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37 mila visite per 15 mila visitatori per la prima edizione di Open House Torino

Redazione Quotidiano Piemontese

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Si è chiusa la prima edizione di Open House Torino con 37.000 le visite per un totale di circa 15.000 visitatori. Anche i Torinesi si sono lasciati affascinare dal format dell’evento nato a Londra nel 1992, in cui appartamenti privati, uffici, edifici storici, generalmente chiusi aprono gratuitamente le loro porte al pubblico per un solo fine settimana all’anno.  Appuntamento al 9-10 giugno 2018 per la seconda edizione di Open House Torino.

111 gli edifici aperti nella prima edizione torinese che ha potuto contare su una rete di oltre 300 volontari.
“Siamo commossi dalla risposta così entusiastica e numerosa del pubblico. Ma la cosa più importante è il messaggio che ci ha lanciato – forte e chiaro – questa prima edizione di Open House Torino. Prima di tutto ha dimostrato che, al contrario di quanto alcuni credono, Torino è una città aperta, generosa e cordiale: un fatto testimoniato dall’esperienza umana positiva che oltre 15.000 persone tra pubblico, volontari e proprietari di case hanno vissuto insieme in questo weekend. In secondo luogo ha reso evidente che l’architettura è la passione di migliaia di cittadini, non un argomento per esperti e professionisti. Siamo orgogliosi di aver organizzato questo evento e siamo convinti che Torino sia la città che più di tutte in Italia, con la sua splendida posizione geografica e il suo incredibile patrimonio di edifici storici, moderni e contemporanei, sia in grado di mostrare il valore e la potenza dell’architettura a sempre più persone” afferma Luca Ballarini presidente dell’Associazione no profit, Open House Torino, che ha organizzato l’evento.


Tra i luoghi più visitati le due sedi della Camera di Commercio, Palazzo Birago (2.000 visite), perfetto esempio dell’armonia di Filippo Juvarra e Palazzo Affari (1.300 visite), l’originale e audace segno di Carlo Mollino. Seguono a ruota le recenti trasformazioni residenziali dei grandi palazzi storici del centro, come l’eclettica Villa Cairoli (1.300 visite), Palazzo del Carretto Art Apartments (1.500 visite), il piano nobile della dimora dei Carretto di Gorzegno nelle cui raffinate suite affrescate emerge uno scambio contemporaneo fra epoche e linguaggi, il sontuoso piano nobile del Palazzo della Luce (1.600 visite), con lo scalone che strizza l’occhio a Palazzo Madama, The Number 6 (793 visite), miglior caso di restauro nel mondo per il concorso ArchDaily del 2015, la terrazza panoramica e la suite dell’Nh Carlina (760 visite). Infine sono state tra le mete più ambite anche le architetture più innovative come la foresta abitabile di 25 verde (900 visite), le forme originali di Casa Hollywood (944 viste) e la Casa tra gli alberi (718 visite), inaspettata villa con giardino nascosta in un interno cortile di San Salvario.
I Torinesi però hanno anche capito che lo spirito di Open House è quello di scoprire tutta la città e le storie di chi la abita e quindi si sono spinti nei luoghi meno scontati e più nascosti, come al Palazzo Lancia (1.230 visite) per ammirare dall’alto Borgo San Paolo, in Campidoglio a Scultura Fiori (1.094 visite) per scovare inedite composizioni floreali e un giardino inaspettato, a San Donato a Casa Baloire (500 visite), villino Liberty reinterpretato in modo originale e contemporaneo dotato anche di piccolo giardino con vista su Santa Zita, al Palazzo del lavoro (842 visite), il capolavoro di Pier Luigi Nervi che celebra i fasti di Italia ’61 e presto troverà una nuova funzione, e poi ancora al fondo del Viale della Spina per scovare nascosto oltre i cantieri il Dancing Le Roi di Carlo Mollino (600 visite), o ai piedi della collina di Superga a Casa Luzi (850 visite), opera di uno dei protagonisti dell’architettura torinese del secondo dopoguerra, e infine a Pino Torinese per sognare a Casa Y (892 visite), la spettacolare villa in cemento e vetro che dal mezzo del bosco inquadra l’altro lato della collina.
Unico dei 111 luoghi a non avere avuto visite è stato l’ampliamento del Cimitero di San Mauro. L’architetto Raimondo Guidacci, autore del progetto, ha commentato: “Per quello c’è sempre tempo!”

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