Seguici su

Fotogallery

Capossela e Ribot in “Strikes” per l’ultima di MonfortinJazz 2017 – Fotogallery –

Redazione Quotidiano Piemontese

Pubblicato

il

Non poteva chiudere che con un evento unico e irripetibile, l’edizione 2017 di MonfortinJazz, giunto ormai alla ragguardevole quarantunesima edizione, dove sono passati tutti i grandi del Jazz e non solo. Anche quest’anno nomi di tutto rispetto, Bokantè, Gregory Porter che ha fortemente voluto recuperare lo sfortunato spettacolo dello scorso anno, Massimo Ranieri, Robert Glasper Experiment, Yann Tiersen ed in chiusura Vinicio Capossela, affiancato dalla chitarra tagliente di Marc Ribot, vera leggenda della sei corde e dalle divagazioni letterarie di Vincenzo Costantino “Cinasky”.
Una fortuna per chi ha potuto assistere a questo ultimo atto, veramente sold out, perché facente parte di quegli eventi “unici”, che Capossela ha definito “veri e propri esercizi per contrastare la ripetizione, permettendogli di prendersi una rivincita a diverse passioni che persegue ostinamene negli anni”.

Con “Atti unici e qualche rivincita” Vinicio recupera a piene mani nel proprio passato e nella sua lunga carriera organizzando nuovi incontri con vecchi compagni di viaggio, vedi Cinasky oppure con nuovi compagni d’arme. Quello di ieri sera è stato veramente un compagno d’eccezione, quel Marc Ribot, chitarrista statunitense, estro e poesia, collaboratore di artisti dalla grandezza epocale, come Tom Waits, Elvis Costello, John Zorn, Wilson Pickett ed Elton John, giusto per citarne alcuni. Suoni profondi che impreziosiscono e danno nuova luce ai brani di Vinicio, come“Marajà” ed il “Ballo di San Vito”, fino a momenti intensi e poetici di una versione di “Bella Ciao” , proprio il giorno della ricorrenza della Strage di Bologna, come Vinicio ricorda tra le righe.

Il filo conduttore di questo atto unico è lo “Strikes”, sul palco ci sono i birilli ben disposti, Vinicio entra con una palla in mano, lui e tutti i suoi compagni, Mirco Mariani e-Glauco Zuppiroli, oltre al già citato Marc Ribot, hanno una rigorosa camicia da bowling e nel corso dello spettacolo butteranno giù, uno ad uno tutti i birilli, pezzo per pezzo.

“Atto unico è come una piroetta, un prototipo, scrive Capossela, una barchetta di carta che si mette in acqua e poi si capisce se affonda quando non c’è più tempo per salvarla o per riprovarci. E’ una disciplina che educa a non mettere da parte nulla”.

Ecco perché è bene provarci sempre e tornare sul palco con qualcosa di diverso, per combattere la ripetizione, la routine. E si può fare a Monforte nello splendido auditorium Horszowski, luoghi, che come recita lo stesso Cinasky, portano nomi che riempiono la bocca, dove il paesaggio è sinuoso, dalle forme quasi erotiche. Quasi due ore di spettacolo, con un bis simulato ed un extra bis, per un pubblico che non ha lesinato applausi a scena aperta, per questo originale ed unico excursus nella carriera di Vinicio. Piccoli tocchi in tutte le direzioni della sua opera e relativi cambi di cappello, da “Ovunque Proteggi” a “Maraja”, passando per il “Ballo di San Vito” e “Brucia Troia” fino a “All’una e trentacinque circa”, pezzo che ci fa venire sete, ma che costringe tutti a rinunciare alla birra fresca perché presto sarà ora di una degustazione di Barolo, parola di Vinicio.
Un plauso agli organizzatori di questa piccola perla tra i festival musicali che è MonfortinJazz, dove, nonostante la fatica, come ha ricordato Renato Moscone, si continua ad andare avanti. Ci vediamo tutti a MonfortinJazz 2018.

Report Nicoletta Lucheroni e Foto di Paolo Pavan.

Iscrivi al canale Quotidiano Piemontese su WhatsApp, segui la nostra pagina Facebook e continua a leggere Quotidiano Piemontese