Cronaca
Convivere con il lupo e ridurre le predazioni: da Casalborgone è partita un’iniziativa di informazione e divulgazione della Città metropolitana
La Città Metropolitana di Torino chiederà alla Regione Piemonte lo stanziamento di risorse adeguate per il rimborso agli allevatori dei danni derivanti dalle predazioni effettuate dai canidi. Lo ha annunciato la Consigliera metropolitana delegata alla tutela della fauna e della flora, Barbara Azzarà, durante l’incontro pubblico sul tema “In bocca al lupo”, che si è tenuto nella serata di mercoledì 12 dicembre a Casalborgone, per iniziativa della Città Metropolitana e dell’amministrazione comunale. La Consigliera Azzarà potrebbe inoltre chiedere il sostegno del Consiglio metropolitano, proponendo un ordine del giorno per impegnare la Sindaca metropolitana Chiara Appendino a richiedere alla Regione misure di sostegno agli allevatori le cui greggi siano state attaccate da lupi o da cani selvatici. L’ordine del giorno dovrebbe inoltre prevedere la richiesta del rifinanziamento delle misure del Piano di sviluppo rurale riservate agli allevatori, con la contestuale estensione al territorio della collina torinese e dell’alto astigiano.
L’incontro del 12 dicembre al teatro San Carlo di Casalborgone aveva lo scopo di informare la cittadinanza sulle cause naturali e sulle conseguenze del ritorno del carnivoro nella collina torinese. Sono intervenuti la Consigliera Azzarà, il funzionario responsabile del progetto “Salviamoli Insieme” Leone Ariemme e il sindaco di Casalborgone Francesco Cavallero. Come aveva spiegato la consigliera Azzarà in un recente incontro con la stampa a Lauriano, il picco di predazioni di capi ovini e caprini avvenuto nelle ultime settimane è legato alla naturale espansione territoriale del lupo, che spinge i nuovi nati alla ricerca di un territorio idoneo e libero da esemplari della stessa specie.
Il ritorno del lupo
Nel corso dell’incontro a Casalborgone sono state ripercorse le tappe del ritorno del lupo nelle Alpi occidentali. In Piemonte il carnivoro si era estinto negli anni ‘20 del secolo scorso. Le prime segnalazioni di nuovi esemplari, provenienti dall’Appennino, risalgono al 1992 e riguardano le vallate del Cuneese. In provincia di Torino i primi esemplari furono avvistati nel 1994 in Valle di Susa. La prima documentazione di una riproduzione avvenuta con successo nelle vallate torinesi risale al 1997, mentre la prova genetica della presenza del lupo nella zona collinare risale allo scorso mese di novembre. A Casalborgone il pubblico intervenuto alla serata organizzata dalla Città metropolitana e dal Comune ha potuto apprendere una serie di informazioni scientifiche sulla specie Canis lupus lupus, sul suo comportamento, sull’alimentazione e sull’organizzazione sociale dei branchi che popolano le montagne e le colline del territorio metropolitano.
La dimensione dei branchi in Italia varia dai due ai nove esemplari, a seconda dell’estensione del territorio a loro disposizione e della disponibilità di prede, siano esse selvatiche o domestiche. Del branco fanno parte una coppia riproduttiva, i cuccioli e alcuni individui di età compresa tra uno e tre anni. Gli esemplari singoli sono stati scacciati da un branco, oppure sono alla ricerca di un compagno o di una compagna o li hanno persi.
I lupi si accoppiano tra febbraio e marzo e la nascita dei piccoli si verifica tra fine aprile e metà maggio. Ogni femmina partorisce in media cinque cuccioli, ma pochi riescono a sopravvivere nel primo anno di vita. Il lupo teme l’uomo e ha un comportamento elusivo. Le sue tane si trovano in luoghi impervi e difficilmente accessibili. In Italia gli individui in dispersione che si allontanano dai branchi possono percorrere anche più di 300 km dall’area in cui è presente il loro branco di provenienza. Ma in Alaska un lupo in dispersione può percorrere anche 600 Km alla ricerca di prede e di un territorio in cui insediarsi. L’area in cui un branco è stanziato e caccia abitualmente ha un’estensione che varia da 60 a 350 Km quadrati, a seconda della morfologia del territorio e della disponibilità di prede. In estate iI lupi si muovono da soli o in coppia per cacciare, ma senza allontanarsi molto dalle tane in cui sono allevati i cuccioli. Nei mesi invernali la caccia avviene in branco e in territori più estesi. con spostamenti che possono arrivare fino a 25 Km al giorno. I lupi comunicano tra individui e tra branchi con ululati, la cui modulazione varia a seconda dei messaggi da trasmettere, durante la caccia, l’esplorazione del territorio o in caso di pericoli imminenti. Lasciano segni odorosi della loro presenza sul territorio, attraverso l’urina e gli escrementi o raspando il terreno e le piante. Non sono esclusivamente carnivori, perché possono cibarsi anche di frutta, graminacee e bacche di Rosa canina. Prediligono gli ungulati selvatici e domestici, le lepri e i piccoli mammiferi come la marmotta. Ma, a seconda delle circostanze e della disponibilità di prede, possono cibarsi anche di carcasse di animali già predati o di rifiuti di origine umana.
Il monitoraggio sulla presenza dei lupi nei diversi territori è basato sulla ricerca di tracce come gli escrementi, i peli le impronte, gli ululati, gli avvistamenti e le predazioni. L’analisi degli escrementi fornisce indicazioni sulla dieta degli esemplari presenti in un territorio.
Chiunque avvistasse un canide libero o un animale predato, in ambiente rurale, può contattare i numeri della Città metropolitana 011-8616987, 011-8616914 o 349-4163347.
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