Ambiente
Controlli dopo gli incendi nel torinese: gli animali resistono ma il terreno è impoverito
Gli incendi boschivi di fine ottobre in Valsusa e in altri territori montani della Città Metropolitana di Torino hanno seriamente danneggiato la fauna selvatica, patrimonio indisponibile dello Stato e quindi della collettività? È l’interrogativo che ha spinto la Città Metropolitana a mettere in campo le competenze dei tecnici e dei funzionari dei servizi Tutela Fauna e Flora e Pianificazione e Gestione Rete Ecologica, Aree Protette e Vigilanza Ambientale, per capire quanti e quali danni possono aver subito gli animali che popolano i territori montani e pedemontani.
“Le operazioni, – spiega la Consigliera metropolitana Elisa Pirro, delegata all’ambiente, alla tutela della fauna e della flora, ai parchi e alle aree protette – si sono svolte con la collaborazione del personale dei Comprensori Alpini di caccia TO1, TO3 e TO5, del Parco Nazionale del Gran Paradiso, del Parco regionale delle Alpi Cozie e dei Carabinieri Forestali. La Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Torino ha impegnato una quindicina di studenti del corso di Gestione delle Risorse faunistiche per affiancare gli operatori coinvolti”.
La Consigliera Pirro ha voluto rendersi conto di persona della metodologie utilizzate per il monitoraggio, assistendo alle operazioni condotte venerdì 17 novembre nella zona di Mompantero, a cui si riferiscono le foto da lei scattate.
A partire da venerdì 10 novembre è stato effettuato un monitoraggio campione in Val di Susa,Valle dell’Orco e Val Chisone, poi esteso anche alla zona del Parco provinciale del Tre Denti-Monte Freidour. Nel frattempo è stata acquisita la cartografia digitale delle aree interessate dagli incendi, elaborata a partire da foto satellitari del Politecnico di Torino, che partecipa al programma “Copernicus” dell’Unione Europea.
In Valle di Susa sono state controllate in particolare le zone tutelate, le oasi di protezione del Rocciamelone, i SIC e l’oasi xerotermica dell’Orrido di Foresto, che rientra nel Parco Naturale Alpi Cozie. Hanno partecipato al monitoraggio due operatori del Comprensorio Alpino TO3, due guardaparco del Parco Alpi Cozie, quattro agenti faunistico-ambientali della Città Metropolitana, accompagnati da un ex-collega in pensione come volontario e da una dozzina di studenti accompagnati dal professor Luca Rossi. Sono stati percorsi a piedi alcuni tratti, per verificare l’eventuale presenza di animali selvatici morti o feriti e la presenza di fauna selvatica viva, segnalata dalle tracce di passaggio. L’area è stata suddivisa in nove transetti percorsi a piedi, interessando in modo omogeneo una zona che si estende dal Comune di Chianocco a quello di Mompantero. In quasi tutti i transetti sono state rilevate alcune tracce recenti del transito di cinghiali, cervi, caprioli, camosci, lepri, volpi e lupi. Alcuni animali sono stati osservati direttamente: ad esempio gli scoiattoli. Nei giorni precedenti, durante il normale svolgimento del loro servizio gli agenti faunistico-ambientali avevano osservato esemplari di Coturnice presenti a quote insolitamente basse, sicuramente a causa degli incendi che ne avevano compromesso l’habitat e la disponibilità alimentare alle quote in cui abitualmente svernano. Lo spostamento dal territorio abituale è avvenuto per tutte le specie per mancanza di cibo nelle zone attraversate dal fuoco. Nel Comune di Mompantero nel periodo successivo all’incendio sono stati recuperati un capriolo e un camoscio in evidente difficoltà, per cause da imputare all’azione del fuoco. Gli animali sono stati affidati alle cure del Centro Animali Non Convenzionali di Grugliasco. Durante l’incendio si era già intervenuto per un caso analogo per un altro capriolo a Bussoleno. Nelle prime perlustrazioni sono stati segnalati altri cinque caprioli morti, di cui si sono però perse le tracce nei successivi sopralluoghi congiunti.
