Cultura
Campionesse Olimpiche e nella vita, la mostra a palazzo Cisterna
La storia della conquista del diritto allo sport e alla visibilità per le donne atlete è raccontata dalla mostra “L’emancipazione femminile vista attraverso i Giochi Olimpici”, promossa e realizzata dall’Area 3 Distretto Italia del Panathlon International e ospitata al piano nobile di Palazzo Dal Pozzo della Cisterna. La mostra sarà visitabile sino a venerdì 10 marzo, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 18 con ingresso libero.
L’inaugurazione dell’allestimento si è svolta stamani, in una delle giornate in cui la storica sede della Città Metropolitana è aperta al pubblico per le visite guidate su prenotazione. La cerimonia del taglio del nastro è stata preceduta da una dimostrazione di scherma storica, proposta dall’Accademia Scrima di Torino.
All’inaugurazione erano presenti la Consigliera metropolitana Carlotta Trevisan (delegata ai Diritti sociali e parità, Welfare e minoranze linguistiche), il Presidente del CONI Piemonte Gianfranco Porqueddu, la Presidente regionale del Comitato Paralimpico Italiano Silvia Bruno, il Governatore dall’Area 3 Distretto Italia del Panathlon International Roberto Polloni, le olimpioniche Giusy Leone (medaglia di bronzo a Roma nel 1960 nei 100 metri piani), Piera Tizzoni (quinta con la Staffetta 4×100 alle Olimpiadi di Roma) e Clotilde Fasolis (concorrente in tutte le specialità dello sci alpino e portabandiera dell’Italia alle Olimpiadi Invernali di Grenoble nel 1968, a sedici anni e mezzo). Era presente anche Giulia Zambrini, già Presidente del Club Azzurri d’Italia e segretaria generale della Juventus, che vanta una carriera sportiva di tutto rilievo come tuffatrice e pilota automobilistica.
A ideare l’ideale l’itinerario storico in 54 pannelli tra le immagini e le vicende dell’universo sportivo femminile è stata la professoressa Adriana Balzarini, insegnante di educazione fisica specializzata nel sostegno agli allievi portatori di handicap, già Assessore allo Sport della Città di Verbania, giudice e delegata della Federazione Italiana Sport Invernali, presidente dello Sporting Golf di Verbania e consigliera del Club Panathlon del Mottarone.
Il primo allestimento della mostra itinerante è avvenuto al Foro Italico di Roma. Per il valore dei contenuti, l’esposizione è stata ospitata nella sede dell’Unione Europea a Bruxelles, ha ottenuto il patrocinio del Senato, della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del CONI e del Comitato Italiano Paraolimpico e lettere di encomio di Papa Francesco e del Comitato Olimpico Internazionale.
LO SPORT COME DIRITTO DELLE DONNE
Ci fu un tempo, nemmeno poi troppo lontano, in cui anche nei Paesi occidentali l’attività fisica e lo sport erano considerati nemici della femminilità e le donne atlete erano viste con sufficienza, quando non con malcelato sospetto. Solo dopo la Seconda Guerra Mondiale si fece strada una decisa “femminilizzazione” dello sport, anche a livello olimpico. Fu una tappa fondamentale nel cammino dell’emancipazione della donna.
I 54 pannelli raccontano l’evoluzione del ruolo della donna nella società attraverso le Olimpiadi: a cominciare da quelle esclusivamente maschili di Atene del 1896, in cui la greca Stamàta Revìthi si vide negare il permesso di gareggiare nella maratona come donna e aggirò il divieto correndo tra gli uomini. La mostra rievoca la figura della tennista Charlotte Cooper, la prima campionessa olimpica nel 1900 a Parigi e passa in rassegna i sacrifici, i trionfi e la lotta per affermare il diritto allo sport di centinaia di atlete, dalle pioniere alle campionesse del XXI secolo.
C’è naturalmente anche lo sport piemontese in quelle cronache, in quei volti, in quelle vicende, da Stefania Belmondo a Daniela Ceccarelli a Novella Calligaris. Costanza, passione, impegno, spirito di sacrificio e anche capacità di ribellarsi alle convenzioni e al maschilismo strisciante e mai sopìto: sono doti tipicamente femminili e sono il segreto del successo delle campionesse, ma anche delle tante donne che la loro medaglia la portano nel cuore e l’hanno vinta facendo semplicemente dello sport e insegnandolo ai loro figli e mariti. La mostra ci parla di loro e ci racconta come nei campi e nelle piste di gara e nei palazzetti dello sport la società è cambiata grazie alle sportive, famose e non.
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