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Intesa Sanpaolo cambia lo Statuto, ecco come cambia la banca

Redazione ef

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È passato all’unanimità sia nel consiglio di gestione, sia in quello di sorveglianza il nuovo statuto di Intesa Sanpaolo, la superbanca nata mnel 2007 dalla fusione del torinese Sanpaolo con Intesa.
Si abbandona così dopo otto anni il doppio consiglio, uno di indirizzo e uno operativo, per scegliere il sistema “monistico” molto diffuso nei paesi anglosassoni, con un consiglio unico composto da 19 membri, di cui almeno dieci indipendenti e almeno cinque espressi dagli azionisti di minoranza.
Il testo passa ora a BCE e Banca d’Italia cha hanno 90 giorni per approvare o chiedere modifiche. Ma non sono attesi colpi di scena.
Ad aprile spetterà all’assemblea della banca votare il nuovo consiglio, con due quasi-certezze: la conferma dell’ad Messina e l’uscita di scena del professore Giovanni Bazoli, protagonista di tutte le vicende della banca negli ultimi 30 anni, inclusa la fusione con il nostro Sanpaolo. Uscita di scena fino a un certo punto, perchè a Bazoli è stata assegnata per tre anni la presidenza emerita per accompagnare il cambio di struttura (governance, in termini tecnici) e seguire le attività culturali della banca, di cui lui è sempre stato motore e ispiratore, inclusa la riapertura di Casa Manzoni qualche giorno fa a Milano.
Si aprono intanto i giochi su chi saranno i 19 ad entrare nel consiglio della principale banca italiana e una delle più importanti in Europa.
Come presidente in pole position c’è il torinese Gian-Maria Gros Pietro, oggi presidente del consiglio di sorveglianza su nomina della Compagnia di San Paolo, economista riconosciuto da tutti come persona seria e qualificata.
Proprio questi due dovrebbero essere i criteri per le nomine della Compagnia, i più capaci di esprimere i valori di quella torinesità che ancora oggi pare lasciata alla difesa di un baluardo più che altro fisico, il grattacielo bianco di corso Inghilterra.

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