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Torino, il Centro Italo-Arabo non piace al M5s: chiesta la revoca della concessione

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Da più di vent’anni il Centro Italo-Arabo a Porta Palazzo è riferimento per una società multietnica e multiculturale. Organizza incontri, conferenze e seminari con la partecipazione di intellettuali, scrittori, sacerdoti, imam, rabbini, ma non piace al M5s. Il vice presidente del Consiglio Comunale Viviana Ferrero e il consigliere Fabio Gosetto hanno chiesto la revoca della concessione ottenuta nel 1998 e scaduta a fine 2018. Vorrebbero istituire un nuovo bando per concedere quegli spazi a una o più associazioni che si occupano di “integrazione, inclusione, partecipazione, di tutte le comunità di lingua araba e cultura islamica presenti sul territorio torinese con modalità di gestione trasparenti e condivise con l’amministrazione”. I motivi alla base di questa scelta sono imputabili al fatto che, secondo il M5s, il centro gestito da Younis Tawfik ha rendicontato di rado le attività, non ha molti soci, è troppo poco culturale, multietnico e dedito all’integrazione e all’interscambio tra diverse culture etniche ed è anche mal recensito su internet.

Questo ordine del giorno potrebbe creare un precedente, in quanto è pensabile che venga richiesta la revoca di tutte le concessioni decennali in scadenza a Torino e sono decine le associazioni che potrebbero essere coinvolte.

Younis Tawfik, scrittore e presidente dell’Associazione Dar al Hikma (in arabo Casa della Sapienza), che ha aperto il centro con sede in via Fiocchetto, gestisce 12 dipendenti, ha spese per 70 mila euro l’anno, di cui 11 mila di tassa rifiuti. Non prende un euro di contributi pubblici, dal 2010 paga le utenze con i propri soldi e in vent’anni ha investito circa un milione e mezzo in un immobile mal ridotto.

“Non so che dire. Ci sentiamo accusati di qualcosa che nemmeno capiamo – dichiara Tawfik a La Stampa -. Da vent’anni quest’associazione è in prima linea contro integralismo, razzismo, terrorismo. Ospitiamo quindici associazioni che usano la nostra struttura gratuitamente. Pochi mesi fa abbiamo organizzato una conferenza al Sermig sull’integralismo con 800 partecipanti. Come si fa a dire che non facciamo cultura?”

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