Economia
Dibattito in Comune a Torino sul Salone del Libro. Fassino: il Salone 2016 si svolgerà con le consuete modalità. Appendino: è mancata una chiara strategia
Su richiesta dei consiglieri del M5S Vittorio Bertola e Chiara Appendino si è svolto un dibattito in Sala Rossa sui conti del Salone del Libro. Il Sindaco Piero Fassino ha difeso a spada tratta l’operato del comune: “Voglio innanzitutto sottolineare come il Salone del Libro di Torino sia il principale evento editoriale del nostro Paese e uno dei principali dell’Europa, tant’è che la Germania lo scorso anno ha deciso di farsi rappresentare dalla Buchmesse di Francoforte, la più importante fiera editoriale europea. E negli anni sono cresciuti costantemente il numero degli editori e quello dei visitatori, cosi come sono aumentate le iniziative collaterali: il Salone Off, che dura ormai tutto l’anno nei quartieri della città; il Bookstock Village, per promuovere attività legate al mondo didattico, educativo e formativo; l’International Book Forum, per facilitare gli scambi tra le case editrici. Ci sono poi i tantissimi forum, le presentazioni di libri e i dibattiti che si svolgono nei cinque giorni del Salone. Torino inoltre ospita altri importanti eventi connessi all’editoria: Portici di Carta, Adotta uno scrittore, gli eventi legati a Torino Capitale dello Sport e al Torino Film Festival, ecc.
Il Salone è un’iniziativa culturale di straordinario valore ed è interesse della Città che possa continuare a vivere con la stessa qualità cultuale e gli stessi successi di adesione di editori e pubblico. L’obiettivo primario è quello di mantenere intatto il valore del Salone del Libro e lavorare perché il Salone possa operare in condizioni di certezza e serenità.
La situazione di oggi va affrontata sotto un duplice aspetto: quello finanziario e quello della governance.
Dal punto di vista finanziario, occorre dare solidità al Salone. Il 2014 si chiude con un disavanzo di circa 600mila euro (300mila a carico della Città di Torino, 300mila a carico dell’altro socio: la Regione Piemonte), in particolare per ricostituire con 300mila euro il fondo di riserva e per ripianare disavanzi di gestione per altri 300mila euro.
Per il 2015 è in corso un’operazione di spending review per contenere un’eventuale perdita di esercizio. La situazione finanziaria è comunque delicata: a fronte di 5 milioni di euro di debiti verso banche e fornitori, la Fondazione vanta crediti per 2 milioni di euro. Il CdA, su mandato degli azionisti, sta mettendo in campo strategie che prevedono l’allargamento della base societaria, cercando nuovi partner, pubblici o privati, per mettere in sicurezza il Salone a partire dall’edizione 2017.
Il Salone 2016 si svolgerà con le consuete modalità, senza alcuna riduzione dell’offerta e della qualità. Sarà un anno di transizione verso le prossime edizioni.
Per quanto riguarda la governance, il nuovo CdA a luglio ha nominato come presidente la dottoressa Milella, organizzatrice per anni del Prix Italia per la Rai, e come direttrice editoriale la dottoressa Cogoli, già direttrice del Festival della Mente di Sarzana.
Nell’avvio dell’attività si sono però appalesate diversità di valutazione che non sono apparse componibili alla dottoressa Cogoli, che ha deciso di rimettere l’incarico e di dimettersi dal CdA. Gli azionisti hanno quindi deciso di operare una scelta di continuità, chiedendo a Ernesto Ferrero di assumere la direzione editoriale del prossimo Salone: lo ringrazio pubblicamente per la disponibilità. Nei prossimi giorni si completerà il CdA, sostituendo Cogoli e Picchioni, e si avvierà la preparazione del Salone 2016.
Contemporaneamente, partiranno due attività: verrà affidata una due diligence a un soggetto terzo per avere una fotografia obiettiva della situazione finanziaria e del bilancio; parallelamente, si avvierà la ricerca dei nuovi partner pubblici e privati”.
Chiara Appendino (5 Stelle): Da sempre ci siamo opposti ai cosiddetti grandi eventi finanziati dalla Città, come il Torino Jazz Festival, l’Expo e via dicendo, ma abbiamo sempre sostenuto il Salone del Libro. Per le ricadute economiche e l’impatto sociale che ha avuto in questi anni: dati attestati dalle statistiche della Camera di Commercio. È una perla e come tale va preservata. E invece è stato bistrattato, ma soprattutto è mancata una chiara strategia, oltre a evidenti assenze di prospettiva. Il cambio dei vertici del Salone è stato tardivo: lo chiedevamo da oltre un ann,o invocando una transizione morbida. Adesso invece siete stati costretti a richiamare l’ex direttore Ferrero, quando invece la presidente Milella doveva essere allontanata.
