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Cronaca

Camera di Commercio di Torino traccia un bilancio del 2018: calano le imprese, la ripresa si allontana

Redazione Quotidiano Piemontese

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Presentata oggi a Palazzo Birago la tradizionale indagine realizzata dalla Camera di commercio di Torino relativa alla natimortalità imprenditoriale in provincia di Torino, sulla base dei dati delle nuove iscrizioni e cancellazioni di impresa avvenute nel 2018.

“L’aumento delle cessazioni, ma soprattutto le aperture in forte diminuzione fanno segnare nel 2018 una contrazione evidente del tessuto imprenditoriale torinese: anche nei settori che si mantengono positivi, come i servizi e il turismo, la crescita appare rallentata. A preoccupare particolarmente il continuo calo delle imprese “under 35”, che valgono solo il 9,5% del totale, e il nuovo stop delle attività femminili, che nel 2017 sembravano esser ripartite – osserva Vincenzo Ilotte, Presidente della Camera di commercio di Torino –. Per superare le difficoltà, siamo in campo con numerosi servizi gratuiti per formare chi vuole mettersi in proprio e fornire consulenze personalizzate ed efficaci prima e dopo l’avvio di impresa”.

Avvio di impresa: quali ostacoli?

Secondo i dati raccolti dal Settore Nuove imprese della Camera di commercio di Torino, attraverso un monitoraggio degli utenti degli ultimi 3 anni, le maggiori difficoltà in fase di apertura di impresa riguardano le forme di finanziamento dell’impresa (23% dei rispondenti), la complessità degli adempimenti burocratici (19%), la ricerca di clienti e il posizionamento sul mercato (15%). Una volta avviata l’azienda, è ancora la burocrazia a creare maggiori problemi (38%), insieme alla difficoltà di reperire finanziamenti (30%). Tra chi ha aperto, il 69% ha utilizzato esclusivamente mezzi propri per finanziare lo sviluppo dell’attività, mentre è estremamente ridotto il numero di chi ha fatto ricorso a contributi pubblici.

Per venire incontro a queste difficoltà, la Camera di commercio di Torino offre gratuitamente servizi di consulenza e di orientamento. Oltre ad una prima formazione su temi come la definizione dell’idea di impresa, gli adempimenti necessari, i requisiti professionali, i finanziamenti disponibili, quest’anno si rinnova il Servizio “Impresa Informata”, che offre consulenza gratuita specialistica con la collaborazione di alcune associazioni di categoria (Confartigianato, Casartigiani, Coldiretti, CIA, Confagricoltura, Confcooperative e Lega Nazionale Cooperative) aderenti al Comitato per l’Imprenditoria Femminile di Torino www.to.camcom.it/impresainformata

Inizia invece il 2 e 3 aprile l’edizione primaverile del seminario “Nuove imprese ai blocchi di partenza”, due giornate per illustrare i requisiti per l’avvio di attività, i regimi fiscali e contributivi previsti e le informazioni relative al rapporto con le banche e ai finanziamenti www.to.camcom.it/impresainformata

Principali dati

Il 2018 si chiude con una netta contrazione del tessuto imprenditoriale torinese, con un totale di 220.902 imprese registrate, -1.557 rispetto al 2017. Il tasso di crescita è negativo, pari a -0,31%, simile al valore del 2014, che era stato il peggiore degli ultimi 10 anni. Tornano a crescere le cessazioni (che l’anno scorso erano in calo), ma nel contempo scendono ancora, come nel 2017, le nuove iscrizioni (solo 13.352).

Tutte le aree della provincia torinese hanno registrato un tasso di crescita negativo rispetto al 2017: in netta contrazione il Canavese e la valle di Susa, mentre solo Torino città si mantiene di poco in positivo, con un +0,15%.

