Cultura
Giallo Polenta, intervista a Renzo Capelletto e Bruno Gambarotta
E’ da poco uscito per i tipi di Neos Edizioni il romanzo Giallo Polenta – misteri sulla neve. Si tratta di un thriller ambientato sulle nevi della Torino pre-olimpica. Un omicidio sulle piste di San Sicario ad un anno dalle Olimpiadi Invernali del 2006. Da qui parte un intreccio che si sviluppera sui toni del legal thriller rivelando una serie di dietro le quinte davvero sorprendenti.
Trovate qui la recensione del libro.
Abbiamo intervistato gli autori Renzo Capelletto e Bruno Gambarotta. Le risposte che trovate qui di seguito sono di Capelletto, cui si aggiunge una nota di Gambarotta all’ultima domanda
Giallo Polenta è un legal thriller con tutte le caratteristiche richieste da un romanzo di genere. Da cosa è nata l’idea?
L’idea iniziale è stata quella di descrivere le reazioni di persone appartenenti alla agiata borghesia torinese, che si ritrovano d’inverno tutti i week ends in montagna a San Sicario per sciare, di fronte ad un evento imprevedibile: l’omicidio di un appartenente al gruppo.
Vizi e virtù sono nodi che nell’occasione vengono al pettine, così come i caratteri e le storie segrete di ciascuno di essi, sullo sfondo del magico scenario delle Olimpiadi invernali del 2006, ma anche della amatissima Torino, città nella quale si svolge una parte essenziale della storia tra Procura della Repubblica,Tribunale, carcere e l’intervento di personaggi come il cantautore Maolucci e la trasmissione televisiva “Gomito a Gomito” che si riveleranno di serio intralcio all’accertamento della Verità.
Sullo sfondo di tutto i temi della Giustizia e della informazione televisiva.
San Sicario – Torino. Inverno 2005 e poi l’anno che ci ha portati alle Olimpiadi Invernali. Perchè la scelta di ambientare la storia in quei luoghi e in quei giorni facendo un salto indietro di 10 anni?
A questo proposito bisogna rammentare che il “Giallo polenta” della NEOS è una riedizione di quello già pubblicato nel dicembre 2007. Il motivo delle riedizione consiste nel fatto che il libro, pur avendo riportato un significativo successo di vendite, è presto scomparso dagli scaffali delle librerie in conseguenza della cessazione della attività della casa editrice L’Ambaradan, che ne aveva curato la prima pubblicazione.
Il libro risulta essere, ancora oggi, frequentemente richiesto dai lettori e ciò ha convinto la Dott.ssa Silvia Ramasso, titolare della Casa Editrice NEOS, a curane una nuova edizione.
Quali sono i suoi ricordi positivi e negativi legati a Torino 2006?
La scelta iniziale dello scenario olimpico era stata dovuta al magico e surreale clima di euforia generale cusato dall’evento olimpico sia sulle piste da sci che in Torino, che abbiamo (Bruno ed il sottoscritto) ritenuto lo scenario naturale della storia che abbiamo narrato.
I ricordi di Torino 2006 sono tutti positivi e non lasciano spazio ad alcun ricordo negativo: in quei giorni ho scoperto un motivo in più per esssere orgoglioso di essere torinese.
Una parte importante del romanzo è legata al programma televisivo “Gomito a gomito” condotto dal giornalista Moscon. I riferimenti sono talmente evidenti e le accuse così dure che è impossibile far finta di niente. Che danni può fare nella vita delle persone coinvolte un programma del genere sulla televisione pubblica italiana?
Il tema principale è quello della corretta informazione, ma non solo. Trasmissioni come “Gomito a Gomito” nella finzione di Giallo polenta, ma tante, tantissime nella nostra realtà televisiva quotidiana, tendono a cogliere tutte le occasioni nascenti da fatti di cronaca,specialmente omicidi, connotati soprattutto da morbosità di varia natura, per sostituirsi non solo agli organi inquirenti, ma anche e soprattutto all’organo di stato deputo al giudizio: la Magistratura.
Come a dire: i processi si fanno in TV e non in Tribunale.
Le conseguenze, tutte negative, sono di varia natura. Proviamo ad elencarne qualcuna.
1) La giustizia televisiva è assai più rapida di quella dei Tribunali: spesso sin dalla prima trasmissione i telespettatori conoscono già il nome dell’assassino.
2) Le fonti di informazione dei giornalisti televisivi, semprechè non siano semplici congetture degli stessi, sono quasi sempre illecite, nel senso che sono fughe di notizie che dovrebbero restare segrete ai fini del successo delle indagini. La loro rivelazione può modificare anche in modo grave l’attività di indagine, ad esempio costringendo il Magistrato ad emettere ordinanze di custodia cautelare a carico di persone, che, sapendosi indiziate, potrebbero inquinare le prove o, peggio, darsi alla fuga.
3) Le persone indicate da queste trasmissioni come probabili colpevoli, anche se a loro carico non venisse pronunciata alcuna sentenza di condanna, potrebbero essere screditate in maniera irreparabile dal sospetto generato nei loro confronti.
4) I telespettatori in genere si dividono, come allo stadio succede fra le tifoserie delle due squadre avversarie, fra colpevolisti ed innocentisti, in modo del tutto irrazionale, ma con la convinzione di possedere gli strumenti per giudicare.
5) Tutte le garanzie processuali, conquistate con dure battaglie di civiltà nel corso dei secoli, vengono annullate in nome dello Spettacolo.
Giallo Polenta è scritto a quattro mani, impresa sempre ardua. Come vi siete divisi i compiti?
Capelletto: Giallo polenta non è il solo libro scritto dalla coppia Gambarotta/Capelletto. Tutto nasce da un’idea, anche un semplice abbozzo, proposto dall’uno all’altro. Se l’imput piace, se ne discute e si studia insieme uno sviluppo del progetto, lasciando peraltro ampio margine alla creatività in divenire. Chi ha avuto la prima idea si mette davanti alla tastiera del computer e comincia a scrivere tutto quello che in quel momento ha da dire, poi invia il file alle altre due mani. Costui (o costoro?) fa le debite correzioni, tagli, integrazioni, magari in color rosso, così che possano essere letti con facilità ed aggiunge alla storia qualcosa di suo. Dopo dette correzioni, integrazioni e sviluppi, il testo torna alle prime due mani e così via sino alla parola “Fine”.
La cosa è divertente, credetemi, soprattutto se due delle quattro mani si chiamano Bruno Gambarotta, dal quale ho imparato un sacco di cose, soprattutto a non dire “tuttavia” tutte le volte che non sapevo come cominciare una frase…
Gambarotta: Per l’ultima domanda io posso dire che, grazie al lavoro con Renzo, ho seguito un corso accelerato di procedura penale e che sono molto orgoglioso del fatto che, da questo punto di vista, il nostro romanzo, a differenza di molti altri e soprattutto delle serie televisive italiane, è di un rigore estremo riguardo allo sviluppo delle indagini.
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