Cultura
I delicati battiti del cuore, intervista con Manuela Chiarottino
Torniamo a parlare con Manuela Chiarottino per presentare “I delicati battiti del cuore“, raccolta che comprende un romanzo e tre racconti. Il romanzo è Ancora prima di incontrarti, una dura storia con protagonista la giovane Giulia, che perde quello che lei è convinta essere il suo grande amore in un tragico incidente, ci vorranno anni alla ricerca di quel cuore perduto per riuscire a vivere di nuovo.
I racconti sono due tostissime storie di violenze e soprusi sulle donne, Fiori di Loto e Libera, e una piccola poesia che guarda il mare, che infatti porta il titolo di Uno sguardo verso il mare. Trovate qui la recensione della raccolta.
Manuela Chiarottino ha risposto alle nostre domande.
Un romanzo e tre racconti in una raccolta. Cosa lega le tre storie?
Tutte le storie parlano di sentimenti e hanno come protagoniste delle donne che stanno vivendo un momento di difficoltà. Dalla solitudine al bisogno ossessivo d’amore, dall’anoressia alla violenza. In tutti i casi, però, riusciranno a trovare dentro di loro la forza necessaria e una nuova consapevolezza.
Partiamo ovviamente da “Ancora prima di incontrarti”. Abbiamo una giovane donna, un amore mitizzato, una famiglia lontana, distrurbi di alimentazione e un’idea fissa difficile da smontare. Da cosa è nata l’idea di questo romanzo?
Il prologo è un mio ricordo d’infanzia, la nonna in realtà era mia madre e io la bambina nascosta dietro la bambola. Tutto il resto è pura fantasia, anche se mi accomuna con Gioia la timidezza dell’adolescenza. Da quelle prime pagine, nate come un racconto, ho inventato una storia che vuole parlare di come si rischia di innamorarsi dell’amore, legandosi a qualcuno solo per non sentirsi soli. E soprattutto come prima di amare un’altra persona bisogna imparare a voler bene a se stessi.
Sei riuscita a coinvolgere il lettore portandolo nella mente di Giulia e quasi a convincerlo che possa esserci un fondamento nella sua idea che un cuore possa portarsi dietro i ricordi anche dopo un trapianto. Come hai costruito questo personaggio e questa idea?
L’idea mi è venuta vedendo un servizio in cui una donna ritrovava il ragazzo che aveva ricevuto il cuore di suo figlio e piangeva abbracciandolo, quasi come fosse lui. Ho letto sull’argomento e ho scoperto che esiste una teoria secondo la quale il cuore porta con sé i ricordi e quindi i sentimenti di chi lo possedeva, con tanto di testimonianze, come spiego nel libro. Naturalmente poi ognuno può decidere se crederci o meno e Gioia prenderà la sua decisione.
Torino non manca nemmeno in questo romanzo. Questa volta però non è il porto sicuro, ma più che altro una casa da cui fuggire per la protagonista…
Lo ammetto, spesso non resisto e finisco per citare Torino, ma in questo caso per la protagonista è soltanto il posto dove ha vissuto con la famiglia, sentendosi sempre sola e incompresa, quindi un luogo per lei permeato di tristezza. D’altronde ogni città può essere per noi più o meno magica a seconda dell’esperienza che lì abbiamo vissuto.
Per quanto riguarda i racconti, i primi due sono delle vere e proprie scudisciate sulla pelle nuda. Duri, immediati. Si parla di violenze e soprusi sulle donne. Un tema tristemente attuale…
Sì, sono temi forti, ma anche nel romanzo si parla di anoressia e di trapianto. Sono in fondo tutte storie d’amore, tra un uomo e una donna o verso se stessi, ma se il primo vuole fare anche sognare, con i racconti volevo portare una riflessione in più, ma sempre con un messaggio di speranza.
L’ultima domanda la conosci. Quali attori ti piacerebbe interpretassero i tuoi protagonisti in una trasposizione cinematografica del romanzo?
Protagonista maschile Douglas Booth e protagonista femminile Eleanor Tomlinson.
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