Seguici su

Economia

La piccola Mepit conquista l’America: accordo da 7 milioni per l’azienda meccanica di Settimo. Una storia esemplare

Franco Borgogno

Pubblicato

il

31 dipendenti contro 33.401. 3,5 milioni di euro di fatturato contro 14,2 miliardi di dollari. Un’azienda familiare di Settimo Torinese e un colosso americano. Mepit srl e Pratt&Whitney hanno firmato l’accordo per una commessa decennale che vale 7 milioni di dollari, una storia di successo che è esemplare per comprendere quali siano le sfide competitive che l’industria del nostro territorio riesce ancora a vincere. La Mepit di Settimo Torinese fornirà e monterà parti di motore F135 del caccia di V generazione F35. Il primo contatto tra le due aziende, apparentemente così lontane, risale al 2011, durante l’Aerospace and defense meeting di Torino (e così, nella storia esemplare, abbiamo anche un esempio fresco fresco per comprendere concretamente a cosa servano queste fiere/convention). “Torino Piemonte Aerospace ci ha dato la possibilità di entrare in contatto con un gigante che da soli non saremmo mai riusciti a raggiungere” racconta Luca Pigato, amministratore delegato dell’azienda e figlio del fondatore Giuseppe, orgoglioso e commosso padrone di casa. Da allora sono seguiti cinque anni di visite, incontri tecnici, audit, verifiche della qualità anche dei fornitori ecc… Le risposte di Mepit sono state convincenti e puntuali. Così “grazie alla fiducia che ci hanno dato, in risposta ai nostri sforzi, oggi siamo giunti a un grande giorno che ci proietta nel futuro” chiosa Luca Pigato.

Ma cosa ha convinto un colosso della produzione e manutenzione di motori per aerei americano ad affidarsi a una piccolissima azienda piemontese? Lo spiega Cliff Stone, direttore dello sviluppo affari internazionali della Pratt&Whitney: “La capacità di produrre pezzi molto complicati, con grandissima qualità e a costi competitivi. Le piccole imprese italiane hanno dato e ci stanno dando prova di grandi capacità e affidabilità. Con Mepit, poi, malgrado le apparenti differenze numeriche, ci siamo trovati perfettamente in linea sui valori chiave, quelli sono la differenza: a partire dalla grande professionalità per finire con l’ambiente in azienda, che è quello di una grande famiglia: ci si sente a casa”.

Lo stabilimento è un gioiellino che ha conquistato il colosso americano ma che colpisce anche l’osservatore inesperto per tecnologia (anche questa è arma vincente: pur piccola, la Mepit ha sempre creduto e investito nello sviluppo, il 10% del fatturato ogni anno) e ‘qualità dell’ambiente’.

Tutto questo oggi è possibile perché, nel 1969, un operaio appena 30enne – già esperto, perché al lavoro da quando aveva 14 anni – decise di mettersi in proprio e fondò la Mepit (Meccanica Pigato Torino): prima occupandosi di meccanica in generale; poi, dagli anni ’80, specializzandosi sempre più nell’aerospaziale, una delle eccellenze industriali del territorio. Era Giuseppe Pigato che ieri, passeggiando con i nipoti nello stabilimento di Settimo, ha visto coronarsi, con la sigla dell’accordo da 7 milioni di dollari in 10 anni, tanti sogni e tante speranze.

Iscrivi al canale Quotidiano Piemontese su WhatsApp, segui la nostra pagina Facebook e continua a leggere Quotidiano Piemontese