Alessandria
Dal 15 febbraio lo ‘screening neonatale esteso’: salverà decine di bambini da gravi disabilità
Un test estremamente semplice e veloce, ma in grado di prevenire e curare per tempo 40 malattie metaboliche ereditarie. E, di conseguenza, salvare da gravi disabilità psico-fisiche almeno 20 neonati ogni anno in Piemonte. Si tratta dello screening neonatale esteso, che la Regione istituirà su tutti i nuovi nati seguendo le indicazioni del Ministero della Salute, in particolare del decreto ministeriale del novembre scorso.
Nelle prossime settimane, su proposta dell’assessore alla Sanità, Antonio Saitta, la Giunta Chiamparino approverà una delibera con cui il Centro screening neonatale della Città della Salute, già in funzione presso il laboratorio analisi dell’ospedale infantile Regina Margherita, sarà individuato come punto di riferimento a livello regionale.
L’attivazione è prevista entro il 15 febbraio, secondo quanto richiesto dal Ministero.
Lo screening neonatale viene effettuato alla nascita, fra le 48 e le 72 ore di vita, e consiste in un prelievo di poche gocce di sangue dal tallone del neonato. Introdotto a partire dagli anni Settanta, è diventato con il tempo una pratica corrente della pediatria ed è considerato uno strumento fondamentale per la prevenzione di malattie croniche, disabilità fisiche permanenti, ritardo mentale e mortalità infantile.
Negli ultimi anni, grazie alla tecnica della spettrometria tandem massa, è stato radicalmente aumentato il numero di patologie diagnosticabili: “Con l’avvio dello screening esteso sui 35mila neonati piemontesi – commenta l’assessore Saitta – potremo salire da 6 a 40 patologie individuabili. Una grande forma di prevenzione, un’innovazione estremamente significativa”.
Secondo gli studi epidemiologici, un neonato ogni duemila è affetto da una malattia metabolica ereditaria trattabile e dunque l’estensione dello screening neonatale in Piemonte porterà alla prevenzione della disabilità per almeno 20 neonati ogni anno.
L’implementazione dello screening neonatale non comporterà alcun costo per la sanità regionale, in quanto i fondi sono previsti da uno stanziamento ministeriale: al centro di riferimento regionale potrebbero arrivare fino a 2 milioni di euro.
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