchinandomi, Rimbaud, Verlaine, Mallarmé, fino a toccare anche gli scapigliati italiani o Marcel Proust. Oltre che precursore della letteratura decadente, Baudelaire è un avanguardista, cosa aggiungere?

Il libro è corredato dalle illustrazioni di Haider Bucar. Come è nata questa collaborazione?

Ho conosciuto Haider attraverso la mia editrice, Francesca Mogavero della Buendia Books. Ho apprezzato immediatamente il suo stile, che ben si addice al mio e a lui, Baudelaire. Le illustrazioni di Haider sono un valore aggiunto non indifferente e rendono il noir ancora più travolgente.

Immagina una trasposizione cinematografica del romanzo. Quali attori ti piacerebbe veder interpretare i tuoi personaggi?

Faccio un passo indietro. Quello di cui stiamo trattando è il sogno nel cassetto per eccellenza, tanto è vero che sono già stati scritti altri due racconti in cui il commissario Rodda è protagonista: il tutto perché vorrei che i miei testi diventassero una fiction televisiva ambientata nel mio territorio. Per ciò che riguarda i protagonisti si, avrei degli attori da proporre (ride Ndr). Il maresciallo Antonio Rodda vorrei fosse interpretato da Antonio Albanese, mentre la giornalista Fulvia Grimaldi vorrei fosse Carolina Crescentini.

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