Cronaca
Progetto G3P: presentato il Piano d’Azione della Città di Torino contro i crimini d’odio
I crimini d’odio basati su razzismo e xenofobia sono troppo spesso sottovalutati. È necessaria una comprensione più diffusa ed approfondita sulle cause che possono generarli quali la diffusione di stereotipi e pregiudizi, la crescente accettazione sociale di atteggiamenti e comportamenti discriminatori e l’aggravarsi di tensioni sociali tra le fasce più vulnerabili della popolazione.
Per approfondire queste tematiche, questa mattina nell’ambito della conferenza finale del progetto europeo G3P Reloaded, è stato affrontato il tema della “Cooperazione interistituzionale nel contrasto dei crimini d’odio” e la presentazione del Piano d’Azione della Città di Torino contro i Crimini d’odio.
Il piano è il risultato delle attività e delle riflessioni scaturite in seno al progetto Good Practice Project Plus Reloaded con partner l’Associazione torinese Altera, il Migrant Centre Northern Ireland e il Ministero degli Interni della Finlandia.
Il piano, presentato oggi dalla Sindaca di Torino Chiara Appendino e dall’Assessore ai Diritti Marco Giusta, ha tre obiettivi fondamentali: aumentare la consapevolezza della natura dei crimini d’odio e incoraggiarne la denuncia, prevenire i crimini d’odio e assicurare sostegno e protezione alle vittime, rafforzare la capacità delle forze dell’ordine di perseguire e sanzionare i crimini d’odio.
“Si tratta di un progetto encomiabile nato in ambito internazionale e teso ad alzare la guardia nel richiamare le comunità a porre molta attenzione al rispetto reciproco e a mai indulgere in comportamenti rabbiosi, aggressivi, lesivi dell’onorabilità, azioni peraltro sanzionate dall’ordinamento penale – sottolineano la sindaca Chiara Appendino e l’assessore alle Pari Opportunità Marco Giusta. Le cronache italiane riportano statistiche tutt’altro che tranquillizzanti sui livelli crescenti di violenza verbale e rabbia. Purtroppo da sole le sanzioni non sono sufficienti, occorre incidere a livello educativo.
Per atti d’odio, come quelli legati alla violenza di genere, al razzismo, all’omofobia e a tutte le altre forme di esclusione legate alle diversità, gli enti locali in primis possono e devono fare tanto; poiché molti di questi crimini avvengono in uno spazio politico e sociale concreto. Proprio per questa ragione l’Amministrazione deve essere in grado di fornire risposte immediate, flessibili e consapevoli dei contesti specifici, ma anche la società civile può fare molto. Siamo certi che si possa costruire insieme alla comunità, ai gruppi particolarmente esposti al rischio di crimini d’odio e alla popolazione residente in generale, una reale possibilità di partecipazione alle azioni di prevenzione e contrasto alla criminalità. La costruzione di buone pratiche passa anche attraverso il coinvolgimento delle e dei giovani promuovendo iniziative e campagne di sensibilizzazione, organizzando altresì appuntamenti e riflessioni a tema. Si tratta di azioni atte a incidere profondamente e a riaffermare ancora una volta il nostro modello positivo di città che punta al dialogo, all’accoglienza e all’inclusione di tutte e tutti, che combatte ogni forma di razzismo ed esclusione – concludono la sindaca Appendino e l’assessore Giusta. In questo quadro sono determinanti gli uomini e le donne di tutte le forze dell’ordine, in modo particolare gli agenti di prossimità della nostra Polizia locale che, grazie alla loro quotidiana opera di mediazione, svolgono un compito insostituibile nella prevenzione e nella composizione dei conflitti”.
IL PROGETTO
G3P Reloaded è cofinanziato dal “Programma Rights Equality and Citizenship dell’Unione europea” e coinvolge Agenzie di applicazione della legge e sistema giudiziario, al fine di sviluppare e mettere in opera politiche innovative, e vittime di razzismo e xenofobia, per indurle a superare la riluttanza e a segnalare incidenti e crimini che abbiano subito o di cui siano state testimoni.
Il Progetto affronta il tema dei crimini d’odio con motivazioni razziali e si fonda su due elementi: il primo, le buone pratiche individuate in Irlanda del Nord e Finlandia, e almeno parzialmente sperimentate in altri 10 Stati Membri, dal precedente Good Practice Plus Project. Il secondo, l’approccio di prossimità adottato dalla Polizia Municipale di Torino, che include, nel quadro di un accordo con il sistema giudiziario, azioni di comunità, accrescimento della consapevolezza tra i giovani, servizi di cura per le vittime, processi di ricostruzione della coesione sociale.
La maggior parte delle attività si è svolta nel corso del 2018. Innanzitutto, 2 moduli di formazione (per un totale di 4 giornate) congiunta con magistrati, forze dell’ordine, servizi cittadini e associazioni, per un totale di quasi 80 partecipanti. Nel corso dell’autunno, inoltre, si sono tenuti due “community events” che hanno coinvolto forze dell’ordine, associazioni di comunità potenzialmente vittime di crimini d’odio razzisti, servizi comunali e operatori e operatrici dell’informazione (circa 50 partecipanti a evento).
Infine, nel corso di tre visite di studio, i partner hanno potuto visitarsi a vicenda e scambiare pratiche, informazioni e metodologie di lavoro con forze dell’ordine e realtà della società civile nei tre paesi.
I CRIMINI D’ODIO
I crimini d’odio sono crimini caratterizzati dalla presenza di motivazioni o finalità determinate da un pregiudizio basato sull’appartenenza (vera o presunta) della vittima a un particolare gruppo sociale, religioso, etnico, ecc.
È opportuno ribadire che la connotazione “d’odio” si applica ad azioni che sono crimini di per sé: aggressioni fisiche, danneggiamenti, violenze sessuali e addirittura omicidi.
La motivazione o finalità discriminatoria rappresenta quindi, per così dire, un’aggravante per tre ordini di ragioni: forma estrema di negazione dei principi di eguaglianza e di responsabilità; le vittime vengono colpite per ciò che sono e non per ciò che fanno inviando al gruppo di cui esse fanno parte un messaggio di umiliazione e di paura; la coesione delle comunità ne viene minata isolando le vittime.
Numerose indagini e rapporti indicano come incidenti e crimini motivati da razzismo e xenofobia siano una realtà quotidiana nell’Unione europea. Al tempo stesso rilevano che tra il 75 e il 90% degli incidenti gravi non vengono segnalati alla polizia. Per quanto riguarda l’Italia, a fronte di un elevato numero di casi riportati dai mezzi di comunicazione e dalle organizzazioni di tutela dei diritti fondamentali, nel 2015 solo 90 crimini chiaramente identificati come motivati da razzismo sono stati registrati dalla polizia, oltre a 279 casi di crimini d’odio “non specificati”. Secondo ENAR – European Network Against Racism (2014), inoltre, tra il 40 e il 60% dei casi identificati come crimini d’odio non sono stati investigati a fondo e appropriatamente. Preoccupazioni per la mancanza di risposte efficaci e di misure concrete per migliorare la segnalazione e registrazione dei crimini razzisti e aumentare la fiducia delle vittime verso la polizia e il sistema giudiziario sono state espresse nelle Osservazioni Conclusive sull’Italia (2016) del Comitato delle Nazioni Unite sull’eliminazione della discriminazione ‘razziale’ (UNCERD).
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