Cronaca
Decreto Sicurezza: Chiamparino conferma che la Regione Piemonte presenterà ricorso davanti alla Corte Costituzionale
Intervistato il 7 gennaio da Sky, il presidente Sergio Chiamparino ha confermato che la Regione Piemonte presenterà ricorso davanti alla Corte Costituzionale sulla parte del decreto Sicurezza che tocca competenze regionali: “Ci rivolgeremo alla Corte: proprio stamattina ho avuto conferma dalla nostra Avvocatura – che su questo si sta anche confrontando con i colleghi della Regione Toscana – che esistono le condizioni giuridiche per il ricorso alla Consulta: il decreto, impedendo il rinnovo del permesso di soggiorno per motivi umanitari, avrà ripercussioni sulla gestione dei servizi sanitari e assistenziali, di nostra competenza, che la Regione ha finora erogato ai migranti interessati. Noi continueremo a fornire le cure necessarie, in base al principio universale che quando una persona sta male deve essere curata, ma sono evidenti le gravi conseguenze che il decreto avrà sul territorio piemontese, creando di colpo una massa di ‘invisibili’ di cui in qualche modo la Regione e i Comuni dovranno comunque occuparsi, nel campo della sanità e delle politiche sociali, con evidenti e paradossali ripercussioni negative proprio sul terreno della sicurezza e della convivenza civile. Non si tratta di disobbedienza,
piuttosto di obbedire al principio fondamentale secondo cui una persona che sta male deve essere curata”.
Nei giorni scorsi Chiamparino, dopo aver ricordato che “le forti critiche che emergono in tutto il Paese sono le stesse che avevo avanzato in un recente incontro con i sindaci e i responsabili Sprar del Piemonte”, aveva annunciato che “non possiamo stare a guardare come se non stesse accadendo nulla. Stiamo dunque valutando se esistono i fondamenti giuridici per un ricorso della Regione, direttamente o come tramite dei Comuni, alla Corte Costituzionale. Se ci sono le condizioni giuridiche, non perderemo tempo”
L’assessora ai Diritti. Monica Cerutti, aveva aggiunto che il 18 dicembre scorso il Consiglio regionale ha approvato un ordine del giorno contrario al decreto e che questa norma è “in totale contrasto con la nostra legge regionale n.5/2016 contro tutte le discriminazioni, che applica invece i principi costituzionali”.
Su questo tema Cerutti ha anche sostenuto che “era ora che partisse una protesta diffusa contro un decreto che, come sa bene anche chi l’ha proposto, non prevede nulla che incentivi la sicurezza” ed ha ricordato che “la Regione ha subito lanciato l’allarme per la situazione di irregolarità in cui si sarebbero venuti a trovare in Piemonte almeno 5000 migranti e ha istituito un tavolo di crisi con l’Anci regionale, che si è riunito l’ultima volta il 21 dicembre. Immagino che i sindaci di Novara e Domodossola, che invece difendono la bontà della nuova normativa, non siano a conoscenza delle criticità che hanno denunciato molte altre amministrazioni, indipendentemente dal colore politico, come Torino e Asti. Ora dobbiamo valutare quali strumenti mettere in campo a difesa dei diritti delle persone come prevede la nostra Costituzione, indipendentemente dalla loro origine”.
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