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Rifugiati in rete, la carta dei servizi per l’accoglienza dei migranti della Granda

Redazione Quotidiano Piemontese

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Mercoledì 27 luglio Rifugiati in Rete – la rete di imprese che riunisce le cooperative Fiordaliso e Momo di Cuneo, Insieme a Voi di Busca, Armonia di Revello e le tre del Consorzio Cis, Cascina Martello di Mondovi, Alice e Orso di Alba – ha presentato a Cuneo la nuova “Carta dei servizi di accoglienza integrata di richiedenti asilo, titolari di protezione internazionale e umanitaria”. Ad ospitare l’evento la Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo in prima linea sul tema con il progetto «Migranti» il cui prossimo tavolo di lavoro è già stato annunciato per il 28 settembre dalle 9,30 alle 13.

Nicola Mellano, referente di Rifugiati in Rete e presidente Fiordaliso

La nostra rete è nata a settembre 2015. Da allora ci siamo confrontati per dotarci di una cornice certa entro cui lavorare: è nata così la nostra Carta dei servizi. Contemporaneamente, a livello nazionale, Ministero, Anci e Aci, l’Associazione Cooperative Italiane, hanno siglato la «Carta della buona accoglienza»: percorsi paralleli che hanno prodotto due documenti allineati». E’ l’accoglienza dei piccoli numeri, non più di 10-15 persone, che garantisce una migliore interazione e integrazione con i territori e che permette il giusto controllo perché «la migliore prevenzione è l’inclusione, il non lasciare soggetti abbandonati»: controllo però che deve essere anche quello sulla qualità dei servizi erogati dalle cooperative, all’insegna della trasparenza e dell’affidabilità. Tutto in una realtà come quelle cuneese che oggi ha più volte dimostrato di essere un’eccellenza in questo settore e che negli ultimi anni ha dovuto fare i conti con numeri in crescita, ospitando circa 1400 tra rifugiati e richiedenti asilo.

Simona Sordo, che con Lucrezia Riccardi ha coordinato un nutrito gruppo di operatori delle sette cooperative per la sua stesura

Punto di partenza su cui si basa la Carta dei servizi è il riconoscimento dell’altro come persona, per ridargli la sua dignità. Migranti, rifugiati, li chiamiamo in tanti modi, senza mai riuscire a considerarli soggetti in grado di intendere e di volere, in grado sin dall’inizio di avere un ruolo attivo. E’ necessario superare questa asimmetria nel nostro lavoro, pur consapevoli della vulnerabilità che deve essere intesa come transitoria. Il punto di arrivo, invece, dovrà essere l’accesso ai servizi e ai diritti: lì si gioca un grosso pezzo dell’inclusione sociale». Nella Carta si parla di prima accoglienza nelle 72 ore iniziali e dei primi colloqui, sempre al fianco degli enti locali «perché si sta parlando di potenziali futuri cittadini», e del percorso che, passo a passo, dovrà accompagnarli verso l’autonomia che solo un reddito e una casa possono garantire. Vengono trattati gli aspetti più quotidiani dal cibo, alla formazione linguistica, alla mobilità, all’accompagnamento legale e sanitario.

La logica è quella dello scambio, non dell’assistenza, pur con tutta l’attenzione verso il momento di fragilità. Entro i primi due mesi è necessario arrivare a mettere nero su bianco un progetto individuale, dando delle priorità e indicando azioni concrete da mettere in atto, partendo dalla volontà e dalla competenze delle persone che si hanno di fronte.

Dopo i primi sei mesi verrà redatto infine il percorso di uscita: la rete a quel punto si allarga al territorio per trovare, per chi vorrà rimanere, una soluzione abitativa e una possibilità professionale.

Ecco la carta

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