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Cultura

Un incontro speciale, intervista con Francesca Cuzzocrea

Gabriele Farina

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C’è un modo per spiegare ai bambini cos’è la morte? Come si fa a fargli comprendere e accettare un lutto? Prova a rispondere a questa domanda decisamente tosta Francesca Cuzzocrea, con il suo Un incontro speciale. Il libro, corredato dalle illustrazioni di Annamaria Blogna, è una fiaba.

Il piccolo Cesarino ha appena perso il nonno. E’ confuso, deluso, arrabiato. Una notte però riceve una visita inaspettata. E’ la morte in persona che si presenta al piccolo per fargli capire che in fondo lei, la morte, non è cattiva, è solo un altro aspetto della vita. Trovate la recensione completa del libro qui.

Francesca Cuzzocrea (torinese, laureata in Scienze dell’Educazione, lavora da sempre con bambini e anziani) ha risposto alle nostre domande.

Un tema per nulla facile: come spiegare la morte ad un bambino. Perchè hai sentito il bisogno di affrontarlo?

Ancora oggi non saprei dire perché ho sentito la necessità di affrontare questo tema. Forse perché sentivo il bisogno di continuare il percorso iniziato con il primo libro, “Mi hanno fatto sedere qui”, un romanzo incentrato sulla demenza senile, o forse perché cercavo un modo del tutto personale per elaborare le mie perdite.

Per farlo hai scelto lo strumento forse più classico per parlare ai bambini: la fiaba. Come mai questa scelta?

Perché sono cresciuta con le fiabe. Non solo quelle edulcorate disneyane, da piccina leggevo quelle originali, che a volte facevano paura, come “Hansel e Gretel”, altre volte erano tristi, come “la Sirenetta” di Andersen e “il Principe Felice” di Wilde.
La fiaba, seppur nella sua semplicità, è in grado di far breccia in qualunque tipo di lettore, che sia bambino o adulto.

A chi è indirizzato il libro: genitori, scuole, psicologi infantili, direttamente ai bambini?

E con questa domanda tocchiamo il punto chiave del discorso. Le fiabe nascono per essere lette dai bambini e, indubbiamente, questo lavoro è per loro. L’argomento toccato, tuttavia, assume un particolare significato per gli adulti. Se ci fermiamo a riflettere capiamo che, in realtà, è molto più difficile per l’adulto spiegare cosa vuol dire morire che per il bambino comprenderlo.
Il testo di “Un incontro speciale” è semplice, tanto da far rimanere “basiti” in alcuni casi i suoi lettori adulti. In realtà non c’è nulla di cui stupirsi:i bambini non hanno bisogno di metafore e giri di parole infinite. Hanno bisogno di conoscere la verità. Ben venga, quindi, anche la risposta sincera di un genitore che dice “La mamma a questa domanda non sa rispondere”. In questo senso possiamo dire che la fiaba è anche pensata per i più grandi. Non è solo uno strumento da utilizzare ma vuole essere anche uno spunto di riflessione per far comprendere che l’atteggiamento giusto è sempre quello di chi si mette in posizione di ascolto e di accoglienza dell’altro. Anche i professionisti possono usare questa fiaba. So, per esempio, che alcuni psicologi lo usano nei percorsi per l’elaborazione del lutto.

A corredo ci sono immagini delicatissime di Annamaria Blogna. Come è nata la collaborazione?

Annamaria è stata una mia compagna di liceo. Dopo la scuola non ci siamo più viste per anni. Poi, si sa, la vita a volte è misteriosa e rimette sul nostro cammino frammenti del nostro passato. Io ho reincontrato Annamaria e, in un certo senso, è come se l’avessi conosciuta una seconda volta. Dopo cinque anni di scuola insieme e poi altri dieci di silenzio adesso posso dire che ci siamo ritrovate, accomunate dal grande amore per la lettura e per la scrittura. Sapeva che cercavo un aiuto e si è proposta lei. Le sono davvero molto grata.

Hai già avuto i primi riscontri dai piccoli lettori e dagli adulti che li accompagnano?

Sì! qualche riscontro è arrivato! I ragazzini sono entusiasti della fiaba, alcuni di loro la sponsorizzano anche agli amichetti, sotto lo sguardo sempre stupito dei loro genitori.

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