Cittadini
Chiara Appendino risponde alle accuse del declino di Torino: è una realtà che cresce
La sindaca di Torino Chiara Appendino ha scritto una lettera di risposta a un articolo di Luigi La Spina dal titolo Il declino silenzioso di Torino, ora la città si sente tradita.
Scrivo non solo come sindaca di Torino ma anche e soprattutto come torinese. Come orgogliosa cittadina di quella che è stata la prima capitale d’Italia, faro dello sviluppo dell’intero Paese e luogo di patrimoni culturali, storici e artistici. In ogni mio intervento, l’ho ribadito più volte, amo affidarmi ai dati più che alle opinioni, e questa occasione non farà eccezione.
Nell’articolo pubblicato ieri su queste pagine a firma di un vostro editorialista si legge di una presunta città «in declino». Tra i simboli del declino narrato senza alcun dato a supporto vi sarebbe un calo del turismo, eppure l’occupazione delle camere d’albergo a settembre si è assestata a un +8,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Si ventila poi un clima allarmistico dell’industria locale che da sempre si distingue nei settori automotive, aerospazio, telecomunicazioni, bio-medicale, enogastronomico e non solo.
Chiariamo subito che Torino è una città che ha sofferto la crisi più di altre e in cui le imprese hanno pagato un prezzo enorme. Eppure – pur in un quadro di crisi globale – secondo la consueta indagine trimestrale dell’Unione Industriale tutti i principali indicatori sono finalmente positivi e lasciano intravedere un rilancio produttivo su basi solide.
La strada da fare è ancora lunga ma sono segnali di cui va tenuto conto. Credo sia anche importante sottolineare che questa narrazione di declino non solo non rende giustizia ma rischia di danneggiare eccellenze della nostra città come, ad esempio, l’Università e il Politecnico. Tutto ciò, ci tengo a sottolinearlo, è merito dell’intera comunità. Di una Torino ricca di inventiva e laboriosità, che vede come protagonisti tutte le istituzioni, le aziende, le realtà sociali e i cittadini.
Anche sulla cultura e gli eventi, nonostante la scarsità di risorse, Torino ha ancora molto da dire. Senza scomodare il successo dell’ultima edizione del Salone Internazionale del Libro (di cui a più riprese si era celebrata la dipartita verso Milano) potrei raccontarle dei tanti eventi e delle tante mostre che animano la città, in centro e in periferia. Mi vengono in mente la mostra di Miró appena inaugurata, le finali dei mondiali di volley che si disputeranno l’anno prossimo e la scelta di Torino come attuale capitale mondiale del design. Mentre, sempre per tornare ai dati, proprio sulle vostre pagine avete pubblicato i numeri del successo dei musei in una Torino di Ferragosto, nonostante in molti la raccontassero come «deserta».
Vorrei però concentrarmi ora sulla «visione» alla quale è affezionato l’editorialista, per cui Torino sarebbe avviata volutamente verso il declino. Noi ci siamo presentati alle elezioni, ormai un anno e mezzo fa, con un’idea di città molto precisa. Pur senza negare le insindacabili ricchezze del nostro territorio, abbiamo proposto ai cittadini un modello di città alternativo. Siamo tornati a lavorare seriamente per una città che sia pronta ad essere teatro di un nuovo sviluppo industriale moderno e al passo con i tempi, che sappia cogliere le sfide dell’industria 4.0.
Questo modello è l’unica strada possibile per restituire risorse al territorio, attrarre cervelli, mantenere quelli che ci sono, intercettare investimenti e creare lavoro. Abbiamo poi riconosciuto il turismo come risorsa importante, ponendo molta attenzione a un turismo che sia sostenibile, rivolgendoci anche a nicchie con interessi diversificati. Ancora, vogliamo rendere Torino una città più sostenibile dal punto di vista della mobilità e dell’ambiente, perché siamo convinti che sia nostro dovere lasciare a chi verrà dopo di noi una città migliore di come l’abbiamo trovata.
Per questo motivo abbiamo dato un’importante spinta alla mobilità ciclabile. Il tutto si aggiunge all’avvio della progettazione della Metro 2, alla revisione della tariffazione dei mezzi pubblici, all’inaugurazione di 20 nuovi bus elettrici e all’installazione di colonnine per la ricarica elettrica delle auto, delle biciclette e delle carrozzine per disabili.
Mi creda, non vorrei fare qui un mero elenco delle cose fatte. Non credo sia questo il punto e i lettori potranno facilmente trovare in rete tutte le informazioni. Ciò che voglio fare con fermezza è difendere Torino, i suoi valori, le sue eccellenze e ciò che rappresenta. Voglio difendere Torino anche per le tante cose che ci sono ancora da fare. Penso alle situazioni dell’ex Moi e del campo nomadi di via Germagnano, per fare due esempi, alle quali dopo anni di attesa stiamo lavorando. Penso all’alto tasso di disoccupazione. Penso al disagio delle periferie. Penso al decoro e alla sicurezza. Penso ai tanti cittadini che ogni giorno si rivolgono ai nostri servizi sociali.
Parlo con questi cittadini ogni giorno, e ogni giorno trovo nelle persone non rassegnazione, bensì la voglia di superare le difficoltà; nonostante una crisi che la nostra città forse ha patito più di altre. Oggi ci troviamo a dover sanare delle situazioni difficili che si sono radicate in anni e anni di rimandi. Insieme alla Giunta e alla maggioranza ci siamo trovati davanti a un bivio impegnativo per i conti di Torino, la scelta tra piano di rientro e predissesto. Abbiamo fatto una scelta di responsabilità e coraggio optando per il piano di rientro, che mette l’interesse della città davanti alla ricerca del consenso. Una decisione che è innanzitutto per il futuro di questa città, con cui avremo ancora dei margini per portare avanti la nostra visione.
Torino è capace di reagire alle difficoltà. Torino non ha bisogno di rincorrere nessuno. Torino è Torino, lo è sempre stata e lo sarà sempre. Con i suoi valori, le sue bellezze, le sue ricchezze, la sua storia e le tante cose su cui sarà necessario lavorare duramente, con la collaborazione di tutte le istituzioni, delle realtà del territorio e dei cittadini.
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