Economia
Il Pavesi di Novara sull’autostrada Torino Milano passa a Cremonini
Passa di mano il più storico grill autostradale d’Italia, il mitico Pavesi di Novara sull’autostrada Torino-Milano, nato nel primo dopoguerra, un vero simbolo del boom economico. Il gruppo Cremonini di Modena, attraverso la controllata Chef Express che si occupa di ristorazione in mobilità, ha vinto la gara per prenderne la gestione da molti anni era affidata ad Autogrill Spa.
Chef Express gestisce 44 aree di ristoro. Nel 2015 ha realizzato ricavi totali consolidati per 511,3 milioni di euro, di cui l’82% derivante dalle attività in concessione. Chef Express è anche leader in Italia nel mercato dei buffet di stazione, con 144 punti vendita in 48 scali ferroviari, ed è presente anche nel settore della ristorazione aeroportuale, con 68 punti vendita in 9 aeroporti italiani.
La struttura di Novara era nata nel 1950 per iniziativa di Mario Pavesi, l’industriale inventore dei Pavesini, per essere uno spaccio di biscotti sull’autostrada, all’altezza del casello di Novara. Nel 1962, l’aumento del traffico, portò alla costruzione, su progetto dell’architetto Binachtetti, del grande autogrill a ponte diventato un’icona dei tempi. L’autogrill andò in fiamme nel 1984, quando un grave incendio lo distrusse quasi completamente, ma venne poi ricostruito in breve tempo.
La storia degli autogrill dal sito di Autogrill Spa
Il primo Autogrill nasce nell’immediato dopoguerra: a inventarlo è un giovane industriale di Novara, figlio di un panetterie. La sua è una grandissima intuizione: a quei tempi oltre la metà degli italiani vive ancora in aree rurali e di automobili se ne conta forse una ogni cento abitanti. E’ a quei tempi che Mario Pavesi, il creatore dei pavesini, apre un piccolo spaccio di biscotti sulla Milano – Torino, all’altezza del casello di Novara. L’antesignano dei moderni Autogrill è un locale bar con e tavoli e poltroncine e pergolato all’esterno. Una vetrina per i biscotti prodotti nella vicina fabbrica di famiglia. Ma, nel giro di pochi anni, quell’invenzione si trasforma in business milionario, grazie anche alla crescita economica del Paese.
Infatti, già negli anni ’50 la guerra sembra ormai cosa lontana. Le fabbriche producono a pieno ritmo, le merci iniziano a girare; il boom è dietro l’angolo e tutti si preparano alla corsa. In giro, sempre più auto e camion, a cui l’autostrada fa spazio inaugurando la corsia di sorpasso. Sullo sfondo dei cambiamenti in atto, l’Autogrill Bar Pavesi sulla Milano Torino si trasforma, includendo un’area ristorante e diventando la prima vera area di ristoro per gli automobilisti in Italia. La metamorfosi è completa: l’Italia ha il suo primo vero e proprio Autogrill, quello che servirà da modello per realizzare tutti gli altri.
Tra la fine degli anni ’50 e gli anni ’60 in Italia arriva il boom. L’utilitaria diviene simbolo di un Paese in movimento, alla scoperta di nuovi consumi e di nuovi stili di vita: sono gli anni della motorizzazione di massa, delle Fiat 500 e 600. Nel pieno della grande trasformazione del Paese, le aree di servizio autostradale si moltiplicano.
I Motta-grill e gli autobar Alemagna affiancano gli Autogrill Pavesi, inaugurando una competizione industriale che seppe scrivere una delle pagine più belle del’architettura autostradale, dando vita all’epoca degli Autogrill a ponte: ardite opere di design simbolo di un’Italia ottimista, nate nel culto del futuro e dell’automobile. Tra il 1959 e il 1971 ne vennero costruiti oltre una dozzina .
Il primo, nel ‘1959, firmato da Angelo Bianchetti, fa mostra di sè a Fiorenzuola d’Arda, tra Parma e Piacenza: tutto in acciaio, con due scali ai lati e una galleria vetrata riservata al ristorante, fu il anche il primo d’Europa. La risposta da parte di Motta non si fa attendere: nel ‘1961, viene inaugurato il Motta-grill di Cantagallo, un colosso che avrebbe dominato il tratto dell’Autostrada del Sole tra Bologna e Firenze. Da allora, per gli automobilisti del Belpaese cambia tutto: l’autostrada viene vissuta non più solo come collegamento, ma anche come meta.
Negli Autogrill a ponte si va a pranzo la domenica per guardare scorrere le auto sotto i finestroni, senza dimenticare una sosta ai bazaar, dove trovano posto i prodotti reclamizzati dai primi programmi televisivi. Siamo agli albori della società dei consumi, e gli Autogrill anticipano ciò che di lì a poco sarebbe diventata un’esperienza diffusa per i consumatori italiani: la possibilità di scegliere tra tanti prodotti e gusti diversi, con un occhio alle tradizioni locali e l’altro agli stili di vita oltreoceano.
Con la motorizzazione di massa diventata realtà, nel 1970 lungo l’intera rete autostradale, che ormai supera i 3.900 km di estensione, in Italia si contano oltre 200 stazioni di servizio. Il settore della ristorazione per viaggiatori sembra poter godere di una crescita illimitata, fino a quando, complice la crisi petrolifera, Motta, Pavesi ed Alemagna, le 3 aziende che fino a quel momento avevano segnato la storia della ristorazione autostradale in Italia, entrano in crisi.
E’ allora che entra in gioco lo Stato. Nel 1977, l’IRI, che aveva progressivamente rilevato Pavesi, Motta e Alemagna, fonde le attività di ristorazione delle 3 società in una nuova entità, Autogrill S.p.A. Ma gli anni ’80 sono dietro l’angolo: arriva il secondo miracolo economico, il PIL riparte, si diffonde la televisione commerciale e il consumo diventa veramente di massa. Sui 5.600 Km di autostrade si riversano ogni giorno 3 milioni di persone, e, in questo scenario, si innesta la “rinascita” di Autogrill, grazie a una strategia capace di farsi specchio, ancora una volta, del più generale cambiamento sociale: diversificazione dell’offerta e strategia multibrand diventano perni di un’azione che asseconda efficacemente la segmentazione e la diversificazione dei gusti dei consumatori. Sono gli anni di Ciao e di Spizzico, le 2 insegne che avviano lo sviluppo del Gruppo anche nei centri urbani.
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