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Città della Salute, ecco i motivi all’origine del deficit
Un disavanzo di quasi 180 milioni di euro che ha catapultato l’azienda ospedaliera Città della Salute e della Scienza di Torino in vetta alla classifica nazionale degli ospedali più indebitati.Sprechi, doppi incarichi, una gestione ventennale troppo lasciva e assunzioni poco trasparenti. Tradotto: in Italia il Complesso Città della Salute è l’ospedale più indebitato. Un triste primato che nasconde un ventennio di mala gestione: secondo i calcoli della direzione dell’assessorato alla Sanità infatti il complesso sconta in termini assoluti lo squilibrio maggiore in Italia tra costi e ricavi.
Ma da dove arriva il buco finanziario della Città della Salute? In primis i costi di gestione e di personale triplicati. Per capirlo è utile ripercorrere alcune tappe fondamentali del complesso. A una fusione dei tre ospedali che costituiscono il complesso (Molinette, Sant’Anna Regina Margherita e Cto) infatti non è seguita una fusione delle attività di gestione e del personale: la Città della Salute è un unico complesso che prevede però tre sistemi informatici per ogni singolo ospedale; tre uffici del personale; tre direzioni; tre uffici degli acuisti; tre laboratori d’analisi; e ovviamente tre bilanci.
A tutto ciò si deve aggiungere il rinvio del trasferimento del Maria Adelaide, tutt’ora in corso: il trasferimento era previsto per il 2013. Siamo nel 2016.
Tutto ciò, ovviamente, porta a un incremento dei costi. E delle spese. Facciamo due conti. Dati alla mano il bilancio annuale dell’azienda è di 1 miliardo di euro; a questi si aggiungono 535 milioni per il costo degli 11mila dipendenti del complesso (tra Milinette, Cto e Sant’Anna); 350 milioni per il costo delle forniture e 30 milioni per la spesa di manutenzione.
Questo il quadro. Adesso però arriva la spending review: la legge di stabilità infatti impone alle aziende sanitarie italiane (compresa quella di Torino, ovviamente) la riduzione degli squilibri tra costi e ricavi. Entro tre anni, quindi, obiettuvo del complesso sarà quello di raggiungere il pareggio di bilancio. O comunque iniziare e cercare di far rientrare una parte significativa del disavanzo.
Ecco alcune mosse previste per il piano risanamento del complesso: portare a termine il trasferimento dell’Ospedale Maria Adelaide all’interno della Città della Salute: valore: 10 milioni di euro risparmiati per spese di manutenzione e ristrutturazione. Riduzione dei magazzini: si passa da 15 a 7: un milione risparmiato. E ancora: recupero dei crediti verso Asl e strutture private che la Città della Salute ha anticipato e ancora non ha recuperato. Valore: qualche decina di milioni. In più: dimissione di edifici, terreni e colonie: 7-8 milioni.
Il piano c’è: adesso è il momento di portarlo a compimento.
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