Piemonte
Treni, in Piemonte scende il numero dei pendolari. Legambiente: ‘Servono risorse per il servizio ferroviario regionale’
C’è un’Italia in movimento, che aspetta il treno. Il trasporto ferroviario è un po’ lo specchio del Paese e delle sue contraddizioni, con segnali di straordinaria innovazione e regioni dove, invece, il degrado del servizio costringe centinaia di migliaia di persone a rinunciare a prendere il treno per spostarsi. A raccontare quanto succede sulle ferrovie italiane è il rapporto Pendolaria di Legambiente, che dal 2008 analizza ogni anno la situazione del trasporto ferroviario in Italia, con numeri e storie e il duplice obiettivo di illustrare i risultati di politiche e investimenti e di dare forza alla costruzione di un paese più sostenibile.
Il numero dei passeggeri a livello nazionale aumenta, toccando quota 5,59 milioni e segnando un nuovo record rispetto al 2012 (+7,9% in 4 anni). Sono infatti 2 milioni e 874 mila coloro che ogni giorno usufruiscono del servizio ferroviario regionale e 2 milioni e 716 mila quelli che prendono ogni giorno le metropolitane, presenti in 7 città italiane, in larga parte pendolari. E per entrambi i numeri sono in crescita, come per l’alta velocità. Ma il paradosso c’è: diminuiscono i chilometri di linee disponibili e la crescita nasconde differenze rilevanti nell’andamento tra le diverse Regioni e tra i diversi gestori. In alcune parti del Paese la situazione è migliorata, mentre in altre è peggiorata e si è ampliata la differenza nelle condizioni di servizio. Se tra Firenze e Bologna, per esempio, l’offerta di treni non ha paragoni al mondo, con 162 treni che sfrecciano a 300 km/h nei due sensi di marcia ogni giorno, in diverse parti del Piemonte migliaia di persone non prendono più il treno per via dei tagli e del degrado del servizio. Il trasporto ferroviario soffre in particolar modo della riduzione dei finanziamenti statali, con una diminuzione delle risorse stanziate tra il 2009 e il 2018 pari a -20,4%, a cui si potrebbe aggiungere nel 2019 un ulteriore taglio di 300 milioni, per una clausola di salvaguardia nella legge di Bilancio che ha buone probabilità di scattare vista la situazione economica. A quel punto le risorse in meno sarebbero oltre il 6%, rispetto allo scorso anno, con la conseguenza di vedere meno treni nelle Regioni.
“In Piemonte i dati indicano che l’emorragia di pendolari degli anni scorsi non si è ancora arrestata. Per questo ci auguriamo che la riapertura ad inizio anno della linea Saluzzo-Savigliano non resti una notizia positiva ma isolata, e che vengano gettate le basi per la riapertura di tutte le linee tagliate nel 2011 -dichiara Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta-. Quella delle grandi opere è una falsa priorità e i numeri lo dimostrano in modo lampante. Il vero deficit da colmare è nelle città e in un servizio ferroviario regionale con troppe carenze. Più che di una sterile e inopportuna campagna pro-Tav il Piemonte ha bisogno di affrancarsi dal ruolo di fanalino di coda tra le regioni del Nord Italia, investendo con forza a favore di un trasporto ferroviario pendolare di qualità”.
In Piemonte nel 2017 sono state in media 166.445 le persone che ogni giorno hanno preso un treno, in diminuzione rispetto al 2016 quando si attestavano a 167.556 mila. Per tornare almeno ai 175.400 viaggiatori del 2011, anno in cui sono state cancellate 14 linee cosiddette “minori”, per Legambiente servono maggiori investimenti. In Piemonte gli stanziamenti per il servizio ferroviario si attestano a 5,51 milioni di euro l’anno, appena lo 0,05% del bilancio regionale. Il paragone con le vicine regioni del Nord Italia non regge: la Lombardia stanzia per il servizio ferroviario 176 milioni di euro, l’Emilia Romagna 37 milioni di euro, il Veneto 16,7 milioni.
L’Italia, insomma, è spaccata a metà, con 9 Regioni e le due Province autonome in cui i passeggeri sono aumentati e 10 in cui sono diminuiti o rimasti invariati. Cresce il numero di persone che prende il treno al nord – come in Lombardia (750 mila), è triplicato dal 2001 in Alto Adige, raddoppiato in Emilia-Romagna, cresciuto di 60 mila in Puglia. Analoghi i successi della metropolitana a Milano (con più passeggeri delle altre 6 città italiane dotate di metro), dei tram a Firenze e a Bergamo. Molto diversa la situazione del Piemonte dove a causa delle linee soppresse i passeggeri sono calati del 4,4% mentre è drammatica in particolare la situazione in Sicilia, dove si è passati da 50.300 a 37.600 viaggiatori (dal 2009 ad oggi) in una Regione con 5 milioni di abitanti e grandi spostamenti pendolari, e in Campania dove si è passati da 413.600 viaggiatori a 308.500 (ma con un trend in risalita negli ultimi anni).
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