Cultura
Nel cerchio di Coccinella, intervista con Gabriella Mancini
A Torino, in via Rossini al numero 3, c’è una casa gialla, un po’ storta. E’ lei la protagonista di Nel cerchio di Coccinella, delicato e un po’ magico racconto di Gabriella Mancini per Buendia Books.
In questa casa vive un’anziana donna e due giovani si presentano per acquistarla. Con loro c’è un gatto. Casa, gatto, anziana donna. Saranno loro i protagonisiti di questa vicenda che si snoderà nel tempo e per le strade di Torino sotto la guida un po’ improvvisata di un felino goloso di avventure. Trovate qui la recensione del libro.
Gabriella Mancini ha risposto alle mie domande.
Un gatto come guida per un viaggio un po’ magico. Come è nata l’idea di questo racconto?
Ogni Natale scrivevo una storia al mio primogenito Leonardo. L’anno scorso decisi che era il momento di dedicare un racconto al mio bambino più piccolo: Filippo. L’immagine della sua manina sul pelo della nostra gatta, Coccinella, è stato il ‘la’. Poi, la penna si è mossa da sola. Guardare il microcosmo torinese attraverso l’iride felina mi ha guidato.
C’è molta magia nel racconto, molta poesia. Merito dei gatti o di Torino?
Di entrambi. Torino è la mia città: un luogo che si svela man mano e che non si fa amare da chiunque. Un luogo con la L maiuscola che, come i gatti, sa nascondere la propria personalità ma, se si sa cogliere tra le righe, può sorprendere e incantare a lungo…
Torino, e quella casa in particolare, sono al centro della vicenda. Qual è il tuo rapporto con la città?
A Torino sono nata, cresciuta, ho studiato e mi sono innamorata. Sono partita e ritornata, l’ho pensata con nostalgia da lontano e, qualche volta, l’ho patita da vicino. I cortili della Cavallerizza Reale (o ‘Irreale’ che sia) e alcuni scorci del centro altamente ‘non borghese’ mi hanno portato lontano con l’immaginazione. Mi hanno fatto camminare dentro la storia di Coccinella, seguendo qualche ricordo e sentendo sulla pelle l’appartenenza a una vecchia capitale. Una città che amo per le contraddizioni, per un certo mistero, per quel che pensa e non dice. In poche parole per qualche ‘non ostentato’ ma vero scorcio di poesia che riesce a regalarmi.
Immagina una trasposizione cinematografica del tuo racconto. Gatti a parte, quali attori ti piacerebbe interpretassero i tuoi personaggi?
Visto che posso spaziare con la fantasia e questa domanda mi permette di sognare per un attimo… allora lo faccio – grazie – in grande! Avrei visto molto bene un film di animazione alla ‘Gabbianella e il gatto ‘ ma se parliamo di attori in carne e ossa… desidererei ardentemente Luigi Lo Cascio per Gennaro, Jasmine Trinca per Cecilia, Laia Costa (spagnola) per la giovane Sara e il mitico Daniel Bruhl (Goodby Lenin) per Filippo. Suad e Michele? Troppo difficile ma se Favino facesse una passeggiata insieme a me per Porta Palazzo… sicuramente troveremmo la Suad giusta.
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