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Cultura

Angelica alla corte dei Savoia, intervista con Giusi Audiberti

Gabriele Farina

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Immaginate come poteva essere la vita alla corte di Carlo Emanuele III, nel 1700, a Torino. Questo è quanto racconta Angelica alla corte dei Savoia, Neos Edizioni. L’autrice Giusi Audiberti recupera le Memorie di Angelica Kottulinsky, contessa, dama d’onore della principessa Vittoria di Savoia Soissons e ce le ripropone.

Si tratta di un libro edito nel 1776, in cui Angelica racconta la sua intera vita. L’Audiberti si concentra in particolar modo sugli anni trascorsi a Torino, e ci ripropone il testo integrale delle Memorie relative a quegli anni.

Per scoprire di più sul libro potete leggerne la recensione integrale.

Abbiamo posto alcune domande a Giusi Audiberti, che ha avuto la gentilezza di rispondere.

Come sei venuta a conoscenza delle Memorie di Angelica e che lavoro hai fatto per recuperare i testi originali?

La mia conoscenza delle Memorie di Angelica é un caso particolare di serendipity (vocabolo coniato nel 1754 da Horace Walpole), cioé della fortuna di fare felici scoperte per puro caso, di trovare una cosa non cercata e imprevista mentre se ne sta cercando un’altra (ma naturalmente é necessario anche avere la giusta intuizione e un buono spirito di osservazione). Il caso più eclatante di serendipity nella storia é stata certamente la scoperta dell’America: Colombo naviga verso occidente per raggiungere le Indie orientali… e scopre inopinatamente l’America! Non dico che la mia scoperta di Angelica sia di una simile portata, ma mentre cercavo documenti per scrivere una biografia della principessa Vittoria di Savoia Soissons (nipote ed erede del celeberrimo principe Eugenio) mi sono imbattuta nelle Memorie della sua dama d’onore, Angelica appunto. E seguire Angelica nelle sue curiosità e nelle sue avventure mi é sembrato molto più piacevole e divertente che occuparmi della principessa Vittoria, bizzarra, avara e un po’ bigotta!!!
Ricuparare il testo originale non é stato facilissimo, anche perché é stato pubblicato in forma anonima,é presente in poche biblioteche europee (ne ho avuto copia dalla Biblioteca di Mannheim) ed é introvabile sul mercato antiquario. E’ stata questa volta un’avventura per me…

E’ frequente che memorie (per di più a firma femminile) di quegli anni siano così ricche e vivaci o quello di Angelica è un caso particolare?

Premetto che non sono una specialista di memorialistica, ma, per quanto mi risulta, non sono certo frequenti memorie settecentesche di donne così ricche e vivaci come quelle di Angelica; due elementi le rendono tali: il temperamento allegro, spigliato, anticonformista dell’autrice-protagonista e le sue esperienze di vita e soprattutto di viaggi certo non comuni nell’universo femminile dell’epoca.

Come mai la scelta di riportare integralmente e senza commento gli anni torinesi?

Ho scelto di riportare integralmente il racconto degli anni torinesi di Angelica (integrando il testo solo con le note indispensabili) per porre il lettore a contatto diretto e personale con un’immagine di Torino, della corte sabauda, degli usi e costumi della città che fosse la più fedele possibile a quella delineata dall’autrice. Un commento é presente solo alla fine di questa parte del libro (pagine 86-89: Angelica a Torino: con gli occhi, con la testa, col cuore).

Com’era allora la vita a corte a Torino nel ‘700 e che differenze c’erano rispetto alle altre corti europee?

La vita alla corte di Torino a metà Settecento era regolata da un’etichetta molto rigida, assai più di quella delle corti dei Borboni di Francia o degli Asburgo a Vienna: e Angelica lo evidenzia con chiarezza in molteplici occasioni; ma é anche vero che allora a Torino tanto la corte quanto il popolo amavano il divertimento e l’allegria, le feste (a palazzo, ma anche nelle vie e nelle piazze), i balli, le fiere, gli spettacoli musicali e teatrali…

Qual è il tuo rapporto con Torino?

Ci sono nata, ci ho trascorso tutta la vita, abito a due passi da piazza Castello: il mio atteggiamento é un po’ simile a quello di Angelica: considero Torino con gli occhi (é bellissima, con un’eleganza “di nicchia”, sicuramente unica nel panorama urbano europeo), la valuto con la ragione (qualche piccola pecca c’é… e allora, invece di lamentarsi, si deve lavorare per eliminarla), la “sento” con il cuore (non potrei vivere altrove!). Dimenticavo: la assaporo anche nelle sue goloserie, dai grissini al cioccolato, dagli agnolotti alla bagna caoda ecc, ecc, ecc…

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