Piemonte
Sclerosi multipla, tecnica innovativa per misurare reazione del paziente alla terapia
Una nuova tecnica che permette di misurare la funzionalità motoria del paziente affetto da sclerosi multipla e di quantificare gli effetti della terapia: è il risultato dello studio condotto dal dottor Walter Troni, neurologo della Clinica Fornaca, con il Dipartimento di Neurologia (e Centro di riferimento regionale per la sclerosi multipla) dell’ospedale San Luigi di Orbassano diretto dal dottor Antonio Bertolotto.
Lo studio si è concentrato in particolare sugli arti inferiori, dove la sclerosi multipla tende a manifestare con maggiore frequenza il danno neurologico. E’ stata mappata la velocità di conduzione motoria lungo le vie cortico-spinali e misurato il tempo che separa la partenza dell’ordine motorio dal cervello e il suo arrivo ai muscoli della gamba. Attraverso questa metodica, in una sola seduta, è possibile mappare il danno della conduzione motoria centrale che interessa i muscoli, prossimali (coscia) e distali (piede), degli arti inferiori.
Nel mondo la sclerosi multipla colpisce oggi circa tre milioni di persone, 500mila delle quali vivono in Europa, circa 68mila solo in Italia (con 1800 nuovi casi ogni anno). La malattia esordisce di solito negli adulti intorno ai 30 anni e interessa più donne che uomini (rapporto di tre a uno). Più raramente può manifestarsi anche in età infantile.
«Nell’indagine strumentale della funzione motoria non esiste un dato più oggettivo del calcolo in millesimi di secondo del tempo di conduzione dell’impulso nervoso. Questo studio ci permette di avere un riscontro oggettivo della terapia seguita dal paziente, capendo se abbia arrestato o meno la progressione della malattia», spiega il dottor Walter Troni.
«I moderni farmaci immunomodulanti e immunosoppressori hanno modificato quella che fino a pochi anni fa appariva come l’inevitabile evoluzione naturale della malattia verso la perdita della funzione motoria delle gambe. E’ aumentata l’aspettativa di vita in condizioni di autonomia funzionale, metodiche come quella studiata da noi sono importanti perché permettono di monitorare in modo attendibile l’evoluzione della malattia nel singolo paziente», aggiunge il dottor Antonio Bertolotto.
Testimone attivo di tali progressi è Chris Wright, playmaker della Fiat Auxilium Basket Torino e primo giocatore con la sclerosi multipla nella storia della NBA, la lega professionistica americana di basket. «Ognuno ha la propria battaglia da affrontare, la mia si chiama sclerosi multipla e non ho intenzione di perderla. Ho giocato in Turchia, Francia, Israele e ora Italia: non dimentico la malattia ma ci penso il meno possibile. Assumo con regolarità i farmaci necessari e mi sottopongo agli esami del caso un paio di volte al mese?. In questo modo posso giocare tra i professionisti con regolarità ed efficacia».
Lo studio della Clinica Fornaca e del Dipartimento di Neurologia dell’ospedale San Luigi, frutto di un lavoro di due anni che ha coinvolto decine di pazienti, è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica americana “Plos One<http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0155268>” ed è oggi applicato con risultati efficaci su un ampio numero di pazienti affetti da sclerosi multipla.
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