In Valle Orco, grazie alla collaborazione del personale del Comprensorio Alpino TO5 sono stati eseguiti tre transetti nelle zone montane dei Comuni di Locana, Sparone e Ribordone, ciascuno percorso da quattro operatori. Non sono state rinvenute carcasse di animali, ma sono state rilevate tracce ed è stata avvistata fauna selvatica viva. Le fiamme avevano attraversato velocemente il bosco, bruciando essenzialmente il substrato di foglie e rami secchi senza in apparenza compromettere o intaccare le piante verdi, tanto che dall’esterno non si nota quasi il passaggio del fuoco, in quanto le chiome degli alberi sono integre.
In Val Germanasca una squadra composta da operatori del Comprensorio Alpino TO1 ha effettuato un sopralluogo dalla località Bovile di Perrero alla Punta Muret, percorrendo la cresta di confine con la Val Chisone e scendendo poi lungo la pista di accesso all’alpeggio del Muret. L’area ha un’altitudine compresa tra 1400 e 2200 metri e, nonostante l’esposizione prevalentemente a sud, al momento del monitoraggio si presentava in gran parte innevata. Nelle settimane precedenti alla nevicata di metà novembre era però stata interessata da un incendio che, sui tre versanti della Punta Muret, era proseguito per quasi quattro settimane, con effetti per il bosco meno gravi rispetto a quanto avvenuto in Valle di Susa. Nessuna carcassa è stata rinvenuta e sono stati osservati direttamente solo alcuni caprioli. Sulla neve sono state rinvenute numerose tracce di camosci, caprioli, cervi, cinghiali, lepri e scoiattoli. Il fatto di aver constatato la presenza recente di fauna selvatica è il segno di un’alta capacità di resilienza dell’ambiente ai danni causati dell’incendio.
Nella zona di Cumiana i tecnici del Servizio Gestione Rete Ecologica, Aree Protette e Vigilanza Ambientale hanno avviato a partire da mercoledì 15 novembre il rilievo dei danni prodotti dall’incendio boschivo all’interno e nei pressi del Parco provinciale Tre Denti-Freidour, sia per verificare l’eventuale presenza di carcasse di animali morti, sia per la verifica dei danni al patrimonio forestale. L’incendio ha interessato una superficie che è circa il 50% dell’intera estensione del Comune di Cumiana. Il rilievo si è per ora concentrato nella zona compresa fra la Borgata Bastianoni, il colle Aragno, il monte Freidour, il colle Prà l’Abbà e il colle Crò. Non sono stati rinvenuti resti di animali morti mentre, nonostante l’estensione e la durata, l’incendio non pare aver prodotto danni gravi. Nell’area finora indagata il fuoco ha avuto un andamento di tipo radente, rimanendo cioè a livello della lettiera di foglie e salendo molto raramente sulle chiome degli alberi. In poche decine di piante sono state verificate scottature irreversibili: soprattutto in una porzione limitata di bosco presso la fontana del Pieu. Nelle zone più elevate vicine alle creste le fiamme hanno bruciato quasi esclusivamente praterie disseccate, interessando marginalmente la copertura forestale. E’ chiaro però che la mineralizzazione della sostanza organica e la scopertura del terreno in forte pendenza diminuiranno la fertilità dei terreni, con il rischio di smottamenti o frane, che la presenza di alberi e arbusti concorreva ad evitare.
I monitoraggi proseguiranno nei prossimi giorni sulla restante parte del parco e su altre aree interessate da incendi, con un progetto più articolato di assistenza ai Comuni.
Iscrivi al canale Quotidiano Piemontese su WhatsApp, segui la nostra pagina Facebook e continua a leggere Quotidiano Piemontese