Cronaca
Messa in suffragio di Marella Agnelli al santuario della Consolata di Torino
“Cari fratelli e sorelle, a poche settimane dalla morte di Marella Caracciolo, vedova di Giovanni Agnelli, ci ritroviamo
insieme alla sua famiglia a ricordarla e a pregare per lei, in questo santuario della Consolata caro a tutti i torinesi e dove spesso anche i membri della famiglia Agnelli si ritrovavano a pregare”. Inizia così l’omelia dell’Arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, in occasione della messa in suffragio di Marella Agnelli che si è svolta al santuario della Consolata, sabato 23 marzo 2019. Di seguito altri passaggi dell’omelia:
Oggi celebriamo la memoria di Marella. Una donna che, sicuramente, ha cercato e voluto dare un significato alla propria esistenza, facendo buon uso della sua vita e delle doti umane, culturali e spirituali che possedeva, non solo per se stessa e la propria famiglia, ma anche per il bene comune della nostra Città.Donare per donarsi, perdonare e perdonarsi: al di là delle parole è questo il cuore di tutta la nostra vita.La solidarietà, mai disgiunta dalla giustizia, è non solo la nostra bussola, ma anche il vincolo della nostra dignità: da obiettivi veri per persone vere, dobbiamo ripartire, facendo emergere quelle energie migliori che ciascuno è in grado di mettere a disposizione della comunità.
Questo è un obiettivo che riguarda tutti noi. Torino oggi ha bisogno certamente di un rinnovamento che riguarda tanti aspetti economici e sociali. Ma ha bisogno soprattutto di affetto e di attenzione, di “simpatia” e di intelligenza, di coraggio e intraprendenza, di unità, per essere accompagnata a crescere di nuovo in una delle svolte più delicate della sua storia. Torino ha bisogno anche di mantenere e potenziare quell’anima religiosa e laica insieme, che l’ha sempre caratterizzata come città accogliente, solidale e inclusiva di tutti.
Nei cambiamenti che ci attendono e che dobbiamo affrontare, la famiglia Agnelli può offrire ancora contributi importanti allo sviluppo complessivo della Città e del suo territorio.Il ricordo di Marella, della sua dedizione generosa,può essere stimolo per questo nostro impegno comune, sorretto da una sicura speranza, quella che la Parola di Dio ci indica nella fede della risurrezione, pur non ostentata, ma vissuta concretamente sul piano etico e civile. Essa può essere il collante che ci accomuna nel ricordo e nel desiderio di camminare, come singole persone e come comunità, verso traguardi possibili di solidale e fruttuosa condivisione.
Mi auguro pertanto, cari amici, che quest’occasione di preghiera e di comune prossimità, anche dolorosa, per la perdita di persone riconosciute e stimate dalla Città, sia per tutti uno sprone a collaborare uniti, per edificare una città sempre più umana, civilmente ricca di prospettive positive per ogni suo abitante,nessuno escluso. Una città protesa a quel “di più” di solidarietà e di giustizia – e dunque di speranza – che anche questa celebrazione infonde nei nostri cuori.
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