Cronaca
Cinque giovani espulsi per indole violenta, prima volta a Torino
A Torino non era mai successo. Cinque giovani extracomunitari sono stati espulsi per “indole violenta e criminale”. La decisione è stata presa dal prefetto, su proposta dell’ufficio immigrazione della Questura, ed è stata convalidata da un giudice di pace. Non ci sono precedenti di questo tipo nel capoluogo piemontese.
I cinque hanno fra i 19 e i 21 anni. Entrati in Italia da minorenni, erano stati presi in carico dai servizi sociali e avevano regolarizzato la loro posizione. Non hanno però terminato gli studi e, come risulta alle forze dell’ordine, si sono dedicati ad attività illecite.
Si tratta di stranieri entrati in Italia pochi anni fa, ancora minorenni e non accompagnati; una volta presi in carico dai Servizi Sociali, come previsto, avevano regolarizzato la propria posizione di soggiorno per minore età ed al compimento del 18° anno presentato la richiesta di conversione del soggiorno per attesa occupazione lavorativa e/o per studio.
I minori stranieri non accompagnati accolti in Italia ricevono il relativo permesso di soggiorno ed avviati a progetti di integrazione sociale e civile, di durata non inferiore a due anni, gestito da un ente pubblico o privato che abbia rappresentanza nazionale e sia iscritto in un apposito registro. Una volta divenuti maggiorenni, possono richiedere un titolo di soggiorno – come sopra detto – per motivi di studio o di accesso al lavoro.
Gli stranieri fermati, benché posti in condizione di maturare un adeguato inserimento sociale e lavorativo, non hanno dimostrato alcuna volontà in tal senso, non riuscendo ad adeguarsi alle regole delle strutture in cui erano stati inseriti, né a portare a termine il percorso scolastico intrapreso, optando, invece, per la commissione di attività illecite.
Le modalità di commissione dei reati di cui si sono resi autori, connotate da un’indole particolarmente violenta ed incline alla condotta criminale, hanno generato nei residenti e nei frequentatori dell’area verde, in particolare modo nell’ultimo periodo, un forte senso di insicurezza.
La stabilità nel compiere i reati come strumento di sostentamento, la stanzialità della zona d’azione, la mancanza di adeguati mezzi economici leciti e la conseguente pericolosità per l’ordine e la sicurezza pubblica, hanno indotto il Questore ad adottare provvedimenti particolarmente afflittivi previsti dalla normativa nei confronti dei fermati espulsi – trattenimento immediato al C.P.R. -, atteso soprattutto il fatto che in molti casi sarebbero risultate di difficile applicazione pene detentive disposte in sede giudiziaria.
Pertanto, grazie anche un lavoro certosino di ricostruzione della condotta tenuta da detti personaggi da parte dell’Ufficio Immigrazione della Questura, si sono potute evidenziare le speciali condizioni per l’adozione del decreto di espulsione del Prefetto come misura di prevenzione personale, revocando il permesso di soggiorno e procedendo al trattenimento presso il Centro di Permanenza per i Rimpatri di Torino; il tutto senza i tempi morti previsti per una normale procedura di espulsione che, nella quasi totalità dei casi non consente la concreta applicazione dell’allontanamento dal territorio nazionale o del trattenimento ai C.P.R., soprattutto quando lo straniero è in possesso – come nei casi in questione – di regolare permesso di soggiorno.
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