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Cuneo

Il caso di un ragazzo di 20 anni dimostra che un emisfero del cervello può copiare i dati presenti nell’altro

Redazione Quotidiano Piemontese

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E’ tornato a parlare entrambe le lingue che conosceva pur avendo un solo emisfero del cervello funzionante. Una situazione che fino ad oggi la scienza riteneva impossibile. Il caso dimostra invece che l’emisfero di destra del cervello del giovane protagonista è stato in grado di copiare i dati presenti nell’emisfero di sinistra, non più funzionante.

Riportiamo integralmente il comunicato stampa della Città della Salute, che spiega nei dettagli quanto accaduto

La storia di A. è a dir poco eccezionale e senza precedenti dal punto di vista scientifico, come dimostra la recente pubblicazione sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale “Brain & Language”. Ognuno di noi ha due emisferi del cervello collegati tra loro: l’emisfero di sinistra, detto dominante per i destrimani, le cui aree corticali sono deputate alla funzione del linguaggio ed a tutte le funzioni intellettive superiori, e l’emisfero di destra, tipicamente deputato a funzioni spaziali, musicali ed emotive.

Quando abbiamo un danno cerebrale nell’emisfero di sinistra il linguaggio subisce un importante deficit chiamato AFASIA, che porta ad una menomazione della parola, sia essa su base motoria (il paziente non riesce più ad articolare le parole) che sensoriale ed uditiva (cattiva comprensione e produzione di un’insalata di parole incomprensibili ed indecifrabili). I danni per fortuna possono subire un’evoluzione positiva, un recupero concesso da un ripristino cerebrale grazie alla neuro plasticità del cervello. Recupero che tendenzialmente avviene nei primi mesi dopo insulto cerebrale.

Il caso è di un ragazzo di origine rumena, che a sette anni ha imparato la lingua italiana frequentando tutte le scuole dell’obbligo nella provincia di Cuneo. Poco più che ventenne subisce un gravissimo trauma cranico encefalico con un lungo periodo di coma. Gli accertamenti al cervello rivelano un danno così raro che disintegra totalmente il suo emisfero di sinistra. Dal punto di vista visivo la sua risonanza magnetica è impressionante: tutto nero nella parte di sinistra e tutto bianco, con le sue circonvallazioni, e perfettamente integro a destra. Il radiologo asserisce che mai aveva visto una cosa simile nella sua lunga carriera. Inutile a dirsi il povero A. aveva perso totalmente la parola, non parlava più né il rumeno nè l’italiano (in letteratura si trova che la seconda lingua appresa può essere elaborata nell’emisfero di destra). Ma A. aveva un danno così importante che non riusciva ad articolare nessun suono se non “auaw, oioi, eco, no…”. Pochi suoni per esprimere bisogni, emozioni, richieste, risposte.

Viene dimesso dall’ospedale e prosegue le sue cure con un programma giornaliero intensivo (presso il centro Puzzle di Torino, diretto dalla professoressa Marina Zettin). Lunghe estenuanti ore di fisioterapia, logopedia, neuropsicologia cognitiva, piscina, allenamenti del cervello mantenuti da una volontà di ferro. Dopo due anni A. sorprende tutti. Inizia a parlare con singole parole, ma la cosa che sorprende tutti in modo parallelo sia in rumeno che in italiano. Stessa quantità, quasi gli stessi vocaboli. E dopo tre anni il suo linguaggio si arricchisce ancora e poi ancora, fino ad aver ritrovato dopo cinque anni le due lingue. Miracolo? No, sicuramente la sua tenacia e quella della sua famiglia, che hanno lavorato per potersi pagare ambulanza e trasporti. Il centro Puzzle lo ha curato gratuitamente. Ma A. faceva conoscere al mondo scientifico un aspetto ancora sconosciuto. Il suo cervello di destra aveva completamente copiato le due nuove lingue. La risonanza funzionale dimostrava che si attivavano delle aree anomale e solo in quell’emisfero. Ovviamente il sinistro era completamente fuori uso, non captava nulla. Quindi il paziente ha recuperato in parallelo nelle due lingue, nonostante la maggior parte degli interventi riabilitativi e delle interazioni comunicative si svolgessero esclusivamente in italiano.

Sembra quindi che il ruolo svolto da questo emisfero nel recupero del linguaggio sia molto meno marginale di come si è pensato finora. Il caso di A. dimostra che l’emisfero destro può, in seguito a cerebrolesione, assumere un ruolo chiave nel vicariare le funzioni linguistiche normalmente processate dalle aree di sinistra.

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