Per quanto riguarda le risorse occorrerebbe incidere sui costi di affitto, che rappresentano circa il 50 per cento del budget della manifestazione. Anche considerando che Gl Events gestisce al Lingotto Fiere tre appuntamenti di rilievo. Ricorrere ora all’ingresso di nuovi soci privati è tardivo: occorreva ragionarci prima. Adesso è molto più difficile. Ricordo anche che un conoscitore del mondo editoriale come Angelo Pezzana ha rimarcato che “una manifestazione non si lega a una corda, la si mantiene con le capacità, con la concretezza. Per questo è fondamentale che sul Salone si continui a investire”.
Luca Cassiani (PD): La tutela del Salone del Libro è una priorità condivisa da tutte le forze politiche. È una straordinaria risorsa della Città che porta tutti gli anni oltre 350mila persone a Torino. Ed è rilevante il ruolo della Fondazione organizzatrice della kermesse per diffondere la conoscenza del libro, specie dove oggi il libro stesso non è diffuso e conosciuto come dovrebbe. Una promozione che dura 365 giorni e non limitata ai 5 giorni della manifestazione.
Riguardo la governance credo sia giusto e opportuno aprire al mondo dei privati, mentre sulla questione dei conti è necessaria la massima chiarezza. E sui 480mila euro di disavanzo per il 2014, anche la Città ha le sue responsabilità, considerando il ritardo con il quale sono costantemente liquidati i contributi e i conseguenti oneri bancari a carico della Fondazione. Occorrerà certo una spending review, ma non si dovrà modificare il contratto di lavoro dei dipendenti della Fondazione con il ricorso ai contratti di solidarietà e alla cassa integrazione. Tutelare le professionalità esistenti è la priorità. Ringrazio infine Ernesto Ferrero per aver accettato nei giorni scorsi l’incarico di direttore e per lo spirito di servizio che ha dimostrato.
Laura Onofri (PD): Voglio sottolineare l’importanza della Fondazione oltre che del Salone del Libro, perchè sono due realtà. Il Salone non è solo un evento che dura 5 giorni a Torino, ma è un fiore all’occhiello con tutti quei progetti che gli sono funzionali (come Nati per leggere o Adotta uno scrittore o 365/Off). Progetti meno conosciuti, ma importanti perchè portano i libri nelle periferie, nelle carceri, nelle scuole e in tutti quei luoghi dove è importante far crescere la cultura: questo è un interesse che la Città deve salvaguardare. La nomina di Ernesto Ferrero non è un ripiego, ma un’eccellenza e penso che solo lui possa gestire la transizione fino al 2017, conoscendo così a fondo l’organizzazione del Salone.
Per ciò che riguarda l’aspetto finanziario credo che sia positivo procedere a un’analisi dei costi puntuale e precisa, con particolare riguardo all’aspetto dell’affitto del Lingotto Fiere, cercando di capire perchè a fiere e manifestazioni dello stesso livello vengano applicati canoni e affitti diversi. La soluzione di aprire ai privati deve essere, a mio parere, l’estremo ratio, proprio perchè, mi pare, che i progetti che ho citato prima siano più facilmente condivisibili dal pubblico che dal privato.
Maurizio Marrone (F.D’I.): Sono deluso dalle comunicazioni del Sindaco perchè speravo in un’autocritica, che in parte ho sentito solo dal consigliere Cassani. È difficile discutere sul Salone se non si conoscono i conti passati e futuri. Sono però stupito dalla due diligence accennata dal Sindaco, perchè è come se si ammettesse di non fidarsi dell’amministrazione del Salone, immerso in uno schema da prima repubblica: spesa, propaganda e poi la presentazione dei conti. Il ripescaggio di Ferrero è l’ammissione che in questi anni non si è stati capaci di far nascere e creare una nuova classe dirigente per il Salone. La vera dicotomia non è tra pubblico e privato, ma tra passato e futuro. Mi limito a dire che un po’ di autocritica sarebbe utile per il rilancio del Salone, valore aggiunto per la città. Si deve constatare che si deve fare chiarezza sui conti e riflettere sul modello di pesa. Solo se ci sono basi forti il Salone può resistere, altrimenti è destinato a franare.
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