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Cronaca

Assalti a mano armata con sequestri di persona, tre arresti a Torino

Redazione Quotidiano Piemontese

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Li hanno smascherati grazie alle immagini delle telecamere di video sorveglianza. I carabinieri di Torino, in collaborazione con i carabinieri di Catania, hanno arrestato tre rapinatori colpevoli di sei rapine a istituti di credito tra Torino e provincia. I ruoli all’interno del gruppo erano ben definiti: N. C. 50 anni, di Catania e attualmente detenuto a Caltanissetta e M. R. 30 anni, di Catania, detto “il piccolino” erano i trasfertisti da Catania. In particolare il primo rappresentava il “perno” del gruppo operativo, almeno fino al suo arresto, avvenuto il 30 gennaio 2015 durante una rapina a un ufficio postale di Catania;  C. C. 47 anni, di Grugliasco, invece  ricopriva il ruolo di “basista” su Torino, con il compito di scegliere la banca da assaltare,  prelevare e accompagnare i soci da/per l’aeroporto di Caselle e di sistemarli in alloggi sicuri.

Ecco i colpi messi a segno dalla banda:

28/02/2014 la Banca Popolare di Novara sede di Torino (bottino circa 7.400 euro);

4/8/2014 la Banca Popolare di Novara sede di Carmagnola (bottino 115.000 euro);

31/10/2014 la Banca D’Alba sede di Torino (bottino circa 31.000 euro);

1/12/2014 la Banca Regionale Europea sede di Collegno (bottino circa 34.000 euro);

16/01/2015 la Banca CARIGE sede di Torino (tentata in quanto il responsabile comunicava ai rapinatori che il sistema di videosorveglianza era direttamente collegato con gli uffici della Questura, costringendoli alla fuga);

20/01/2015 la Banca Sella sede di Torino (bottino circa 6.500 euro).

La tecnica.  Uno dei rapinatori, a volto scoperto, entrava per primo in banca con una cartellina in mano, fingendosi un cliente in cerca di un finanziamento o un carabiniere impegnato in un’indagine. Una volta dentro minacciava gli impiegati con un taglierino per aprire la bussola ai complici. A quel punto entravano i suoi soci, di cui uno sempre al telefono con un complice all’esterno della banca, per eseguire il colpo. Radunavano e sequestravano i clienti e gli  impiegati in un unico locale (ufficio o bagno), e mentre uno di loro minacciavano con una pistola i presenti gli altri svuotavano le casse.

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