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Coppia omosessuale si vede rifiutare casa in affitto a Torino: non siete una famiglia

Redazione Quotidiano Piemontese

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Una coppia di ragazzi omosessuali si è vista rifiutare l’affitto di una casa a Torino perchè il proprietario preferisce affittare ad una famiglia tradizionale. Simone, il protagonista suo malgrado di questa vicenda insieme al suo compagno, ha raccontato in un post sul suo profilo Facebook quanto accaduto.

Non uno sfogo, non una protesta, non una lamentela, più che altro una testimonianza di quanto accade ancora oggi nella civile e avanzata Torino, in una nazione che ha approvato le Unioni Civili.

Vi riportiamo integralmente il suo post perchè molto dettagliato:

CARINI,
BELLA PRESENZA,
DUE TEMPI INDETERMINATI (uno in una solida azienda con ottimo stipendio, uno per una compagnia teatrale, stipendio un bel po’ più bassetto, ma pur sempre Tempo Indeterminato)
OTTIMA REFERENZA (Io: Stiamo iniziando a cercare una casa un po’ più grande “. Padrona di casa attuale: “Noooo, avete sempre pagato, mi lasciate una casa più bella di come l’avete trovata, mai nessun problema in quasi 8 anni)

NON BASTA!
NON SIETE UNA FAMIGLIA

Chi mi conosce lo sa non sono un lamentoso.
E mi scuso del post lungo. Non lo scrivo con spirito di lamentela o pietà (lungi da me) ma in una dimensione di riflessione e domanda in aria.

Ci era capitato già qualche mese fa… casa bella bella… via Cibrario… la vediamo alle 19.30 ultimo appuntamento. Chiamo agenzia alle 9 del mattino per fare la proposta dopo una notte a parlarne, sognar, far conti e prender misure dei nostri mobili.
L’agenzia ci dice “L’abbiamo affittata, abbiamo ricevuto una proposta (e io penso saranno stati aperti stanotte?!?) e voi non avete garanzie che invece l’altra coppia può garantire!”
Non me l’aspettavo… penso può capitare… infondo ognuno è libero di dar casa propria a chi vuole.

Passano settimane. Ne vediamo un po’… nessuna che ci faccia innamorare.
E poi vediamo una casa bellissima… a pochi portoni dalla casa in cui sono cresciuto… sempre zona cibrario.
L’agenzia per lo più che la gestisce mi conosce perché è la stessa dalla quale un annetto fa abbiamo comprato la casetta per la mia mamma che non riusciva più a fare le scale della casa in cui aveva sempre abitato.
Altra garanzia di serietà. Infatti l’agente quando al telefono mi riconosce è felicissima.
Facciamo la proposta.
Diamo le referenze, buste paghe e assegno come da richiesta.
Qualche giorno di attesa. Che strano
…e oggi l’agente con infinito imbarazzo mi dice…
la proprietà non vuole. Vuole una famiglia. Vuole qualcuno che stia a lungo. Io provo a ribattere… ma nella casa in cui sto sono quasi 8 anni… “lo so Simone ma vuole una famiglia”.

Continuo a pensare che ognuno la propria casa la da a chi vuole. Ma due volte a distanza di poco lascia grande tristezza addosso. Capita in una “zona bella” di Torino.
Capita oggi 2017.
In un paese che ha (finalmente) le “Unioni Civili”.
Facile dire uguaglianza? Ma poi alla messa alla prova chi affitterebbe, chi darebbe fiducia a una coppia gay, a una coppia straniera, a una persona di colore… così come quaranta cinquanta anni fa non si “fittava ai meridionali” come raccontava mio padre.

Per un po’ cancello le app di ricerca di una casa… in fondo una casa ce l’abbiamo già ed è pure bella e a alla nostra casa siamo pure molto affezionati.
E pensare che volevamo cercare una casa più grande proprio per essere ancora di più famiglia, per ospitare quando volessero soprattutto pezzi di famiglia e se fosse capitato amici e amiche a cui vogliamo bene come fratelli e sorelle.
Che tristezza… la discriminazione non è un concetto astratto.

È qui… è ora… è ovunque dietro l’angolo.

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