Cultura
A Torino l’anteprima di Waiting, il film di Stefano Di Polito che racconta l’immigrazione partendo dalle scuole multiculturali
Sabato 9 marzo, alle ore 20.30, all’interno del programma di gLocal Piemonte Movie, verrà proiettato in antemprima al cinema Massimo di Torino, “Waiting“, il nuovo film di Stefano Di Polito (“Mirafiori Lunapark”).
Si tratta di un film documentario che vuole portare l’attenzione sui diritti dei minori raccontando due scuole multiculturali di Torino, dove la percentuale di figli di immigrati raggiunge il 95% e mostrando anche le attese delle loro famiglie.
Alla vigilia di uno spettacolo teatrale i bambini di due classi seconde elementari, composte in prevalenza da figli di immigrati, raccontano l’attesa per il loro saggio.
I piccoli protagonisti provano per l’ultima volta le scene dello spettacolo: è una favola ambientata nel quartiere di Porta Palazzo simbolo dell’immigrazione a Torino.
Racconta di una notte in cui un fulmine colpì l’orologio sulla torretta e fece cadere la lancetta dei secondi: da allora nel mercato più multietnico d’Italia tutti vivono in attesa che qualcuno faccia ripartire il tempo.
Accanto alle emozioni dei bambini il film documentario mostra le attese delle loro famiglie: c’è chi teme lo sfratto, chi cerca un lavoro, chi vorrebbe far crescere i figli in un mondo più sereno.
Waiting descrive anche lo stato d’animo di alcuni minorenni giunti in Italia senza le loro famiglie e di un richiedente asilo che aspetta gli esiti della commissione.
Nella favola sono i bambini a spiegarci che cosa si può fare per sbloccare il tempo.
Osservando da vicino come funzionano gli orologi antichi, scoprono che il contatto tra gli ingranaggi deve essere perfetto.
La stessa soluzione dovrebbe funzionare nella vita di tutti i giorni.
Per interrompere l’attesa e tornare a prenderci cura di chi vive attorno a noi, l’unica soluzione è ristabilire il contatto tra gli esseri umani.
https://www.facebook.com/stefano.d.polito/videos/10216744578994056/
Spiega il regista Stefano Di Polito: “Ho scelto di girare Waiting perché stiamo vivendo tutti in un periodo di attesa, anche chi osserva quanto sta capitando, senza intervenire o prendere posizione.
Alle attese già snervanti legate al lavoro, alla casa e ai documenti, in quest’ultimo periodo abbiamo vissuto simbolicamente anche l’attesa nei porti o nel Mediterraneo.
La situazione sta peggiorando politicamente e socialmente e queste persone spesso non hanno il diritto di votare, di esprimersi, di chiedere dei cambiamenti.
Subiscono le scelte dall’alto, si dà per scontato la loro sofferenza.
Si è creata una distanza che prima non c’era, ci sono forti conflittualità. Si respira rancore e aggressività. Razzismo. Queste barriere si creano spesso perché non si conoscono a fondo queste persone, non ci sono momenti di incontro e di confronto, si sono ridotte le relazioni.”
E ancora: “E poi ci sono le scuole “multiculturali” come quelle di Porta Palazzo, le scuole “Parini” e “Aurora”, che dovrebbero essere protette, che andrebbero sostenute, perché hanno un ruolo importantissimo nella società.
Queste scuole sono un laboratorio del futuro. Un laboratorio di pace, di convivenza, di tolleranza. Di amicizia. Costruiscono per prime l’Italia del domani. Ci lavorano maestre e maestri molto attenti, disponibili, che s’impegnano con tutte le loro energie. Anche loro non possono essere lasciati da soli.
In queste scuole ho incontrato la vitalità dei bambini e la loro bellezza come metafora di una società del futuro, incentrata sulla convivenza pacifica e gioiosa tra culture diverse.”
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