Cultura
Studio scientifico conferma che il sudario di Oviedo e la Sindone hanno avvolto la stessa persona
Lo studio medico-forense realizzato congiuntamente sopra il Sudario di Oviedo e la Sacra Sindone di Torino non solo conferma che i due indumenti avvolsero la stessa persona, ma anche che questa era già cadavere ed era in posizione verticale e soffrì di una ferita penetrante che attraversò l’emitorace destro, con entrata nel quinto spazio intercostale ed uscita dal quarto, vicino alla colonna vertebrale e alla scapola destra, lasciando segni di coaguli di sangue e liquido pleurico-pericardico in entrambi gli indumenti (nella Sindone per il suo contatto con ferite di entrata ed uscita e nel Sudario con quelle di uscita).
Gli studi sul Sudario di Oviedo sono diretti da Alfonso Sánchez Hermosilla, ricercatore presso l’UCAM, Università Cattolica di Murcia, Medico Forense dell’Istituto di Medicina Legale di Murcia, direttore del gruppo di ricerca del Centro spagnolo per Sindonologia (EDICES) e consulente scientifico del Centro Internazionale di Sindonologia di Torino.
Fanno parte del gruppo di ricerca anche Jesús GarcÃa Iglesias, professore di Ingegneria Mineraria presso l’Università di Oviedo, così come i membri del EDICES Marzia Boi, esperta di pollini e biologa; Juan Manuel Miñarro, professore presso il Dipartimento di Scultura presso l’Università di Siviglia; Antonio Gómez Gómez e Felipe Montero Ortego.
La ricerca effettuata include studi antropometrici, criminologici, anatomici e anatomo-patologici della Sindone e del Sudario, ed i loro risultati rappresentano un ulteriore progresso del team di ricerca dell’UCAM che ha studiato il Sudario e che in precedenza ha trovato altri elementi che provano che entrambi i capi avvolsero la stessa persona, fondamentale per la scoperta è stato l’utilizzo del microscopio elettronico a scansione che l’Università ha recentemente acquisito, che offre le prestazioni più avanzate per questo scopo. Attraverso di esso si sono svolti studi sul sangue, sulla presenza di pollini, sul tessuto di conservazione (lino) e la determinazione di contaminazioni organiche e inorganiche.
Secondo quanto spiega Sánchez Hermosilla “le macchie di sangue con le quali abbiamo lavorato sono sempre state lì, però nessuno le aveva studiate e sono le uniche con queste caratteristiche. Finora erano state attribuite a segni causati da ferite della flagellazione”.
Le macchie notate da ricercatori e dove lo studio si è focalizzato condividono caratteristiche comuni e sono molto diverse dalle altre, sia per la loro morfologia e complessità dopo l’analisi macroscopica con alta concentrazione di sangue al centro e un perimetro più leggero e profilato. Questa macchia diventa anche invisibile se vista sotto un filtro infrarossi, come al solito avviene sulle macchie causate da sangue cadaverico, a differenza di quanto accade con il sangue vitale (come per le macchie puntiformi per esempio, il risultato di lesioni attribuite alla corona di spine).
C’è solo un’altra macchia dalle caratteristiche analoghe nel Sudario, denominata “Macchia a fisarmonica”, attribuita alla stessa origine, e conseguenza di aver piegato più volte il tessuto, essendo di fronte alla grande macchia centrale.
Infatti, l’esame microscopico dei campioni, fatta con microscopia ottica e microscopia elettronica a scansione, “rivelano la presenza di strutture compatibili con globuli rossi umani molto danneggiati, così come con coaguli di fibrina liberi da strutture ematiche”.
Lo studio medico-legale descrive in dettaglio i tessuti e gli organi attraversati dall’oggetto appuntito nel suo ipotetico percorso. Afferma inoltre che “soprattutto l’atrio destro del cuore, in cadaveri di persone che hanno subito una lunga agonia, molto spesso ha grandi coaguli di sangue, simili a quelli che formano la macchia sul lato della Sindone di Torino”.
E che “attraversando il polmone destro, l’arma si è aperta una via anche attraverso le vie aeree intraparenchimali e, quindi, parte del detto fluido organico fece un percorso ascendente, per effetto della pressione intratoracica causata dall’energia cinetica che l’arma trasmise al cadavere; questi fluidi viaggiarono attraverso le vie aeree superiori ed eventualmente rilasciate anche attraverso la bocca e il naso, causando nuove macchie in queste aree nel Sudario di Oviedo. Naturalmente, rimuovendo l’arma, questi fluidi fuoriuscirono anche dai fori di entrata ed uscita”.
Si avvalla così l’ipotesi che chi ha dato il “colpo di grazia” avesse esperienza, all’ aver posizionato la lama dell’arma orizzontalmente, potendo facilmente evitare le costole, senza dover provare più volte, cosa che a quanto pare non è accaduto, non appaiono infatti quelle che vengono chiamate in medicina legale “lesioni da prova”.
Prima di questa nuova scoperta, e anche nel quadro di questa indagine, è stato scoperto nel Sudario un granello di polline da una pianta che, secondo il palinóloga EDICES, Marzia Boi, è compatibile con la specie botanica di Helicrysum Sp., anche identificato sulla Sacra Sindone (Sindone di Torino). Nella stessa, si è escluso che si trattasse di una contaminazione posteriore, in quanto è attaccato al sangue; cioè arrivò alla reliquia allo stesso tempo del sangue, non in modo casuale.
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