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Cultura

Torna alla luce la cappella del Castello del Valentino

Redazione Quotidiano Piemontese

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Il Castello del Valentino, sito UNESCO con le Residenze Sabaude dal 1997, è non solo sede storica del Politecnico di Torino e tutt’ora luogo di formazione e ricerca, ma ormai da un ventennio è al centro dell’attenzione come polo di primo interesse in un programma di valorizzazione che lo riconsegni alla comunità accademica, ma anche all’intera città anche come patrimonio storico e architettonico.

Il Castello del Valentino è infatti ormai luogo di lezioni guidate, offerte su prenotazione a visitatori stranieri come ai cittadini torinesi, spesso sorpresi di scoprire, dietro alla cancellata (peraltro tra gli ultimi interventi di restauro) una realtà di così assoluta ricchezza, di tuffarsi tanto nell’età di Cristina di Francia quanto nella vita dell’istituzione ottocentesca della Regia Scuola di Applicazione per gli Ingegneri, il primo nucleo di quello che, dal 1906, sarà il Politecnico.

Al centro di lunghi lavori di restauro sin dagli anni Ottanta del secolo scorso, il Castello del Valentino è oggi un campo aperto di valorizzazione, in un programma – esteso dalle facciate agli appartamenti d’onore, fino ai locali di servizio – che ha visto la direzione scientifica congiunta della Soprintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici del Piemonte e della Soprintendenza ai Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte, ora riunite nella Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per il Comune e la Provincia di Torino, ma che ha coinvolto anche docenti ed esperti del Politecnico stesso e che ha trovato nell’Area Edilizia dell’Ateneo un qualificato appoggio per l’esecuzione degli interventi.

“Ringrazio tutti coloro che hanno lavorato con impegno ai restauri, che hanno permesso di restituire il Castello del Valentino alla città. La condivisione della conoscenza è per il Politecnico non solo un obiettivo strategico definito sui temi della ricerca e del trasferimento tecnologico ma, intesa in senso ampio, è la modalità con cui fare sistema con il Territorio per contribuire a rendere sempre di più Torino Città della cultura, oltre che Città universitaria”, ha commentato il Rettore Marco Gilli nel corso della sua visita in occasione del completamento dei lavori di restauro e valorizzazione della cappella del Valentino, finalmente restituita al suo antico splendore negli stucchi bianchi e nei sapienti volumi.

Quella della cappella non è tanto una scoperta, quanto una riscoperta, il disvelamento di uno spazio, al piano terreno del padiglione nord-ovest, rivolto verso la città, che era stato per molti versi dimenticato. Impiegato per le esigenze di segreteria, modificato da contropareti, tanto che solo gli stucchi della volta apparivano a tratti riconoscibili, con i volumi di cappella e sacrestia snaturati, il luogo votivo aveva perso gran parte della propria identità. Il nuovo intervento di restauro ne restituisce ora tutta la ricchezza e individua la committenza della cappella per quanto riguarda gli apparati decorativi non tanto in Cristina di Francia, la prima signora del castello, quanto nella nuora Maria Giovanna Battista, in una continuità di legame tra le Reggenti e la residenza fluviale.

Ricompone inoltre quell’immagine unitaria, complessiva, che il lungo e delicato intervento sugli appartamenti d’onore del primo piano nobile, sulle facciate, sulla cancellata e sui porticati ottocenteschi aveva proceduto a ridelineare, ma di cui ancora mancano non pochi elementi.

“Moltissimo è stato fatto, ma ancora molto rimane da fare, perché questa sia una sede ancora più funzionale per i dipartimenti afferenti all’area dell’Architettura, ma anche perché si apra sempre più alla città e alla collettività, punto focale di un programma che, nel Masterplan di Ateneo, guarda all’asse del Po come polo di sviluppo per un futuro ormai prossimo”, conclude il Rettore.

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