Scuola e formazione
L’Università in mano ai privati: le proteste di studenti e professori per l’apertura di Burger King e McDonald’s
In seguito all’apertura di Burger King e McDonald’s tra fine dicembre 2018 e inizio gennaio 2019, a due passi da Palazzo Nuovo, sono fioccate proteste da parte degli studenti, ma anche dai professori.
McDonald’s, infatti, si trova proprio nei locali di proprietà privata che ospitavano un’aula studio e gli uffici dell’EDISU, l’Ente per il Diritto allo Studio, mentre Burger King è entrata direttamente negli spazi commerciali del nuovo polo di Palazzo Aldo Moro, in parte ancora da ultimare.
Il palazzo, di nuova costruzione, è stato realizzato con il project financing, un sistema di finanziamento che permette di ridurre i costi da parte dell’Università, ma dall’altra parte concede al privato l’uso dei locali per almeno 30 anni. L’area destinata ai locali commerciali è di 5 mila metri quadri su 18 mila metri quadri complessivi, che saranno consegnati ai dipartimenti (il primo ad occupare una parte dei locali sarà quello di Lingue) dell’Università degli Studi di Torino a settembre 2019.
La zona su cui ora sorge Palazzo Aldo Moro è rimasta per dieci anni inutilizzata a causa di verifiche giudiziarie e ricorsi. Inoltre, le ditte appaltatrici dei privati concessionari hanno impiegato due anni per ultimare i lavori. La decisione del Vice-Rettore per la valorizzazione del patrimonio edilizio dell’Ateneo e la programmazione dello sviluppo edilizio, prof. Bartolomeo Biolatti, sembra nelle motivazioni giusta, considerando la situazione di stallo che si era creata, ma il risultato è molto lontano dalle aspettative di studenti, ricercatori e docenti.
Unito vuole promuovere da un lato, con Unito Green Office, un’immagine di Università che agisce per una società più sostenibile, ma dall’altra non è attenta quando stipula un accordo con il privato nel tutelare tutto ciò che rappresenta e insegna ai propri studenti.
Abbiamo sentito il prof. Antonio Romano, docente di Glottologia e Linguistica del Dipartimento di Lingue e Letterature straniere e Culture moderne che ha raccolto le opinioni di alcuni colleghi e commenta così: “Oggi molti ricercatori e studenti sono contrariati per il fatto che da anni si sforzano di proporre un modello di società che favorisca il riconoscimento delle identità contro l’omologazione del globale, che promuova la cultura e il valore del cibo contro lo spreco e lo sfruttamento indiscriminato delle risorse e del lavoro, la gastronomia italiana come patrimonio dell’umanità. Sembra paradossale che dopo il lancio di Unito Green Office, l’Ateneo sia sceso a questi compromessi. Dev’essersi trattato sicuramente di una condizione irrinunciabile per riottenere la fruibilità dell’area. Ora però il problema è convivere con una multinazionale del fast food che non corrisponde al modello che si coltiva a Palazzo Nuovo quando si ragiona sulla cultura del turismo e del territorio, nonché sul valore della differenza, della sostenibilità ambientale, delle persone”.
Ed è proprio la convivenza con il colosso americano che non va giù ad alcuni studenti, che hanno protestato, chi animosamente, con lanci di vernice e scritte sulle vetrine che vogliono “i privati fuori da Unito” e chi con più ironia indicando la direzione per il Burger King con la scritta “dieta mediterranea”, prontamente cancellata. È stata anche aperta una pagina facebook dedicata alla “Palazzina Cheeseburger” che raccoglie meme e vignette ironiche sul tema.
Anche alcuni professori si sono mossi e stanno raccogliendo le firme in una lettera, diretta al prossimo CdA di Unito, in cui prendono posizione e annunciano la possibilità di non entrare nella nuova sede. Se da una parte si può capire la ragione dei docenti, dall’altra non si può pensare di tardare ulteriormente il trasferimento del dipartimento, per evitare agli studenti di seguire lezioni seduti sui pavimenti, in aule che non hanno la capienza necessaria o di non avere affatto aule per seguire le lezioni, in particolare quelle di lettorato che spesso sono l’ultima ruota del carro. Come il Dipartimento di Lingue anche altri dipartimenti di Unito hanno carenza di spazi e aule e non è difficile immaginare che questa situazione di dissenso possa disturbare nell’assegnazione futura dei locali e delle aule.
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