Economia
La Cessione di Grom: una scelta necessaria per andare avanti
L’acquisizione di Grom da parte di Unilever è di pochi giorni fa. Molto si è detto nel bene e nel male a commento della vicenda e dell’azienda nata a Torino. Non si sa quale sia stato il costo dell’operazione, anche se si legge soprattutto nei commenti dei bene informati agli articoli di un valore pari al doppio del fatturato dell’azienda, quindi intorno ai 40-45 milioni di euro. Altro dato che si sta evidenziando è che i due fondatori erano oramai costretti a vendere dato che l’azienda continuava a produrre perdite e non riusciva a fa decollare il fatturato. Scrive in un’analisi Alessandro Palmisano
I due ragazzi prodigio volevano riuscire a globalizzare il gelato artigianale, mantenendolo di qualità invariata rispetto ai mastri gelatai. O quasi.
Notoriamente sappiamo che esiste un rapporto inversamente proporzionale tra la qualità dei prodotti artigianali e il numero totale di punti vendita aperti dall’artigiano (pizzaiolo, pasticcere o panetterie che sia). E che l’industrializzazione è l’esatto opposto dell’artigianalità.
Nell’ultima settimana la cessione della catena di gelaterie “Made in Italy” Grom a Unilever ha acceso dibattiti di verso opposto. Nei gruppi e siti web dedicati alle startup i toni sono entusiastici, perché è comunque una exit (che fa sempre figo, ammettiamolo) e in tanti si stanno chiedendo quante palate di milioni si sono portati a casa i due founders.
I fan “duri e puri” del Made in Italy invece stanno gridando allo scandalo perché Martinetti e Grom avrebbero ceduto l’ennesimo orgoglio italiano allo straniero. E per di più alla multinazionale del gelato confezionato, a cui fanno capo brand come Algida, Carte d’Or e tutti gli ex gelati una volta sotto il marchio El Dorado. Praticamente è stato come nominare Dracula presidente dell’associazione italiana donatori di sangue.
Ma andiamo ai numeri. Il fatturato di Gromart S.p.A., dal 2011 al 2014 ha veleggiato tra i 23 e i 25 milioni di euro all’anno. Tanto di cappello per un’impresa partita nel 2003 da un singolo punto vendita: sono stati bravissimi.
Il problema sta però nella parte più bassa del conto economico. Praticamente negli ultimi 2 anni Grom ha accumulato perdite per quasi 3,5 milioni euro. Non è andata meglio nell’esercizio 2011/2012, nel quale la perdita è stata di 911.000 Euro.
Totale su tre anni: 4,2 Milioni di euro bruciati.
Guardando oltre all’Adjusted Ebitda anche altri dati di bilancio, ne ho dedotto che raddoppiare il fatturato avrebbe comportato perdite ancora più elevate. E se arrivi a 25 Milioni di ricavi, ma bruci denaro a palate e non cresci più c’è qualcosa di sbagliato alla base del tuo business plan. Questa è la tipica situazione che io definisco “FC”: o Finisce che Chiudi o Finisci Comprato. E tant’è.
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