Cronaca
Aveva hackerato il gruppo Facebook “Torino da scoprire”, individuato responsabile
Da più di tre anni raccontava le bellezze del Capoluogo piemontese: “Torino da Scoprire”, pagina Facebook dei torinesi amanti degli scatti artistici e quotidiani, aveva raggiunto la quota di 90mila iscritti; poi nel gennaio dello scorso anno ignoti malfattori, dichiaratisi appartenenti al gruppo hacker denominato “Nameless”, impegnato in attività di trolling, se ne impossessava per scopi illeciti.
Adesso, dopo un anno di indagini, la polizia postale è riuscita a prendere il (uno?) dei responsabili: con il coordinamento del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma, sono state pertanto eseguite dai Compartimenti di Bari e di Palermo, due perquisizioni a carico di E.M.G. del 1993 e R.A. del 1988 .
Durante l’esecuzione dei decreti il ragazzo barese, vistosi alle strette, ha confessato di essere il responsabile dei fatti, mentre sono ancora in corso accertamenti su un secondo soggetto, dalla cui abitazione sarebbero partite alcune connessioni di interesse investigativo.
I fatti
Il fatto aveva avuto inoltre ampia risonanza mediatica non solo per iniziativa degli amministratori del gruppo destituiti dalla loro funzione, ma anche grazie ad un’intervista rilasciata al quotidiano “La Stampa” dagli stessi malfattori, che, certi di non essere rintracciati, erano fieri del loro operato perché sostenevano di utilizzare i post osceni per provocare la società e asseritamente far risvegliare le coscienze.
Il fenomeno, noto da tempo con il nome di “shitstorm”, ovvero “tempesta di letame”, aveva dapprima seminato sconcerto tra gli iscritti i quali, compreso poi che la pagina era stata hackerata, avevano deciso di sporgere denuncia alla Polizia Postale.
Dalle attività investigative sui file di log, si è poi riusciti ad identificare le utenze dei criminali che avevano prima avuto accesso in maniera abusiva al sistema informatico e poi avevano pubblicato i post osceni.
Sono stati, pertanto, emessi dall’Autorità Giudiziaria di Caltanissetta, investita per competenza territoriale, due decreti di perquisizione domiciliare ed informatica. Di fatto, sebbene le connessioni incriminate ricadessero su Enna, era stato accertato che alcuni collegamenti alla rete venivano eseguiti da un’utenza cellulare, intestata ad un soggetto di Bari, che avrebbe utilizzato in alcune occasioni la rete Wi-Fi ubicata nella città siciliana.
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