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Cultura

Il tuo nome, intervista con Alessandro Del Gaudio

Gabriele Farina

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Due racconti lunghi, due racconti sul tema dell’innamoramento. Questo è Il tuo nome, Sereture Edizioni, di Alessandro Del Gaudio. Il primo racconto da il titolo al libro ed è una riflessione molto personale, il racconto di un innamoramento in cui l’oggetto del desiderio potrebbe perfino non sapere dell’esistenza dell’amante.

Il secondo, “Welcome, Walter”, è una storia più fisica, la nascita di un amore nuovo che si scontra con l’idealizzazione di un amore agognato. Sullo sfondo una Torino presente e un po’ magica, come è sempre magica per gli innamorati. Potete trovare qui la recensione integrale del libro.

Alessandro Del Gaudio ha risposto alle nostre domande.

Due racconti, un unico tema: l’innamoramento. Quanto è importante questo momento nella vita di un essere umano?

Credo che non si smetta mai di innamorarsi. È una condizione che ogni uomo si porta dietro nelle diverse fasi dell’esistenza, non necessariamente verso una persona, ma verso un luogo o uno stato personale. Quel che è certo è che l’innamoramento non ha età, perché capita a dieci, come a venti o a sessant’anni, anche se chiaramente è un sentimento che cambia col tempo. Si può per esempio restare vicino ad una persona per anni, invecchiarci insieme e sentire di esserne profondamente innamorato come il primo giorno.

Ne “Il tuo nome” abbiamo un amore romantico, sognato, mitizzato, cresciuto nella mente del protagonista. Da cosa nasce questo racconto?

In realtà il mio intento era quello di analizzare la vita di un uomo quando nella sua quotidianità compare questo sentimento. L’innamoramento è l’anticamera dell’amore, ma a differenza di quest’ultimo è esclusivamente emozionale, perché non sempre è corrisposto e non sempre si lega a comportamenti precisi. È un sentire che tutti abbiamo provato, quando qualcuno arriva d’improvviso e invade i tuoi pensieri e mette casa in te, e non se ne va più. La protagonista, Ella, assomiglia molto a una ragazza conosciuta diversi anni fa, che mi sembrava adatta al profilo della musa.

In “Welcome, Walter” abbiamo invece la contrapposizione tra una storia vissuta ed una sognata, che poi inevitabilmente finiscono per scontrarsi…

In qualche modo è così. Welcome Walter mette in scena una sorta di triangolo che vede al centro il protagonista e agli altri due vertici due donne, Viviana, compagna di università di Walter di lui invaghita, e Olga, ragazza madre dell’Est che al contrario è oggetto delle attenzioni del ragazzo. Le due donne sono contrapposte proprio perché rappresentano due visioni dell’amore che stridono, l’una di quello incondizionato ma spesso non valorizzato e l’altro sofferto e impossibile che nella maggior parte dei casi si risolve in una bolla di sapone. Mettendo questo racconto di seguito all’altro mi è piaciuto pensare che il protagonista delle due storie potesse essere lo stesso a distanza di anni. Ma chiaramente non è così.

Sullo sfondo in entrambi c’è Torino, che per gli innamorati è solita strizzare fuori tutta la sua magia. Che rapporto hai con la città?

Torino è il mio posto nel mondo e trovo che sia perfetta per le storie romantiche, come lo è per qualsiasi tipo di storia. È una città molto letteraria, non a caso apprezzata dagli scrittori che qui trovano alimento per le loro storie. Personalmente la critico perché la amo e credo che potrebbe essere trattata un po’ meglio da chi l’amministra e da chi ci vive e spesso non la valorizza abbastanza. Ma ovunque io vado ritorno a casa sapendo che ho la fortuna di vivere in una città stupenda, unica, che non teme confronti con le altre città.

Immagina una trasposizione cinematografica dei due racconti. Quali attori ti piacerebbe vedere nei ruoli dei tuoi personaggi?

Per “Il tuo nome” su due piedi mi vengono in mente Martin Freeman nel ruolo del protagonista e Alicia Witt in quello di Ella.
Per “Welcome Walter” potrebbero andare bene Romain Duris nel ruolo di Walter, la meravigliosa Kristin Kreuk in quello di Viviana e la bellissima Olga Kurylenko in quello di Olga.

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