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A Torino il Congresso Mondiale dei giuslavoristi: dal 4 al 7 settembre, al Campus ILO delle Nazioni Unite

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Dal 4 al 7 settembre a Torino, al Campus dell’ILO delle Nazioni Unite di Torino, si terrà il Congresso Mondiale dei giuslavoristi, esperti di diritto del lavoro.

Saranno oltre 500 gli esperti di diritto del lavoro, provenienti da tutto il mondo, che si riuniranno dal 4 al 7 settembre 2018 nel campus dell’International Training Centre dell’ILO (International Labour Organization delle Nazioni Unite) di Torino, per il congresso mondiale dei giuslavoristi, dal titolo: “Trasformazioni del lavoro: sfide per i sistemi nazionali di diritto del lavoro e della sicurezza sociale”.

Sette gruppi di ricerca internazionali, formati prevalentemente da rappresentanti delle istituzioni e delle principali università, presenteranno i risultati di oltre un anno di confronti e comparazioni sull’evoluzione del lavoro, sulle politiche del welfare e di sostegno al reddito adottate dai vari Paesi, sul ruolo dei migranti nelle nostre società, sui numeri del lavoro informale nei diversi continenti, sulla contrattazione collettiva e sul ruolo degli Stati nelle nuove relazioni industriali.

Il meeting sarà aperto il 4 settembre alle ore 17:00 da Tiziano Treu, nella veste di presidente della Società Internazionale di Diritto del Lavoro e della Sicurezza Sociale (ISLSSL), presidente del CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro) e docente dell’Università Cattolica Milano.

Due le relazioni all’inizio dei lavori: quella di Tiziano Treu e quella di Thomas Anton Kochan, professore MIT Sloan School of Management.

Previsti gli interventi, tra gli altri di Chiara Appendino, Marina Brollo, Nino Boeti, Giuseppe Casale, Sergio Chiamparino, Claudio Cominardi, Guy Ryder e Paolo Tosi.

“La rivoluzione digitale per il lavoro ha riaperto in Europa il dibattito non solo sulla flessibilità degli orari, ma sulla loro riduzione. Il recente contratto dei metalmeccanici tedeschi ha riconosciuto il diritto dei lavoratori di ridurre (per due anni) l’orario settimanale a 28 ore (con parziale riduzione del salario) con il diritto a ritornare all’orario normale (di 35 ore). In cambio ai datori di lavoro è stata riconosciuta una maggiore flessibilità nell’organizzazione di tali orari. E il part time sta configurandosi come un sistema diffuso di ridistribuzione del lavoro spesso all’interno della famiglia- dice Tiziano Treu –  Il cambiamento è così profondo che sta manifestando un’inadeguatezza non solo delle regole tradizionali ma delle stesse categorie fondative del diritto del lavoro, a cominciare da quello subordinato. Non si tratta di dubbi espressi da giuristi teorici, ma da incertezze che pervadono, il legislatore, le parti sociali e le stesse decisioni della magistratura”.

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