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Cultura

Ultimo compleanno, intervista con Simona Leone

Gabriele Farina

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E’ da poco uscito per i sempre affascinanti tipi di Fratelli Frilli Editori il romanzo di esordio di Simona Leone, Ultimo compleanno – La collera è una breve follia. Ambientato a Rivarolo Canavese, siamo di fronte ad un thriller/noir avvincente, con protagonista una giornalista freelance.

Nel paese scompare il piccolo Pietro. A tutti pare evidente che sia stato rapito. Anche a Lisa, che per un caso fortuito si trova a diventare il canale stampa ufficiale con i carabinieri che indagano sulla scomparsa. L’evento sonvolge il paese e la vita di Lisa, che già di suo sarebbe decisamente incasinata. Trovate qui la recensione completa del libro.

Simona Leone ha risposto alle nostre domande.

La scomparsa di un bambino in un piccolo paese. Da cosa nasce l’idea di raccontare questa storia?

Sono nata e cresciuta in provincia, un contesto che conosco bene e che amo. Mi sono sempre sentita molto protetta, quindi sono arrivata a idealizzarlo, credendolo immune da certe violenze. E invece, sopratutto ultimamente, certi fatti di cronaca nera mi hanno smentita. Così ho pensato, e se qualcosa di brutto capitasse ai miei figli? Orribile anche solo da pensare, ma purtroppo impossibile da escludere.

Come nasce invece il personaggio di Lisa?

Lisa ha 25 anni, una figlia di 7 e una madre inaffidabile. Sempre in ritardo e con nessuna certezza, soprattutto economica. L’ho scelta per due motivi. Una ragazza madre giovane, costretta a crescere in fretta. Siamo forse più abituati a vedere quarantenni con situazioni famigliari complicate. Per chi ha poco più di vent’anni è ancora più difficile. Li considero ammirevoli. Inoltre mi piaceva il confronto generazionale. Lisa è proprio nel mezzo. Non condivide le scelte della madre, ne riconosce gli errori e cerca in tutti i modi di non ripeterli con Sofia, sua figlia.

Oltre alla vicenda principale si toccano tanti temi forti. Dalla pedofilia alla violenza sulle donne…

Tutte le violenze sono esecrabili, ma qualcuna secondo me è veramente inaccettabile. Donne e bambini andrebbero soltanto amati. Inserire certe violenze nel romanzo è stato come esorcizzarle. Ridurle a fiction è equivalso a negarne l’esistenza. E il lieto fine ha garantito il trionfo della giustizia. Cosa che purtroppo nella realtà non sempre succede. La giustizia mantiene viva la speranza, che non deve morire mai.

La storia è ambientata nel canavese. Com’è il tuo rapporto con il territorio e con Torino?

Ho sempre vissuto in Canavese. Mi piacciono le realtà piccole. Le trovo rilassanti e a misura d’uomo. Allo stesso tempo mi piace Torino, è una città viva, ricca di storia e con attrattive interessanti. Perfetta per trascorrere serate con amici. Quindi vita in campagna con qualche fuga in città. Connubio perfetto.

Immagina una trasposizione cinematografica del romanzo. Quali attori ti piacerebbe interpretassero i tuoi protagonisti?

Lisa, Laura Chiatti; Guido, Marco Bocci; Giuseppe, Ricky Memphis; maresciallo Antoni, Pierfrancesco Favino.

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