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Legambiente aggiorna la classifica dello smog: Torino sempre maglia nera

Redazione Quotidiano Piemontese

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Aria sempre più inquinata con un bollettino rosso in peggioramento, come dimostrano gli ultimi aggiornamenti di Legambiente. Da gennaio a oggi a Torino salgono a 70 i giorni di superamento di PM10, mentre Milano è arrivata a quota 59 gg. Male anche Pavia (66gg), Cremona (65gg di superamento) e Padova (60gg). È quanto denuncia Legambiente che ha aggiornato di nuovo i dati di “Pm10 ti tengo d’occhio” riportando da gennaio a meta ottobre, quelle città che hanno superato il limite di legge dei 35 giorni di sforamento, con una media giornaliera oltre i 50 microgrammi per metro cubo, previsto per le polveri sottili (PM10). Ma oltre al PM10, la cappa di smog che sta sovrastando la Pianura Padana e molte regioni del Nord Italia è composta anche di ossidi di azoto (NOx ), la cui fonte principale ancora oggi è costituita dai trasporti stradali e in particolare dalle auto. Da Torino a Milano passando per Roma sono scattati anche i blocchi delle auto Euro4, e i più moderni Euro5 e Euro6.

Azioni mirate ma prese con troppa lentezza e che secondo Legambiente non basteranno a contrastare l’emergenza smog e a ridurre le emissioni inquinanti. Quello che serve è un pacchetto di interventi concreti e coraggiosi che coinvolgano tutte le città d’Italia, a partire dalla messa al bando, tra il 2020 e il 2025, dei motori diesel e dei veicoli più inquinanti dalle metropoli italiane con più di 50mila abitanti, con standard sempre più elevati da dover rispettare per poter accedere alle aree urbane. L’addio ai diesel, per Legambiente sarà un processo possibile, lento ma inesorabile, che in questa fase di transizione deve essere accompagnato da altre azioni concrete: è fondamentale mettere in campo politiche tariffarie ad hoc come la road pricing e la ticket pricing per l’ingresso con veicoli a motore nelle aree urbane, sull’esempio dell’Area C di Milano che ha istituito zone a pedaggio urbano. Quando il livello di inquinamento invernale ed estivo è troppo elevato, occorre imporre limiti di velocità più bassi sulle strade urbane (dove il limite proposto di 30 km/h serve anche ad aumentare la sicurezza della mobilità ciclopedonale) e rivedere la velocità massima consentita anche su quelle extraurbane (70 km/h) e sulle autostrade (110 km/h). E soprattutto incentivare e potenziare il trasporto pubblico e quello su ferro, dare più spazio alla micromobilità e alle aree ciclopedonali che attraversano nelle diverse direttrici i centri urbani, sostenere una mobilità sostenibile e nuova con nuove risorse.

Sono queste in sintesi le proposte antismog di Legambiente per ridurre le emissioni inquinanti legate alle auto e al traffico. Ciò sarà possibile o è solo utopia? Per l’associazione ambientalista si tratta di proposte attuabili e che in Europa trovano già un terreno fertile a partire proprio dalla messa al bando dei motori a diesel. La città di Copenaghen, ad esempio, già dal primo gennaio del 2019 dire addio ai motori a diesel per migliorare la qualità dell’aria della metropoli. L’Italia, invece, è ancora indietro anche se le buone pratiche messe in atto in alcune città italiane lasciano ben sperare. Segnali positivi arrivano ad esempio da Firenze che entro il 2020 chiuderà il centro storico a tutte le auto. La metropoli fiorentina ha inoltre lanciato il servizio di car sharing solo elettrico, le bici in sharing, i taxi elettrici, e poi c’è il successo della linea Tram Firenze-Scandicci.

“L’emergenza smog – dichiara Rossella Muroni, presidente nazionale di Legambiente – è sempre più cronica. Il protocollo antismog firmato dal ministero dell’ambiente e da alcune regioni del Nord da solo non basta, perché in questa partita devono essere coinvolte tutte le città italiane mettendo in campo, in tempi brevi, interventi strutturati, concreti e coraggiosi che riguardano la messa al bando dei motori a diesel e dei veicoli più inquinanti, ma anche azioni incentrate sulla mobilità sostenibile, il trasporto pubblico per far in modo che le auto diventino l’ultima delle soluzioni possibili per gli spostamenti dei cittadini. Quello che serve è una strategia nazionale per la qualità dell’aria e allo stesso tempo un piano per la mobilità in città, accompagnato da studi accurati sulle fonti di emissione, eseguiti a scala locale e urbana, per pianificare le giuste politiche di intervento. Senza dimenticare che per città libere dallo smog e centri urbani sempre più smart, partecipativi e inclusivi servono anche azioni di rigenerazione e riqualificazione urbana, interventi di efficienza energetica, più spazi verdi e azioni a tutela del suolo. Di certo non serve appellarsi alla danza della pioggia per sperare che i livelli di PM10 si abbassino”.

Legambiente ricorda che oggi l’Italia continua ad avere il record per numero di auto per abitante: ad esempio il tasso di motorizzazione arriva a 62 auto ogni 100 abitanti della città di Roma. Inoltre nel nostro Paese, secondo gli ultimi dati Up, nei primi sette mesi del 2017 le nuove immatricolazioni di autovetture sono risultate in crescita dell’8,6% con quelle diesel a coprire il 56,4% del totale (era il 56,5% nello stesso periodo del 2016) e quelle a benzina il 32,5%. Le auto a diesel inquinano più di quanto dichiarato dalla legge e dalle prove di omologazione svolte dai diversi stati produttori. Per questo l’associazione ambientalista chiede tra l’altro un nuovo regolamento che obblighi a fare i controlli sulle emissioni reali delle auto e tra le altre proposte.

Infine l’associazione ambientalista ricorda che per città libere dallo smog è necessario: ridisegnare strade, piazze e spazi pubblici e la creazione di zone 30, in cui imporre il limite di velocità massimo di 30 km/h. Centri urbani completamente sicuri e rinnovati, in grado di tornare a respirare anche grazie alla creazione di nuovi spazi verdi e alla piantumazione di nuovi alberi in città, nelle vie del centro e delle periferie, ma anche sugli edifici e sui tetti. È inoltre fondamentale avviare la riqualificazione degli edifici pubblici e privati, per ridurre i consumi energetici e le emissioni inquinanti e rendere gli edifici più sicuri dal rischio sismico e idrogeologico con l’obiettivo di riqualificare in 30 anni tutti gli edifici pubblici e privati. Vietare l’uso di combustibili fossili, con esclusione del metano, nel riscaldamento degli edifici a partire dalla prossima stagione di riscaldamento. Ed introduttore l’etichetta energetica sulle caldaie installate, similmente a quanto fatto in Germania: una etichetta intelligente che informi i condomini del consumo della propria caldaia e invogli a cambiarla prima che giunga a fine vita (che si rompa o non funzioni più).

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