Si conferma nel 2018 la struttura frammentata del tessuto imprenditoriale torinese, costituito per il 95,5% da micro imprese (con meno di 10 addetti); sono 3,9% le piccole, non supera l’1% la somma totale tra le medie e le grandi. Per quanto riguarda la natura giuridica, per il 53,2% si tratta di imprese individuali, una scelta che pur essendo più rischiosa in termini patrimoniali, risulta più semplice nella gestione e meno costosa. Tuttavia, le uniche imprese che crescono, nel contesto provinciale sono le società di capitale: nel 2018 hanno conseguito un tasso di crescita del +3,13%. Peggiora il tasso di sviluppo, invece, di tutte le altre forme giuridiche.

Capacità di sopravvivenza

La probabilità di sopravvivenza di un’impresa dopo la nascita è fortemente condizionata sia dalla natura giuridica, sia dal settore di attività economica. Forme imprenditoriali meno strutturate rilevano una maggiore fragilità e una più bassa capacità di sopravvivere rispetto a modelli organizzativi più complessi.

Guardando alle imprese che sono nate 5 anni fa, ad oggi è sopravvissuto poco più della metà delle imprese individuali (il 51,1%) e i due terzi delle società di persone (il 67,6%). Più elevata, invece, la percentuale fra le società di capitali (il 79,4%), le imprese cooperative e le altre forme giuridiche, la cui probabilità di sopravvivenza sale rispettivamente all’80,4% e all’83,3%.

Per quanto riguarda il settore di attività economica, le imprese che mostrano maggiore capacità di sopravvivenza sono quelle agricole (il 76,4% di sopravvissute dopo 5 anni), mentre le meno resistenti sono quelle che erogano servizi turistici, fra le quali solo il 13,5% è sopravvissuto dopo 5 anni.

ANDAMENTO PER SETTORI

Prosegue anche nel 2018 il processo di terziarizzazione che ha coinvolto negli ultimi anni il tessuto imprenditoriale della provincia di Torino: in un generale calo, continuano a registrare un incremento i servizi alle imprese, che si confermano essere il primo settore in termini numerici, e i servizi alle persone.

Servizi prevalentemente orientati alle imprese (+0,1%; il 25,4%)

Per il secondo anno questo settore ruba il primato al commercio per numero di attività: con 56.211 imprese e un lieve incremento della consistenza (+0,1%), il comparto aumenta la sua quota e arriva a rappresentare il 25,4% del totale.

La crescita è imputabile soprattutto all’incremento delle attività di supporto per edifici e paesaggio (+3,3%), in particolare delle imprese specializzate in pulizia di edifici (+9,3%), delle attività di supporto per le funzioni di ufficio (+1,9%, es. reception, fatturazione e archiviazione, gestione del personale) e di organizzazione di convegni e fiere (+1,1%). In aumento anche le attività finanziarie e assicurative (+1,0%).

Calano tutte le altre principali voci del settore: trasporti e magazzinaggio merci diminuiscono del -2,7%, ma al suo interno fanno eccezione i taxisti che, in controtendenza, registrano un incremento (+0,6%). Diminuiscono le agenzie di viaggio (-2,0%), di noleggio e leasing (-1,0%), così come i servizi di informazione e comunicazione (-1,3%) e le attività professionali scientifiche e tecniche (-0,3%).

Commercio (-1%; il 25,0%)

Con 55.192 attività, il settore rappresenta oggi un quarto del tessuto economico provinciale. Il calo della consistenza ha riguardato indistintamente tutti i principali comparti del settore: dall’ambulantato al commercio al dettaglio in sede fissa, dall’ingrosso agli intermediari. Uniche eccezioni sono state registrate dall’ingrosso, dettaglio e riparazione di autoveicoli (+1,9%) e dal commercio al di fuori di negozi, banchi e mercati (+1,1%), dove spicca l’e-commerce con incremento del +9,7% rispetto al 2017.

