Cuneo
Abbandono scolastico, migliora sensibilmente la situazione nel cuneese
Migliora sensibilmente la situazione relativa all’abbandono scolastico nel cuneese. Lo rendono noto i carabinieri del Reperto Operativo del Comando Provinciale di Cuneo, che hanno reso noti i dati dell’attività volta a monitorare il fenomeno dell’evasione e/o dispersione scolastica nell’anno scolastico in corso. Le operazioni sono state compiute in stretta collaborazione con l’Agenzia Provinciale Scolastica di Cuneo (ex Provveditorato agli Studi) ed i dirigenti di ogni scuola dell’obbligo, sia pubbliche che paritarie, presenti nella provincia Granda, complessivamente 98 istituti partendo dalle primarie, secondarie di primo grado e secondarie di secondo grado.
Quest’anno i carabinieri hanno denunciato all’Autorità Giudiziaria 30 genitori (lo scorso anno scolastico erano stati 144) per il reato di cui all’art. 731 del Codice Penale e successive modifiche (omissione da parte dei genitori di impartire l’istruzione scolastica obbligatoria ai propri figli). Tale obbligo permane per legge dall’età di 6 a quella di 16 anni, compreso quindi il biennio delle superiori.
Complessivamente i minori in età scolare che hanno abbandonato prematuramente la scuola durante l’anno scolastico ancora in corso sono stati 19, a differenza dell’anno scolastico 2014/2015 quando erano stati accertati ben 86 casi di dispersione.
Di questi 19 ragazzi, tutti di età compresa tra i 10 ed i 16 anni, 5 sono italiani mentre i restanti 14 sono tutti stranieri (5 marocchini, 2 cinesi, 2 albanesi, 3 romeni e 2 ivoriani). Le aree di residenza in cui è stata rilevata dai carabinieri una maggiore incidenza del fenomeno rispetto ad altre della provincia sono il monregalese, il saluzzese per gli stranieri e poi a seguire braidese ed albese per gli italiani, in particolare ad Alba vivono 3 minori di etnia sinti nel locale campo nomadi che non andavano a scuola.
L’attività dei carabinieri non si è esaurita però con la semplice denuncia dei genitori per un reato che peraltro prevede il pagamento della sola ammenda ma prosegue, famiglia per famiglia, con l’obiettivo di verificare se il non avere inviato i figli a scuola sia la spia di un malessere sociale ben più profondo che coinvolga anche i minori in età scolare.
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