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Sciopero nazionale dei benzinai di mercoledì 6 febbraio, non tutto è deciso

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Dopo che le sigle sindacali Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc/Anisa Confcommercio della categoria dei benzinai ha indetto uno sciopero di 24 ore, che partirà martedì 5 febbraio alle 22 e finirà alle 22 di mercoledì 6 febbraio, queste sono state convocate dal Sottosegretario al MEF, l’onorevole Bitonci per il giorno 5 febbraio, presso la sede ministeriale di Via XX settembre.

La situazione è “congelata”, come annuncia la Federazione Autonoma Italiana Benzinai, considerato anche l’interessamento del governo a trovare un accordo per ristabilire la situazione ottenuta con il precedente governo, dopo 15 anni di trattative.

Il motivo della chiusura sta in una serie di decisioni riconducibili al Ministero economia e finanze che hanno modificato sensibilmente gli impegni precedentemente assunti dal Governo volti a riconoscere il maggior aggravio, riconosciuto come ingiusto e non voluto, subito dai Gestori, in ragione dei costi collegati all’utilizzo delle carte di pagamento elettroniche per le transazioni sui carburanti, sul cui prezzo al pubblico pesa l’imposizione fiscale, come è noto, per una parte preponderante (oltre il 65%).

“Al prezzo medio attuale della benzina (circa 1,5 euro al litro), ogni 100 euro di commissioni che il sistema bancario pretende dal gestore, 66,59 euro sono generati dal tributo incassato dall’Erario, vale a dire proprio dal Mef, che quindi più di qualunque altro soggetto dovrebbe sostenere e prudentemente difendere tale provvedimento. Quel provvedimento sul credito d’imposta che, partorito 13 mesi fa, i gestori non hanno neanche potuto cominciare a spendere per i ritardi dell’amministrazione, è stato reso persino tassabile ed è stato incassato nel frattempo dal monopolista Nexi che ha cominciato a raddoppiare il peso delle commissioni, senza che né il Mef, né l’Antitrust, trovassero niente da ridire, nonostante le ripetute sollecitazioni”- spiegano i rappresentanti sindacali.

 

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