Tra i negozi di vicinato in sede fissa specializzati in generi alimentari (+0,8%), si registra una flessione principalmente delle panetterie (-3,7%) e delle macellerie (-0,8%); stabili i negozi di frutta e verdura mentre crescono le pasticcerie (+3,4%), le torrefazioni (+15,6%) e le rivendite di tabacchi (+1,7%).

Tra i negozi al dettaglio specializzati in generi non alimentari (-3,1%), crescono sia gli esercizi di computer e software (+1%) sia i negozi di telefonia (+2,9%).

In calo le edicole (-6,4%), le librerie (-2,0%), le profumerie (-6,3%), i negozi di giocattoli (-12,8%) e i negozi di animali (-1,6%). Scendono anche i mobilifici (-2,1%), i negozi di casalinghi (-5,8%), abbigliamento e accessori (-3,8%), calzature (-5,7%), mentre risultano in aumento le farmacie e parafarmacie (+5,8%).

Infine, continua la crescita di iper/supermercati (+3,6%), mentre sono in calo i minimercati (-1,7%).

Costruzioni (-2,1%; il 15,0%)

Scende, per il nono anno consecutivo, il numero di imprese edili in provincia di Torino (-2,1% rispetto al 2017). In calo i “mestieri” di completamento e finitura di edifici tra cui i muratori (-2,1%), i lavoratori specializzati in tinteggiatura e i vetrai (-1,6%), gli installatori di impianti elettrici (-1,8%) e di impianti idraulici (-1,7%; il 9,4%). In flessione anche le imprese che effettuano lavori generali di costruzione di edifici (-3,4%), nonché le attività specializzate in opere di ingegneria civile (-4,7%).

Industria (-1,9%; il 9,5%)

Il calo nel 2018 è di oltre 400 unità rispetto al 2017 (-1,9%). Segnali negativi arrivano da tutti i principali comparti: meccanica (-4,7%), carta ed editoria (-3,9%), fabbricazione di legno e mobili (-3,2%) e apparecchiature elettriche ed elettroniche (-3,1%). Poco incoraggiante anche la performance dei mezzi di trasporto (-2,7%; il 3,2%) dove la fabbricazione di autoveicoli e componenti ha registrato la flessione più sostenuta (-3,3%). Anche i settori che negli anni passati si sono distinti per la loro tenuta nel 2018 registrano una battuta d’arresto: l’industria alimentare e delle bevande cala dell’1,3%. Unico settore “positivo” si conferma quello della riparazione, manutenzione e installazione di macchine e apparecchiature che segna un +1,3%.

Turismo (+0,6%; il 7,1%)

Questo comparto prosegue, anche se in maniera più contenuta, la fase espansiva già registrata negli anni scorsi, segnando una crescita del +0,6%, soprattutto grazie alle attività di ristorazione fissa e mobile (+1,6%). In calo invece i bar e le caffetterie (-0,7%), che rappresentano poco meno del 41% del totale del comparto, e gli hotel (-2,7%), mentre sono in crescita le altre strutture ricettive (+5,2%), come campeggi, ostelli, rifugi, affittacamere.

Servizi alle persone (+0,9%; il 7,1%)

Continua la crescita del settore che, nel 2018, incrementa la consistenza del +0,9%, anche se in misura più contenuta rispetto agli anni passati. Le performance positive sono registrate dalle categorie “istruzione, sanità e assistenza sociale” (+2,8%; il 18,5% del comparto) e le “altre attività” (+1,4%; il 53,8%). Nella prima voce crescono i servizi di supporto all’istruzione, dai corsi sportivi e ricreativi (+16%), ai corsi di formazione e aggiornamento professionale (+1,9%), così come i servizi di assistenza residenziale verso i soggetti più deboli, come anziani e disabili (+27,4%) o minori (+12,1%).

Tra le “altre attività”, crescono gli istituti di bellezza (+3,6%), le attività di tatuaggio e piercing (+13%) e i servizi di cura degli animali (+4,3%). Risultano in calo, invece, tutte le altre voci: dalle attività creative, artistiche e culturali (-1,4%) a quelle sportive e di intrattenimento (-0,3%). Diminuiscono, dopo dieci anni consecutivi di crescita ininterrotta, le sale da gioco (-3,5%).

