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Cultura

I balconi del Levante, intervista con Riccardo Marchina

Gabriele Farina

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E’ da poco uscito per i tipi di Neos Edizioni il giallo ambientato a Torino I balconi del Levante, di Riccardo Marchina. Si tratta di una vicenda appassionante ambientata nelle zone dell’ultima immigrazione di Torino. Da Porta Palazzo a Torino Nord il protagonista, che è un giornalista di un piccolo giornale locale, di trova ad indagare sulla morte di una famosa scrittrice greca che vive in città.

Nella sua indagine si imbatterà nel mondo e nelle tradizioni degli immigrati albanesi e approfondirà una cultura che già conosce ma che gli riserverà grosse sorprese.

Trovate qui la recensione del libro.

L’autore, Riccardo Marchina ha risposto ad alcune nostre domande.

I balconi del Levante ci porta nella Torino più attuale, quella fatta da tradizioni e culture che arrivano da angoli diversi del mondo. Come mai la scelta di questa ambientazione?

Perché è la Torino che ho vissuto tra la fine dell’adolescenza e l’inizio della stagione matura. Appena laureato, anziché partire militare, ho fatto il servizio civile in Caritas. Mi hanno destinato all’accoglienza stranieri a San Bernardino, quartiere San Paolo. Ho viaggiato tanto senza mai lasciare Torino, un po’ come Tonio, l’amico del bar nel romanzo.

Biagio Mancuso è un protagonista da giallo abbastanza classico. Giornalista, vita incasinata sia lavorativamente che sentimentalmente parlando. Come è nato il personaggio?

Un secondo alter ego, se vogliamo ancora più vicino a me. Scrivo per giornali locali dal 1992… Più che una professione è una droga, ne sono dipendente. A differenza di Biagio, per fortuna, ho anche un altro lavoro… Mi occupo di risorse umane…Ma ho tre figli, quindi a livello di incasinamento sono come lui.

Qual è il tuo rapporto con Torino e con i suoi abitanti. Quelli della prima e quelli della seconda immigrazione?

Sono nato a Torino da padre piemontese e mamma veneta. Amo la mia città, ma solidarizzo con chi viene da fuori… da ovunque… Avrò preso il lato “rustego” di mamma. Ha presente i “Rusteghi” di Carlo Goldoni? A scuola, la maggior parte dei miei compagni veniva dal meridione… Con loro ci si divertiva sempre di più. Dagli stranieri, nella maturità, ho imparato l’arte dell’arrangiarsi e di non vederla mai persa…

La domanda più ovvia: ci sarà una nuova avventura per Biagio Mancuso?

Ho scritto un altro giallo, nel 2011, ambientato nelle agenzie per il lavoro, ma con personaggi diversi… Torino si presta al giallo… Non ne vedo un altro seriale…Lo fanno già tutti… Biagio ha già detto la sua… La sua incompiutezza giornalistica non può che rimanere la stessa.. Scriverei un doppione. Se dovrà esserci un altro detective improvvisato sarà un altro genere di sfigato, sarà sempre come me, ma magari nello sport, o in un ambiente impiegatizio.

Chiudo sempre con una domanda che ci porta nel mondo del cinema. In una ipotetica trasposizione cinematografica del romanzo, quali attori vorresti vedere nei ruoli dei tuoi personaggi? (E’ un gioco, lascia andare la fantasia)

Una figata di domanda… Biagio è Valerio Mastrandrea… Impacciato, temerario, e anche un po’ fortunato. Il commissario Mezzasalma è un Proietti o Giancarlo Giannini… Se ne stanno dietro alle quinte, si fanno maltrattare, ma alla fine risolvono i casi e fanno capire che non erano lì per caso. Dora non può che essere Jennifer Aniston, ma solo perché è un’attrice che mi piace… Suta, la mamma di Dora, Sabrina Impacciatore, per il naso balcanico… fosse solo più anziana. Elena Petrova, la barbona, è Milena Vukotic… ormai agee, ma con un passato affascinante. Tonio, l’amico del bar con la battuta sempre pronta, è un po’ Argentero, un po’ Muccino, veda lei… Io voto Argentero. Perché? Piace a mia moglie e devo compensare la Aniston… Marghe in naftalina è una mia zia anziana… e tale rimane… Non esiste attrice, seppur brava, che possa fare la sua parte. Ma questa è ancora un’altra storia.

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