Agricoltura (-1,5%; il 5,5%)

Si riduce ancora il settore agricolo torinese, registrando un -1,5%. Unica performance lievemente positiva – in linea con il trend registrato l’anno passato – è quella realizzata dalla coltivazione di ortaggi (+0,4%), mentre si rileva al contrario una flessione più o meno marcata in tutte le altre voci principali del settore.

LE COMPONENTI IMPRENDITORIALI

Le imprese artigiane: -1,03% (27% del totale delle imprese)

Continua il processo di erosione delle imprese artigiane della provincia di Torino che a fine 2018 risultavano pari a 59.613 unità, con un tasso di crescita negativo (-1,03%). Costruzioni (il 41,6%) e industria manifatturiera (il 20,1%) sono i primi due settori che vanno a comporre il mondo delle imprese artigiane e registrano, in termini di consistenza, una flessione rispettivamente del -2,8% e del -2,7% rispetto al 2017.

Le imprese femminili: -0,26% (22,1% del totale)

Nel 2018 sono 49.165 le imprese femminili registrate nella provincia di Torino. A livello settoriale, si concentrano principalmente nel commercio (il 28,4% del totale), nei servizi prevalentemente orientati alle imprese (il 25,3%) e nei servizi orientati alle persone (il 14,7%). Minore, invece, la presenza nel turismo (il 9,3%), nell’industria manifatturiera (il 7,0%), nell’agricoltura (il 6,4%) e nelle costruzioni (il 3,2%).

Il 42,2% delle imprenditrici è nella fascia d’età fra i 50 e i 69 anni mentre il 38,6% ha un’età compresa fra i 30 e i 49 anni.

Le imprenditrici straniere rappresentano il 9,1% del totale e hanno registrato un incremento rispetto al 2017 del +2,5%. La prima nazionalità delle imprenditrici straniere si conferma quella rumena (il 21% del totale), seguita da quella cinese (il 12%) e marocchina (il 9%).

Le imprese straniere: +3,22% (11,7% del totale delle imprese)

Continua la fase espansiva delle imprese straniere della provincia di Torino che, anche nel 2018, aumentano la loro consistenza raggiungendo le 25.906 unità, con un conseguente tasso di crescita positivo (+3,22%). Tutti i settori sono in crescita: dai servizi alle persone al turismo, dall’industria al commercio.

Per quanto riguarda le posizioni imprenditoriali straniere in prima posizione si conferma la Romania (il 23,5% degli stranieri), seguono in ordine di importanza il Marocco (15,9%), la Cina (7,6%), l’Albania (4,6%) e la Francia (4,4%). Se si guardano i settori in cui si concentrano le prime cinque nazionalità, si confermano le specializzazioni imprenditoriali: gli imprenditori rumeni e albanesi si dedicano soprattutto alle attività edili (rispettivamente il 61% ed il 49% delle posizioni), i marocchini al commercio (il 46%), i cinesi alle attività legate al turismo (il 34%) o al commercio (il 27%).

Le imprese giovanili: -650 (9,5% del totale delle imprese)

Ancora in calo, di oltre 650 unità, le imprese giovanili, che ammontano a 21.005. L’unico settore in crescita è quello agricolo dove si registra un incremento del 2,1%. La flessione più marcata è registrata dalle costruzioni (-8,9%), cui seguono il commercio (-4,5%) e le attività di servizi alle imprese (-0,6%), alle persone (-2,6%), fino al manifatturiero (-2,4%).

Se si analizzano, infine, tra le imprese giovanili le diverse sotto-componenti, calano anche le imprese “under 35” straniere (-4,8%; il 26% delle imprese giovanili) e le femminili (-3,1%; il 27,8%).

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